Prospettive incerte in Calabria per colpa della crisi - Nuova Cosenza Quotidiano d'informazione della Calabria

Prospettive incerte in Calabria per colpa della crisi

02 gen 12 L'anno si apre all'insegna di prospettive economiche e occupazionali sempre più incerte in Calabria. E' quanto emerge da un'inchiesta dell'ANSA che ha ascoltato il parere di sindacati, industriali, Camere di commercio. Pesano e sono destinare a gravare sempre di più sulla gracile realtà produttiva calabrese le conseguenze della crisi internazionale ma a questo si aggiungono vertenze vecchie e nuove che rischiano di acuirsi. "Oggi - dice Giuseppe Gatto, presidente di Confindustria Catanzaro - davanti alla crisi epocale che ci ha investito non ci sono grandi programmazioni da fare, piuttosto è vitale guardare al giorno per giorno. In sostanza, non serve un'opera da un miliardo di euro ma tante opere di dimensioni più piccole che abbiano una ricaduta immediata". Per Giuseppe Gaglioti, presidente della Camera di Commercio di Cosenza, quella che si apre in prosecuzione dell'anno appena trascorso "é una fase delicata e, in Calabria, si pagherà purtroppo un grande scotto in termini occupazionali. C'é da dire che dopo le misure adottate dal governo non si intravedono grandi spiragli". Occupazione sempre più sotto pressione. "Il 2011 - afferma Mimma Pacifici segretaria generale della Cgil di Reggio - ci lascia un'eredità di 2.300 lavoratori in cassa integrazione e mobilità, per alcuni dei quali con l'anno nuovo si profilano rischi di mancanza di coperture. I settori più sensibili? Forestazione, municipalizzate ma anche nei piccoli centri non mancano i problemi: ci risulta che molte attività commerciali abbiano chiuso al 31 dicembre scorso". Il segno negativo non risparmierà nemmeno il settore dei consumi. "Malgrado il periodo natalizio - spiega Antonio Gatto, presidente di Despar Italia e componente della giunta esecutiva di Confindustria Calabria - alla fine sia andato meno peggio di quanto si temeva probabilmente per le feste che sono tornate ad essere più casalinghe con aumento di acquisti, complessivamente non si respira un'aria positiva".