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    Processo cosca Pesce, il boss al figlio "Non esporti e investi"

     

     

    Processo cosca Pesce, il boss al figlio "Non esporti e investi"

    28 feb 12 'Non esporti ai reati. Investi il nostro patrimonio, che non sai neanche a quanto ammonta". Così il boss della cosca Pesce, Antonino, detto "testuni", "istruiva" il figlio Francesco dopo essere stato arrestato. A ricostruire i colloqui avvenuti in carcere, é stato oggi un ufficiale dei carabinieri in servizio a Reggio Calabria, deponendo, a Palmi, nel processo ai presunti affiliati alla cosca Pesce di Rosarno. I colloqui si riferiscono ad alcuni anni fa mentre adesso si trova in carcere anche Francesco Pesce, arrestato nell'agosto del 2011 mentre si nascondeva in un bunker realizzato all'interno di un capannone. L'ufficiale, riferendo dei colloqui in carcere di Antonino Pesce con i familiari tra il 2006 ed il 2007 ha ricostruito anche quanto avvenne dopo l'omicidio di Domenico Sabatino, ritenuto uno dei killer della cosca, e del desiderio di vendetta dei Pesce. Secondo quanto riferito dall'ufficiale, in un primo momento la reazione non vi fu perché gli autori del delitto di Sabatino erano stati individuati nella cosca Ascone, legata ai Bellocco, altra "famiglia" storica di Rosarno. La vendettà maturò, invece, dopo l'arresto del boss Giuseppe Bellocco e si concretizzò in un omicidio e tre tentati omicidi nel giro di pochi giorni nell'agosto del 2007. Successivamente tra le cosche tornò la pace dopo un incontro tra i vari boss. Nell'ambito del processo si è saputo oggi che il gip distrettuale di Reggio Calabria ha emesso otto ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti presunti affiliati, sottoposti a fermo il 9 febbraio scorso. Nei confronti di Saverio Marafioti, ritenuto il costruttore dei bunker della cosca Pesce, per il quale il gip di Palmi aveva derubricato il reato da associazione mafiosa a favoreggiamento, il gip di Reggio ha contestato nuovamente l'associazione.

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