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    E' polemica per le arance di Rosarno alla Fanta, il Sindaco "Oltre al danno la beffa"

     

     

    E' polemica per le arance di Rosarno alla Fanta, il Sindaco "Oltre al danno la beffa"

    25 feb 12 Oltre al danno, adesso si rischia la beffa. Rosarno non solo deve affrontare il problema delle migliaia di immigrati che annualmente si presentano per partecipare alla raccolta delle arance e la crisi dei produttori che, sottopagati, spesso preferiscono lasciare marcire il prodotto sul terreno. Adesso c'é anche il rischio che le multinazionali delle bibite in bottiglia taglino i rapporti con le aziende di lavorazione degli agrumi per la cattiva pubblicità che deriva loro dallo sfruttamento degli immigrati. A lanciare l'allarme è il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi. "Il proprietario di un'azienda di trasformazione delle arance - racconta - mi ha telefonato per comunicarmi che la Coca Cola ha disdetto il contratto per tutelare la sua immagine. Se la notizia verrà confermata la nostra economia subirà un danno devastante". Il tutto perché la Coca Cola è finita anche sulle pagine del quotidiano inglese Independent che, riprendendo un'indagine condotta dal periodico The Ecologist, ha parlato delle condizioni di vita da schiavi dei migranti che raccolgono le arance destinate a finire nelle lattine di Fanta, marchio di proprietà della Coca-Cola. Probabilmente il sindaco mai avrebbe pensato di trovarsi in questa situazione. Sino ad oggi, infatti, la sua preoccupazione era dare una sistemazione dignitosa ai migranti, pagati pochi centesimi al chilo di agrumi raccolti e costretti a vivere in veri e propri ghetti, al gelo ed in condizioni igieniche al di sotto del tollerabile. Una situazione che due anni fa deflagrò nella rivolta dei lavoratori extracomunitari e nella reazione degli abitanti di Rosarno, con scontri e decine di feriti. A spiegare qual è la situazione è lo stesso sindaco. "Il vero problema - spiega - è che gli agricoltori non raccolgono il prodotto perché il prezzo è troppo basso. Questa situazione ha quindi provocato un impoverimento di tutto il settore ed è ovvio che a risentirne sono anche i lavoratori". A determinare i prezzi bassi, però, secondo la Coldiretti sono proprio le multinazionali. L'associazione è da oltre un anno che sta conducendo una battaglia su questo tema che portò, nel gennaio del 2011, allo 'sciopero delle aranciate', con l'invito ai consumatori a non acquistare le bevande a base di succo. Ed è proprio questo l'oggetto del contendere. Secondo la Coldiretti, infatti, nelle bibite di succo d'arancia ce n'é troppo poco, appena il 12%. Questo fa sì che un chilo di arance sia pagato dalle industrie di spremitura ai produttori appena 0,08 centesimi, mentre il costo della manodopera per i produttori è stimato in 0,06 centesimi per un chilo. Ecco perché da Rosarno, oltre che all'allarme del sindaco, giunge anche un invito al boicottaggio "di tutte le multinazionali che sfruttano le situazioni di emarginazione". A lanciarlo è il responsabile di Libera nella Piana di Gioia Tauro, don Pino Demasi. "Non mi meraviglio - dice - che una multinazionale come la Coca Cola utilizzi le arance raccolte da lavoratori sfruttati per produrre i suoi prodotti. Queste grandi aziende pensano che tutto sia in perfetta regola ma in realtà dovrebbero sapere quanto accade nei nostri territori e le situazioni in cui lavorano queste persone".

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