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    Le mani delle cosche sugli appalti della 106: 5 arresti, confiscati beni per 20 mln

     

     

    Le mani delle cosche sugli appalti della 106: 5 arresti, confiscati beni per 20 mln. Ditta rifiutò di pagare

    24 feb 12 Il 4% dell'importo dell'appalto: tanto doveva costare il "quieto vivere" ad un'impresa impegnata nei lavori di ammodernamento e di messa in sicurezza della statale 106 nel tratto tra Reggio Calabria e Melito Porto Salvo. Ma era una percentuale destinata a raddoppiare, perché il tratto in questione ricade sul territorio di "competenza" di due famiglie della 'ndrangheta. Ed ognuna delle due voleva la propria parte, ma non tanto in denaro, quanto piuttosto in forniture di beni e servizi. A mandare a monte i piani delle cosche Ficara-Latella di Reggio Calabria e Iamonte di Melito Porto Salvo e' stata la decisione dei dirigenti della società Cogip di Catania che subito dopo le prime richieste hanno fatto sapere agli affiliati che non solo non avrebbero pagato, ma anzi si sarebbero rivolti ai carabinieri. E così è stato. Risultato: cinque persone (Filippo Fontana, di 53 anni, Giovanni Gullì, di 34, Salvatore Minniti di 51, Luigi Musolino di 36 e Domenico Musolino di 36, titolare di un'impresa che forniva mezzi d'opera a nolo alla ditta vittima del tentativo) sono state sottoposte a fermo disposto dalla Dda di Reggio con l'accusa, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso e tentata estorsione aggravata dall'aver favorito un sodalizio mafioso. Dalle indagini, coordinate dal procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone e dai pm Marco Colamonici Stefano Musolino, è emerso che la richiesta estorsiva è giunta dopo appena un mese dall'inizio dei lavori, alla fine di maggio del 2011. Al primo approccio Fontana e Minniti avevano detto al capo cantiere: "Come mai avete iniziato questi lavori senza le dovute presentazioni? Adesso dovete pagarci il disturbo!". Il dirigente, prese tempo, ma subito dopo l'incontro si recò dai carabinieri. E' stato così che gli investigatori hanno potuto iniziare controlli e intercettazioni che hanno portato alla luce il modus operandi delle cosche ed in particolare la spartizione della mazzetta per territorio di competenza. Esemplare quanto fu detto al capo cantiere da Luigi Musolino che dopo essersi presentato come il "referente di zona", spiegò come andavano le cose: "allora, dal km 6+700 fino al semaforo di Pellaro è di competenza mia; dal semaforo di Pellaro fino al km 22+000 la competenza è divisa a metà tra la mia 'famiglia' ed un'altra 'famiglia', dal km 22+000 fino al km 31+000 la competenza è delle persone che hai incontrato la scorsa volta. Adesso andiamo da loro". Ed infatti, subito dopo, il professionista fu accompagnato nuovamente da Minniti. "Noi - disse al capo cantiere - siamo i referenti della zona. Per il vostro quieto vivere dovete darci il 4% dell'intero importo dei lavori relativo alla posa delle barriere e del rifacimento del manto stradale. Un'impresa come la vostra non è che mo si perde per 60 mila euro". Ed al rifiuto del professionista le cosche reagirono piazzando, neanche 24 ore dopo, una bottiglia con della benzina vicino all'auto del professionista. Oggi l'epilogo della vicenda con il fermo dei cinque ed il sequestro di società, appartamenti, fabbricati e terreni, auto e mezzi d'opera, tra conti correnti bancari, polizze assicurative ed altri prodotti finanziari, per un totale di oltre 20 milioni di euro.

    Si erano infiltrate nell'appalto per i lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della Statale 106, nel tratto compreso tra Reggio Calabria e Melito Porto Salvo, imponendo la fornitura di beni e servizi, le cosche Ficara-Latella di Reggio e Iamonte di Melito, colpite stamani dall'operazione condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio che hanno sottoposto a fermo cinque presunti affiliati. Le due cosche, secondo quanto emerso dalle indagini della Dda, avevano chiesto una mazzetta del 4% all'impresa che aveva vinto l'appalto, ognuna per il tratto ricadente sul territorio di "loro" competenza, ma invece di prendere il denaro avevano imposto la fornitura dei servizi. Contestualmente all'esecuzione dei fermi, i carabinieri stanno sequestrando beni per un valore di circa 20 milioni di euro ritenuti patrimonio delle cosche Ficara-Latella e Iamonte.

    L'operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria è in corso per l'esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Dda nei confronti di cinque persone accusate di associazione mafiosa, concorso in associazione di tipo mafioso e tentata estorsione aggravata dall'aver favorito un sodalizio mafioso. I cinque sono accusati di appartenere alla 'ndrangheta di due distinte articolazioni territoriali operanti nell'area metropolitana e ionica. Le indagini, denominate "Affari di famiglia" hanno documentato l'infiltrazione della 'ndrangheta in un appalto per la realizzazione di un tratto della strada statale 106 Ionica.

    "Come mai avete iniziato questi lavori senza le dovute presentazioni? Adesso dovete pagarci il disturbo!". Così gli esponenti delle cosche Ficara-Latella e Iamonte si sono rivolti, in più occasioni, al responsabile dei lavori per il rifacimento della statale 106 nel tratto Reggio Calabria-Melito Porto Salvo. Il colloquio è stato intercettato dai carabinieri e adesso é agli atti dell'inchiesta della Dda che stamani ha portato all'esecuzione di cinque fermi. Gli indagati, inoltre, "sconsigliavano" di rivolgersi ad altre ditte per la fornitura di servizi e di opere, probabilmente, secondo gli investigatori, perché i subappalti dovevano essere affidate a ditte vicine alla cosca: "le ditte a cui avete richiesto i preventivi come quella di Bovalino non vanno bene!". E quando il responsabile del cantiere ha fatto presente che ancora stavano eseguendo dei semplici lavori di messa in sicurezza e che le opere di ammodernamento non erano ancora iniziate, i due esponenti delle cosche lo hanno congedato con un eloquente "ci rifaremo sentire noi. Dite al vostro responsabile che prima di continuare i lavori si deve mettere a posto". Dalle intercettazioni emerge anche la spartizione territoriale sui lavori operata dalle due cosche: "allora - dicono gli indagati - dal km 6+700 fino al semaforo di Pellaro é di competenza mia, dal semaforo di Pellaro fino al km 22+000 la competenza è divisa a metà tra la mia 'famiglia' ed un'altra 'famiglia'; dal km 22+000 fino al km 31+000 la competenza è delle persone che hai incontrato la scorsa volta adesso andiamo da loro". Dalla ricostruzione fatta dai carabinieri, il professionista, dopo queste parole, viene portato in località Annà di Melito Porto Salvo dove ad attenderlo c'é un altro indagato il quale gli ha detto: "noi siamo i referenti della zona. Per il vostro quieto vivere dovete darci il 4% dell'intero importo dei lavori relativo alla posa delle barriere e del rifacimento del manto stradale. Un'impresa come la vostra non è che mo si perde per 60.000 euro".

    Ditta rifiutò di pagare. Il tentativo di infiltrazione delle cosche Ficara-Latella e Iamonte nell'appalto per i lavori di ammodernamento e di messa in sicurezza della statale 106, nel tratto compreso tra Reggio Calabria e Melito di Porto Salvo, è fallito grazie alla reazione dei responsabili dell'impresa Cogip, di Catania, che si occupa dei lavori e che hanno presentato denuncia ai carabinieri. A sottolinearlo sono stati gli investigatori incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell'operazione che stamani ha portato al fermo di cinque persone. Si tratta di Filippo Fontana, di 53 anni, Giovanni Gullì (34), Salvatore Minniti (51), Luigi Musolino (36) e Domenico Musolino (36) titolare di un'impresa che forniva mezzi d'opera a nolo alla ditta vittima del tentativo. Gullì, Fontana e Minniti, secondo gli investigatori, sono legati alla cosca Iamonte, mentre Luigi Musolino ai Ficara - Latella. "Le indagini - ha detto Pasquale Angelosanto, comandante provinciale dei carabinieri di Reggio - sono state attivate dopo la segnalazione dell'imprenditore che ha permesso di predisporre i servizi sul territorio per consentire il buon andamento del cantiere e la sicurezza delle persone che vi operavano. Questo comportamento ha consentito di costruire un'efficace risultanza investigativa con l'individuazione dei personaggi coinvolti, legate a due storici raggruppamenti di 'ndrangheta come i Ficara - Latella e gli Iamonte''. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante del reparto operativo Carlo Pieroni e quello del nucleo investigativo del reparto, Michele Miulli. (

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