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    Imponevano pizzo del 4% alle imprese, 6 arresti nella cosca Caridi

     

     

    Imponevano pizzo del 4% alle imprese, 6 arresti nella cosca Caridi

    22 feb 12 La squadra mobile di Reggio Calabria ha eseguito sei arresti in esecuzione di provvedimenti di fermo emessi dalla Dda nei confronti di presunti affiliati alla cosca Caridi, federata, insieme alle cosche Borghetto e Zindato, al piu' prestigioso e potente clan Libri. Agli indagati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsioni e danneggiamento. In particolare, gli arrestati nell'operazione di oggi, denominata 'San Giorgio', sarebbero gli autori di una serie di estorsioni compiute ai danni di imprenditori di Reggio Calabria. Queste le sei persone fermate dalla polizia nell'ambito dell'operazione contro la cosca Caridi per le estorsioni ad imprenditori: Giovanni Pangallo, di 63 anni; Natale Cuzzola (49); Giovanni Rodà (35); Diego Quartuccio (32); Giuseppe Pasquale Esposito (53) e Domenico Antonio Laurendi (31).

    Sconto alle imprese 'amiche'. Imponevano il pizzo alle imprese che operavano nel loro territorio, sia che fossero considerate "amiche" o meno. A variare era solo il costo della mazzetta: il 4% che diventava il 3% per le aziende "amiche". E' uno degli aspetti emersi dall'inchiesta "San Giorgio", condotta dalla squadra mobile di Reggio Calabria che stamani ha portato all'arresto di sei presunti affiliati alla cosca Caridi. L'indagine, che costituisce il seguito di una precedente inchiesta denominata "Alta tensione", si è avvalsa dell'utilizzo di intercettazioni ambientali dalle quali è emerso che la cosca Caridi imponeva il pizzo ad alcune imprese edili che operavano nella loro zona di influenza, quella dei quartieri Modena, Ceccarello, San Giorgio, compresa quella impegnata nei lavori di costruzione della bretella stradale del Calopinace. Dalle intercettazioni, inoltre, sarebbe emerso il ruolo che ognuno dei sei arrestati rivestiva all'interno della cosca.

    Cosca impediìva affissioni manifesti politici del PD. Tutti gli arrestati nell'operazione della polizia di Reggio Calabria sono "gravemente indiziati di appartenere alla cosca Caridi-Zindato, operante nella più ampia cosca Libri, finalizzata al controllo, sulla base di deliberati mafiosi, dei quartieri Modena-Ciccarello-San Giorgio Extra di Reggio Calabria". I particolari dell'operazione, seguita all'inchiesta "Alta Tensione" originata nell'ottobre 2010, sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa dal dirigente della squadra mobile, Gennaro Semeraro e dal vice dirigente Giuseppe Giordano. "Nello specifico - scrivono gli inquirenti - particolarmente significative si sono dimostrate le conversazioni intercettate all'interno del circolo 'Caccia,Sviluppo e Territorio', ubicato nel quartiere di San Giorgio, rivelatosi un costante punto di incontro e riunione degli appartenenti alla cosca Caridi e adibito a sede della segreteria politica dell'ex consigliere comunale Giuseppe Plutino, alla cui elezione hanno profuso un impegno costante gli appartenenti alla cosca Caridi". Plutino, in atto detenuto, era stato consigliere riconfermato per il PdL alle ultime elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Reggio Calabria, ed aveva anche ricoperto nella passata legislatura la carica di assessore comunale all'Ambiente. I fermati erano soprattutto dediti alle estorsioni sul territorio e nel loro mirino erano entrate le imprese appaltatrici impegnate alla realizzazione del prolungamento delle aste goleniche del torrente Calopinace ed una impresa di pulizie che aveva vinto una gara d'appalto per servizi all'interno dell'Ospedale 'Morelli'. Nel corso della conferenza stampa, è stato inoltre reso noto l'interesse particolare di uno dei fermati, Diego Quartuccio, che"come risulta da una intercettazione ambientale - scrivono gli investigatori - aveva impedito nella zona di influenza della cosca l'affissione dei manifesti elettorali della candidata capolista del Pd al Comune, Antonia Lanucara, perché la cosca Caridi aveva deciso di appoggiare esclusivamente Plutino".

    Il ruolo del Consigliere comunale, le estorsioni e i voti. 22 feb 12 Il provvedimento restrittivo di oggi costituisce la prosecuzione dell'attività investigativa condotta sempre dalla Mobile e che il 29 ottobre 2010 era sfociata nell'emissione di una prima ordinanza di misura cautelare nell'ambito dell'operazione cd. "Alta Tensione", cui ha fatto seguito il 21 dicembre 2011 l'emissione di analoga misura restrittiva eseguita nell'ambito dell'operazione "Alta Tensione 2", in occasione della quale era stato arrestato, tra gli altri, anche il Consigliere Comunale in carica Giuseppe Plutino, già eletto in quota al PDL al civico consesso del Comune di Reggio Calabria ed ex Assessore all'Ambiente nella precedente legislatura. "Per quanto concerne l'odierno fermo di indiziato di delitto ("SAN GIORGIO"), bisogna dire - dice la Mobile in una nota - che agli elementi di prova già raccolti e compendiati nei provvedimenti richiamati, si aggiungono le ulteriori risultanze acquisite mediante l'approfondimento degli esiti delle intercettazioni telefoniche ed ambientali continuate nei confronti di altri sodali della cosca CARIDI, incrociati perfettamente con le dichiarazioni rese dai già menzionati collaboratori di giustizia. Nello specifico, particolarmente significative si sono rivelate le conversazioni intercettate all'interno del circolo "Caccia Sviluppo e Territorio", ubicato in Via Pio XI Diramazione Gullì, rivelatosi da un lato costante punto di incontro e riunione degli appartenenti alla cosca CARIDI e, dall'altro, altrettanto significativamente quale sede della segreteria politica dell'ex consigliere comunale Giuseppe PLUTINO, alla cui elezione hanno profuso un impegno costante gli appartenenti alla cosca CARIDI. In merito a questo secondo punto, era il CONDEMI Domenico, già tratto in arresto nello scorso dicembre, a precisare che quel circolo era utilizzato anche dal cugino, Giuseppe PLUTINO, quale segreteria politica in occasione delle elezioni ("Qua mio cugino ha Eh, un circolo per le elezioni!"). Inoltre, sempre nel medesimo circolo, da altro dialogo intercorso tra il CONDEMI e PANGALLO Giovanni Domenico Savio, quest'ultimo collaboratore e consigliere politico di PLUTINO Giuseppe, risultava chiaramente che si discuteva anche della imminente assegnazione di deleghe al PLUTINO ed emergeva come gli incarichi eventualmente assunti in seno all'Amministrazione Comunale fossero di interesse della cosca". All'interno degli stessi locali, sono state captate conversazioni nel corso delle quali venivano commentate estorsioni già consumate, nonché venivano progettate le estorsioni da perpetrare sul territorio oggetto di dominio mafioso, con dovizia di particolari circa gli imprenditori da estorcere, le attività da infiltrare, l'ammontare delle somme di danaro da riscuotere a titolo di pizzo, le percentuali dello stesso. Dialoghi che vedevano protagonisti indiscussi il CONDEMI ed PANGALLO Giovanni, quest'ultimo zio materno dei fratelli CARIDI, tutti detenuti. "In particolare - prosegue la nota della Mobile - per quanto riguarda le estorsioni da perpetrare, nel corpo di un dialogo intercettato nel citato circolo, ed intercorso tra il CONDEMI ed un tale Peppe n.m.i., quest'ultimo pretendeva dal CONDEMI un intervento per imporre ad un'impresa di Villa S.Giovanni l'utilizzo dei suoi automezzi e la conversazione, da un lato, confermava ulteriormente il ruolo di rilievo ricoperto da CONDEMI Domenico in seno alla cosca di appartenenza, con la riconosciuta capacità di intervenire al di fuori del territorio di influenza diretta al fine di imporre/contrattare prestazioni lavorative di imprese a lui vicine; dall'altro, inoltre, ribadisce una volta di più la capillarità del controllo del territorio e l'unicità del sistema 'ndrangheta per cui ambasciatori dell'uno e dell'altro gruppo si ripartiscono concordemente le risorse economiche dello stesso, in un'ottica di gestione condivisa. Infatti, il CONDEMI dettava il comportamento tipicamente mafioso da tenere ed al contempo rifletteva con chi avrebbe dovuto relazionarsi per favorire il suo interlocutore. Da altre conversazioni captate all'interno del medesimo circolo si evincono le strategie estorsive del gruppo, nonché le ditte sottoposte a vessazioni . Tra queste spicca l'estorsione ai danni dell'impresa appaltatrice dei lavori edili relativi alla realizzazione di una rampa di collegamento tra l'argine sx Calopinace e la Borgata Giardini, nonché quella perpetrata nei confronti dell'impresa di pulizia che aveva appaltato i lavori presso l'ospedale Morelli di questo centro. Nel corso di altre conversazioni si captava un vero e proprio 'campionario' delle estorsioni da compiere sul territorio, con indicazione delle percentuali da richiedere e dei soldi da riscuotere, di ammontare variabile se la vittima di turno risultava essere stata o meno 'raccomandata' da terzi, appartenenti alla stessa cosca e/o comunque meritevoli di 'rispetto'. Dalle indagini emergeva, inoltre, la capillarità del controllo del territorio esercitata dai sodali della cosca CARIDI al punto da escludere dalle attività economiche della zona di influenza un imprenditore inviso alla cosca, il cui pesante condizionamento era già emerso nell'operazione "Alta Tensione" per le "attenzioni" esercitate sui cantieri presenti nel quartiere Ciccarello ed esercitate dal gruppo CARIDI-BORGHETTO-ZINDATO, attenzioni continuate anche dopo, come si evinceva dalla medesima conversazione, da cui traspariva che il CONDEMI riferiva al PANGALLO che solo per mettere piede nella loro zona il citato imprenditore avrebbe dovuto versare una somma soltanto per rimediare l'affronto da quest'ultimo commesso, consistito nell'avere licenziato il cognato del CONDEMI, Natale CUZZOLA, odierno arrestato". ''Per quanto riguarda i ruoli degli odierni arrestati si rappresenta - conclude la nota della Mobile- che LAURENDI Domenico Antonio, sodale della medesima cosca, era deputato specificamente alla consegna mensile delle somme di denaro necessarie ai più stretti congiunti degli affiliati detenuti, in particolare dei congiunti di CONDEMI Domenico, quali BORGHETTO Eugenio, BORGHETTO Cosimo e LATELLA Paolo, dando così chiaro esempio dell'applicazione del principio di mutua assistenza degli associati in difficoltà. Il predetto LAURENDI operava sotto le direttive di CUZZOLA Natale. Il RODA', invece, unitamente al CONDEMI, era stato autore della richiesta estorsiva ai danni dei titolari di una gioielleria sita in questo quartiere San Giorgio, vera e propria tangente ambientale consistente nel contributo alla festa dei "Paddechi", ed al rifiuto di elargirla era seguito il noto danneggiamento a colpi di arma da fuoco all'indirizzo della citata attività commerciale. Nel corso dell'attività investigativa emergeva il diretto coinvolgimento del RODA' nella capillare "raccolta fondi" presso i commercianti di San Giorgio, ivi compresa quella alla menzionata gioielleria, da destinare all'organizzazione della citata festa. QUARTUCCIO Diego, rivelatosi vero e proprio elemento di fiducia dei vertici della cosca, latore di ambasciate affidategli dagli stessi, titolare di notevole credito e particolare riguardo riservatogli, in considerazione della sua pericolosità, anche dagli appartenenti alla criminalità comune, nello specifico dai componenti della comunità ROM presenti in questo centro".

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