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    RIS: Bergamini investito quando era già morto

     

     

    RIS: Bergamini investito quando era già morto

    22 feb 12 Donato Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza deceduto il 18 novembre 1989, investito da un camion, era già morto quando fu travolto. E' questo il risultato a cui sono giunti i carabinieri del Ris di Messina che hanno depositato la loro perizia alla procura della Repubblica di Castrovillari. Secondo le indiscrezioni trapelate dallo stretto riserbo della Procura e degli investigatori, Bergamini sarebbe stato ucciso e non si è suicidato buttandosi sotto le ruote del camion, così come aveva stabilito la prima inchiesta riaperta ora sulla base della documentazione presentata dalla famiglia del calciatore. Nella perizia del Ris si affermerebbe anche (come aveva anticipato nei giorni scorsi la 'Gazzetta dello Sport' e rilanciato oggi il 'Quotidiano della Calabria'), che è impossibile che le scarpe, l'orologio ed una catenina che il calciatore indossava al momento della morte non abbiano subito danni nel trascinamento del corpo. Secondo la prima ricostruzione, basata sulle testimonianze dell'allora fidanzata e del camionista, infatti, Bergamini si sarebbe tuffato "a pesce" davanti al camion, venendo poi trascinato per una sessantina di metri. Bergamini morì sulla statale 106 a Roseto Capo Spulico, nel cosentino. Le indagini dovranno ora chiarire chi e perché uccise il calciatore.

    E' ad una svolta il giallo della morte di Donato 'Denis' Bergamini, il calciatore del Cosenza travolto da un camion il 18 novembre 1989. La verità giudiziaria scritta all'epoca, che parlava di suicidio, viene adesso ribaltata dai carabinieri del Ris di Messina, secondo i quali il calciatore sarebbe stato già morto quando fu investito dal camion, ciò che fa propendere quindi per la tesi dell'omicidio. A questa conclusione i tecnici dei carabinieri sono giunti al termine di un lavoro che hanno condensato in una relazione consegnata alla Procura della Repubblica di Castrovillari che nei mesi scorsi ha riaperto l'inchiesta dopo che i familiari di Bergamini hanno presentato un'ampia documentazione in cui hanno riepilogato i motivi per i quali, a loro avviso, il congiunto non si è suicidato ma è stato ucciso. La prima inchiesta, infatti, basandosi sui rilievi e sulle dichiarazioni dell'allora fidanzata e del camionista che investì Bergamini, si concluse con la dicitura "suicidio". Una tesi apparsa ai più lacunosa e che adesso viene rimessa in discussione. Dalla Procura e dagli investigatori neanche un sussurro sull'esito dei lavori del Ris, ma le indiscrezioni parlano di accertamenti che escluderebbero l'ipotesi che Bergamini, come fu detto all'epoca, si sia gettato "a pesce" davanti ad un camion Fiat Iveco 180 venendo trascinato per una sessantina di metri. A confutare questa ricostruzione ci sono, in primo luogo, le ferite sul calciatore, che per i Ris sarebbero state inferte con il corpo già sdraiato a terra. E poi alcuni oggetti che Denis indossava al momento della morte e che sono stati gelosamente custoditi dai familiari fino al giorno in cui sono stati consegnati ai carabinieri della sezione scientifica dell'Arma. Per il Ris, secondo le indiscrezioni trapelate, è impossibile che scarpe, orologio e catenina di Bergamini non abbiano riportato alcun danno nel trascinamento del corpo sotto le ruote di un mezzo pesante svariate tonnellate. Non solo. Il giorno della morte di Bergamini pioveva e, secondo i verbali dell'epoca, il calciatore camminò sul terreno fangoso prima di morire. Ma terriccio, sulle scarpe, non sarebbe stato trovato. La relazione del Ris va ad arricchire la documentazione già in mano agli inquirenti e fornita dai familiari di Bergamini. In questi mesi, inoltre, la Procura ha sentito la ragazza che era col calciatore al momento della morte ed anche altre persone, tra le quali l'ex compagno di squadra nel Cosenza Michele Padovano. Sulle pagine della relazione, da oggi si concentrerà l'attenzione dei magistrati che seguono il caso. Perché se è vero che Bergamini era già morto quando fu investito e dunque non di suicidio si tratta ma di omicidio, restano, anzi si aprono, una serie di inquietanti interrogativi. A cominciare da chi e perché poteva volere la morte di Denis Bergamini. In questi anni sono state fatte tante illazioni. Una parla di Bergamini ucciso perché aveva scoperto un traffico di droga. Un'altra lega la sua morte a motivi passionali. Al momento solo ipotesi. Sarà compito della Procura, adesso, rispondere a quelle domande.

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