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    Fanno fallire gioielleria per aprirne nuova, coniugi arrestati dalla Gdf a Filadelfia

     

     

    Fanno fallire gioielleria per aprirne nuova, coniugi arrestati dalla Gdf a Filadelfia

    15 feb 12 Hanno fatto fallire la loro gioielleria per poi aprirne una nuova con gli oggetti distratti dalla prima. Per questo la guardia di finanza di Vibo Valentia ha arrestato, a Filadelfia, marito e moglie con l'accusa di bancarotta fraudolenta. I due, dopo le prime forniture, avrebbero ordinato merce per cifre ingenti senza più pagare. La finanza ha anche sequestrato la nuova gioielleria ed alcune auto, tra le quali una Porsche Cayenne, per un valore di oltre un milione di euro. Sei automezzi tra cui una vettura di lusso, una gioielleria e disponibilità finanziarie per un valore di oltre un milione di euro, sono state sequestrate ai coniugi di Francavilla Angitola, Giorgio Gigantino di 43 anni, e Rosetta Lanzafame, di 38, arrestati dal nucleo di Polizia tributaria della guardia di finanza di Vibo Valentia con l'accusa di bancarotta fraudolenta. Il provvedimento di arresto dei coniugi è stato emesso a conclusione delle indagini coordinate dal procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Vitello. Gli accertamenti sono scattati quando nel corso di altre indagini di polizia giudiziaria, si è appreso che uno dei due, titolare di una gioielleria a Filadelfia (Vibo Valentia), era stato dichiarato fallito con sentenza del Tribunale di Lamezia Terme del 2008 ma aveva avviato un'analoga attività commerciale. A conclusione delle indagini è emerso che i due avevano distratto e dissimulato merci e beni strumentali dell'impresa a danno dei fornitori e degli intermediari finanziari, anche attraverso la costituzione di una nuova impresa individuale operante nello stesso settore. I due, dietro una fittizia separazione coniugale, avevano anche dirottato gli acquisti di merce relativi all'impresa destinata al fallimento verso l'azienda intestata all'altro coniuge in modo da evitare azioni da parte dei creditori. Inoltre, secondo gli investigatori, l'imprenditore ha disatteso tutti gli impegni economici con i fornitori pagando la merce con assegni o ricevute bancarie insolute. Un comportamento che ha provocato danni ai fornitori, imprese operanti nel settore del commercio di preziosi e di articoli di bigiotteria con sede in tutto il territorio nazionale con prevalenza nell'area nord-orientale del Paese,che avevano maturato un credito di circa 700 mila euro.

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