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    Boss Aquino con passione per il calcio, Gratteri "Ultimo latitante in Aspromonte"

     

     

    Boss Aquino con passione per il calcio, Gratteri "Ultimo latitante in Aspromonte"

    11 feb 12 Un autentico e riconosciuto capo 'ndrangheta, dedito al traffico internazionale di stupefacenti e con una grande passione per il calcio che in passato lo ha portato ad essere il presidente della squadra di calcio della sua città, il Marina di Gioiosa Ionica. E' questo il ritratto di Rocco Aquino, il latitante di 52 anni arrestato ieri dai carabinieri, fatto dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri ed il comandante provinciale dell'Arma Pasquale Angelosanto incontrando oggi i giornalisti. "Aquino - ha detto Gratteri - è un autentico e riconosciuto capo e per questo non si è mai allontanato dal suo territorio perché lì esercitava in maniera assoluta il proprio 'prestigio criminale' e tutelava in maniera più efficace i propri interessi. I nuovi capi mafia come Aquino vivono in appartamenti confortevoli, dispongono di strumenti di comunicazione ultramoderni. Possiamo dire che con la sua cattura si può definitivamente chiudere l'era del latitante in Aspromonte". Il latitante è stato individuato in un bunker costruito nel sottotetto della sua abitazione. "La cattura di Aquino - ha proseguito Gratteri che ha detto di parlare su delega del procuratore Giuseppe Pignatone - per il target di difficoltà, può essere paragonabile a quelle di Giuseppe Morabito 'u tiradrittu' e di Pasquale Condello 'il supremo'. Hanno operato più di cento uomini dell'Arma dei carabinieri appartenenti al Ros, al Nucleo cacciatori ed ai reparti territoriali dell'Arma, che fin dal primo momento dell'irreperibilità di Aquino si sono impegnati ad arrestarlo. Della sua caratura criminale se ne parla ampiamente nelle intercettazioni dell'operazione Crimine e ciò si desume anche dalla 'considerazione' che Commisso 'u maistru', colloquiando con alcuni suoi associati parla di lui". Aquino, da presidente della squadra del Marina di Gioiosa Jonica, seguiva con molta attenzione le sorti della formazione fino al punto da inviare, con la firma "il dirigente del Marina di Gioiosa Jonica", segnali e commenti sulle prestazioni della squadra durante alcune trasmissioni di una televisione locale. Sul fronte droga, nella famiglia Aquino, secondo gli inquirenti, erano inseriti noti broker del traffico di cocaina dal Sud America, alcuni dei quali al centro dell'indagine "Decollo" che nel gennaio 2004 aveva portato all'arresto di 154 persone con il sequestro di oltre 5.000 chili di cocaina e la documentata importazione di altri 7.800. Inoltre, gli Aquino avrebbero anche avuto rapporti con il broker Roberto Pannunzi, responsabile, secondo l'accusa, di un vasto traffico di cocaina dal Sud America con pluriennali ed ingenti spedizioni dal Venezuela in Italia, attraverso l'Africa e la Spagna. Angelosanto ha riferito che "la penultima perquisizione effettuata in casa degli Aquino alla ricerca del latitante era durata 48 ore consecutive, durante le quali il ricercato era rimasto dentro il bunker ricavato nel sottotetto dell'abitazione. Con l'arresto di Aquino abbiamo disarticolato la struttura di comando del clan poiché egli, finora, ha rappresentato il vertice massimo della cosca". Durante la perquisizione nell'abitazione è stato sequestrato uno scanner e un inibitore di comunicazioni cellulari.

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