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    Fecero "suicidare" pentita con acido, arrestati 3 familiari. Blitz con 11 arresti

     

     

    Fecero "suicidare" pentita con acido, arrestati 3 familiari. Blitz con 11 arresti cosca Pesce

    09 feb 12 Botte fino a romperle una costola perché sospettata di avere una relazione extraconiugale. E poi pressioni psicologiche continue per indurla a ritrattate dopo che aveva iniziato a collaborare con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. Fino a condurla al gesto estremo del suicidio. E' la storia drammatica di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia di 31 anni, con tre figli, suicidatasi il 20 agosto 2011 ingerendo acido muriatico. Una storia che emerge dalle pagine dell'ordinanza con cui il gip di Palmi su richiesta del procuratore Giuseppe Creazzo e del pm Giulia Masci, ha mandato in carcere i genitori della donna Michele Cacciola, 54 anni, e Anna Rosalba Lazzaro (48) ed il fratello Giuseppe (31), accusati di essere i suoi aguzzini. "Se le pagine del processo - scrive il gip - non fotografassero una realtà brutale e soffocante, si potrebbe credere di leggere l'appassionante scenografia di un film". Ma come aggiunge poco dopo lo stesso giudice, quello di Maria Concetta non è un film, ma una storia vera. Il padre di Maria Concetta è cognato di Gregorio Bellocco, il boss dell'omonima famiglia legata ai Pesce che a Rosarno fanno il bello e cattivo tempo. Ed il marito, sposato appena tredicenne nel tentativo, malriposto, di trovare la libertà, è detenuto per associazione mafiosa. Una vita opprimente quella di Maria Concetta, con i familiari sempre a controllarla. E quando, nel 2010, col marito in carcere, alcune lettere anonime ai genitori l'accusarono di una relazione extraconiugale, cominciano le botte. Esasperata per questa situazione, a maggio 2011 la donna decise di fare il grande passo: iniziare a collaborare con la magistratura seguendo le orme della cugina, Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore. Sa che la sua vita non sarà più la stessa ed al momento di allontanarsi scrive alla madre per affidarle i suoi tre bambini. "Ti affido i miei figli - scrive Maria Concetta - dove non c'é l'ho fatta io so che puoi .. Ma di un'unica cosa ti supplico, non fare l'errore mio. A loro dai una vita migliore di quella che ho avuto io. Ti supplico non fare l'errore a loro che hai fatto con me". Ma nella famiglia di Maria Concetta l'onore conta più dell'amore. Ad un'amica, pochi giorni prima di togliersi la vita, confessava che "la famiglia queste cose non le perdona. L'onore non lo perdonano". Ma il suo amore per i figli, rimasti a Rosarno insieme ai nonni, la spinge a tornare a casa. E qui cominciano le pressioni per indurla a ritrattare. I genitori, secondo l'accusa, le fanno scrivere una lettera di ritrattazione e la obbligano a registrare un messaggio sotto dettatura. Pressioni che, scrive il gip, rendono "definitiva la sua convinzione che nulla sarebbe cambiato rispetto alla situazione in cui era vissuta fino a quel momento, anzi che tale sua condizione non poteva che peggiorare". Anche l'ultimo tentativo di riacquistare la liberta viene vanificato, proprio dalla madre. Alla donna Maria Concetta racconta di avere contattato i carabinieri per andarsene di nuovo. Ma la madre risponde con un urlo: "No Cetta, no, assolutamente!!". E' forse questa la molla che spinge Maria Concetta al suo gesto estremo. Appena due giorni dopo, il 20 agosto, beve acido muriatico e si uccide. Le sue dichiarazioni, però, non sono risultate vane. Quei racconti sono alla base, insieme alle dichiarazioni della cugina Giuseppina Pesce e di un "pizzino" sequestrato in carcere al boss Giuseppe Pesce, del provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Reggio Calabria contro le nuove leve della cosca Pesce.

    Tre familiari della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, di Rosarno, suicidatasi ingerendo acido muriatico il 22 agosto del 2011, i genitori ed il fratello, sono stati arrestati per maltrattamenti in famiglia e violenza o minaccia per costringerla a commettere un reato, cioe' ritrattare le dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria. Contestualmente sono stati eseguiti anche 11 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Reggio Calabria contro presunti affiliati alla cosca Pesce. I familiari di Maria Concetta Cacciola sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro e da personale del Commissariato della polizia della stessa citta' in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palmi su richiesta della Procura della Repubblica. I fermi emessi dalla Dda sono stati eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Ros. L'accusa per gli undici fermani è di associazione mafiosa. L'operazione è stata denominata "Califfo".

    --- Botte e vessazioni fino a suicidio. Intercettazioni --- I Pesce avevano costruttore bunker di fiducia --- Pentita suicida, Perquisizioni in studi dei legali

    Prestipino: Vessazioni materiali. Il provvedimento odierno si basa anche sulle dichiarazioni a suo tempo rese da Maria Concetta Cacciola, "che aveva scelto - afferma il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Michele Prestipino - la via della collaborazione con lo Stato". Le intercettazioni disposte dalla Dda di Reggio ed eseguite dai Carabinieri hanno consentito di ricostruire momento per momento le vicende che hanno preceduto la sua morte e dimostrano inequivocabilmente quali pressioni, quali vessazioni, anche materiali, abbia subito Maria Concetta Cacciola per interrompere la strada intrapresa, "segno evidente - conclude Prestipino - di quanto la 'ndrangheta tema che questo percorso possa essere intrapreso da altre donne calabresi''

    Indagati due avvocati. Sono indagati i due avvocati, Vittorio Pisano e Gregorio Cacciola, che oggi hanno avuto le abitazioni e gli studi perquisiti da carabinieri e polizia nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all'arresto dei genitori e del fratello della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola, suicidatasi il 20 agosto scorso. I magistrati della Procura di Palmi che coordinano le indagini, infatti, intendo accertare la regolarità del comportamento tenuto dai due legali nella vicenda della ritrattazione della donna.

    Arrestati genitori e fratello. Sono i genitori ed il fratello i familiari della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola arrestati stamani da Carabinieri e Polizia. I tre sono accusati di maltrattamenti in famiglia e violenza o minaccia per costringerla a commettere un reato, cioe' ritrattare le dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria. Secondo l'accusa, dunque, i genitori della testimone, Michele Cacciola e Anna Rosa Lazzaro, ed il fratello avrebbero fatto pressioni su di lei, anche con l'uso della violenza per indurla a interrompere la collaborazione che aveva avviato nel maggio del 2011 con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. La donna, che aveva 31 anni, infine si è suicidata nell'agosto scorso ingerendo acido muriatico. Il padre della donna, Michele Cacciola, è cognato del boss Gregorio Bellocco, capo dell'omonima cosca di 'ndrangheta di Rosarno. Il marito di Maria Concetta Cacciola, inoltre, e' Salvatore Figliuzzi, attualmente detenuto per scontare una condanna ad otto anni di reclusione per associazione di tipo mafioso. Dopo avere iniziato a testimoniare, la donna era stata trasferita in una località protetta, dove era rimasta fino al 10 agosto, quando decise di tornare a Rosarno per riabbracciare i figli rimasti a casa dei nonni in attesa del perfezionamento delle pratiche per il loro trasferimento nella sede protetta. Pochi giorni dopo il suicidio.

    Sua testimonianza ha permesso arrsti di oggi. Le dichiarazioni rese da Maria Concetta Cacciola hanno contribuito all'operazione condotta stamani dai Carabinieri per l'esecuzione di un provvedimento di fermo della Dda di Reggio Calabria contro 11 presunti affiliati alla cosca Pesce. In contemporanea, Carabinieri e Polizia hanno arrestato anche tre familiari della testimone. Le indagini, finalizzate alla ricerca del latitante Giuseppe Pesce, indicato come l'attuale reggente della cosca, secondo l'accusa hanno consentito di individuare i nuovi soggetti a cui era stata affidata la direzione strategica ed operativa del clan, indebolito dalle numerose operazioni che l'hanno colpito. Oltre alle dichiarazioni di Maria Concetta Cacciola, le indagini si sono basate su un "pizzino" scritto da Francesco Pesce, detto "testuni", arrestato il 9 agosto scorso, e sequestrato dagli investigatori, dalle dichiarazioni rese della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, e dalle intercettazioni tra gli indagati registrate nel corso delle indagini.(

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