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    Arresti per pentita suicidata, reazioni e commenti

     

     

    Arresti per pentita suicidata, reazioni e commenti

    09 feb 12 "Le donne testimoni di giustizia meritano maggiore attenzione". Lo afferma, in una dichiarazione, la deputata del Pd Doris Lo Moro. "L'arresto di alcuni familiari di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia calabrese suicidatasi ingerendo acido muriatico il 22 agosto del 2011 - aggiunge - pone problemi che vanno al di là del processo che, come è giusto, avrà il suo corso. La normativa in vigore sui testimoni di giustizia, così come applicata, non tutela a sufficienza persone che, senza essere coinvolte in vicende criminali, aiutano a far luce su reati commessi da altri. C'é poi una specificità femminile che non va sottovalutata. Sono tante oramai le donne che hanno superato il vincolo familistico e testimoniato anche contro loro congiunti. Si tratta quasi sempre di giovani donne, alcune delle quali, come Maria Concetta Cacciola, hanno pagato con la vita la loro scelta di legalità, spesso abbandonate e tradite anche dalle loro stesse madri". "Ho posto il problema del sostegno di queste donne - dice ancora Doris Lo Moro - al Ministro Fornero, nel corso dell'audizione in materia di pari opportunità davanti alle Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera, evidenziando che si tratta spesso di ragazze con figli piccoli che si trovano costrette anche ad infrangere le regole del sistema di protezione per riabbracciarli. La lotta contro la 'ndrangheta puo' trovare nelle testimoni di giustizia un supporto insostituibile perché la loro scelta mette in discussione quel legame di sangue che assicura alla criminalità organizzata calabrese l'impenetrabilità e l'omertà. Queste donne, insieme a quelle che amministrano all'insegna della legalità e del contrasto delle infiltrazioni criminali, possono rappresentare un prezioso punto di rottura. Per loro bisogna fare di più. E per noi donne del PD l'incontro di Napoli sul tema 'Dal Sud con le donne ricostruiamo l'Italià, programmato per il 17 e il 18 febbraio, sarà un'occasione di approfondimento e di proposta. Intanto è importante, ed in questo gli arresti di oggi aiutano, che su storie tragiche come quelle di Maria Concetta Cacciola, Tita Buccafusca e Lea Garofalo, non cada il silenzio e che i loro carnefici siano individuati e puniti".

    ''L'arresto dei genitori e del fratello di Maria Concetta Cacciola è un segnale molto positivo che sicuramente potrà dare coraggio a quelle testimoni di giustizia che tanto hanno aiutato in questi anni gli inquirenti nella lotta alla 'ndrangheta.''. Lo scrive, in una nota, Lella Golfo, deputata e presidente della Fondazione Bellisario. "Qualche mese fa con il nostro convegno 'L'altra metà della 'ndrangheta, le donne, le cosche, il potere' - continua - abbiamo fatto luce sul ruolo determinante delle donne nella 'ndrangheta. Da una parte esistono vere e proprie manager che spesso prendono il posto degli uomini latitanti o in carcere e trasmettono ai propri figli i cromosomi della criminalita'. Dall'altra, ci sono magistrati, sindaci come Elisabetta Tripodi, donne delle forze dell'ordine, imprenditrici che si ribellano al pizzo e testimoni di giustizia che devono diventare simbolo di un desiderio di cambiamento e riscatto. Lea Garofalo, Tita Buccafusca e a Maria Concetta Cacciola sono state donne che hanno scelto di stare dalla parte dello Stato e hanno pagato con la vita. Le loro storie non devono rimanere nel silenzio e i colpevoli delle loro tragiche fini devono avere una giusta punizione se vogliamo spezzare il muro di omertà che protegge la 'ndrangheta''. "Con gli arresti di oggi - conclude Golfo - abbiamo dato un segnale importante in questa direzione e fatto un po' di giustizia per la povera Maria Concetta Cacciola".

    'Con l'operazione portata a termine oggi la Dda di Reggio Calabria e le forze di polizia hanno almeno fatto in modo che la morte di Maria Cacciola non sia stata vana". Lo afferma, in una dichiarazione, Laura Garavini, capogruppo del Pd in Commissione antimafia. "Gli arresti di oggi - aggiunge - hanno assestato un altro duro colpo alla cosca Pesce e dimostrano che la testimonianza di Maria Cacciola corrispondeva alla verità dei fatti, mentre la sua ritrattazione era stata solo frutto della paura per la propria vita e quella di suo figlio". "Ci auguriamo - dice ancora Garavini - che le indagini riescano a chiarire fino in fondo anche la vicenda dei contatti con la famiglia durante il periodo della protezione, del suo allontanamento dalla località protetta e le reali modalità della sua morte".

    "I risultati dell' operazione 'Califfo' condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria per un verso indeboliscono un clan potente e pericoloso come quello dei Pesce di Rosarno. Ma per l'altro, e mi riferisco al triste esito della vicenda di Maria Concetta Cacciola, ci fanno provare una profonda amarezza e impongono una riflessione". Lo afferma in una nota la parlamentare del Pd, Maria Grazia Laganà Fortugno. "Non ci si può accontentare - aggiunge - di una parte della verità, quella più immediata, che vede genitori privi di scrupoli sacrificare la vita della figlia sull'altare di un presunto 'onore' mafioso. E' necessario andare oltre e capire cosa non funziona nel sistema della tutela dei testimoni di giustizia. Perché se Maria Concetta Cacciola è stata indotta a tornare a casa, per il pensiero dei suoi figli che erano rimasti a Rosarno, e così condizionata e vessata fino al suicidio, evidentemente le tutele che l'ordinamento riconosce a chi intraprende il difficile percorso di collaborazione con lo Stato sono insufficienti e inadeguate".

    ''Gli arresti odierni a Rosarno dei familiari della Testimone di Giustizia Maria Concetta Cacciola suonano come una conformistica rassicurazione per l'opinione pubblica nazionale e calabrese". Lo afferma in una nota la testimone di giustizia Maria Giuseppina Cordopatri. "L'atroce fine da suicida di Cacciola - aggiunge - aveva destato sconcerto sull'operato del Sistema Protezione e della Commissione del Viminale, all'epoca presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano, a men di un anno della scomparsa dell'altra importante teste di giustizia calabrese, Lea Garofalo, poi risultata sciolta nell'acido. Sulla vicenda di Cacciola ci si pone l'inquietante domanda su come sia stato possibile che una persona in protezione, i cui movimenti dovrebbero essere monitorati e alla quale si dovrebbe garantire la massima sicurezza compatibile con la libertà personale, possa essersi recata il 10 agosto a Rosarno, lasciando la località protetta e, dopo ben 12 giorni , pur avendo accusato personaggi eccellenti di quell'infelice Comune, per di più vicini alla famiglia, si sia potuta suicidare, ingerendo con calma acido muriatico nel bagno della casa dei genitori, senza che nessuno, addetto e responsabile della sua sicurezza, intendo il Direttore del Servizio Centrale di Protezione questore La Vigna e il suo vice, Direttore della sezione Testimoni. dott. Incognito, ne sapessero nulla". "Chiedo con forza - prosegue Cordopatri - le immediate dimissioni di entrambi questi funzionari, (di Alfredo Mantovano ci ha sbarazzato per fortuna la caduta del governo Berlusconi,) e del loro vertice gerarchico, il capo della Criminalpol prefetto Francesco Cirillo. Un intreccio di interessi e di carriere, sulla pelle di cittadini che, credendo nello Stato di Diritto, si ritrovano di fronte lo Stato canaglia che li sopprime, dopo avere fatto loro patire indicibili tormenti"

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