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    Pignatone chiamato dal CSM alla guida della Procura di Roma

     

     

    Pignatone chiamato dal CSM alla guida della Procura di Roma

    07 feb 12 Il 15 aprile saranno quattro esatti da quando Giuseppe Pignatone si insediò alla guida della Procura di Reggio Calabria. Quattro anni assai intensi, in cui il magistrato siciliano ha guidato dal suo ufficio all'ultimo piano del Cedir una lotta senza quartiere alla 'ndrangheta. Ed oggi e' arrivato il primo passaggio del suo addio alla Calabria, con la decisione unanime della commissione incarichi del Csm di indicarlo alla guida della Procura della Repubblica di Roma. E' scontato il sì del plenum dell'organo di autogoverno della magistratura. Pignatone, 62 anni, venne designato Procuratore di Reggio Calabria il 13 marzo del 2008 dal plenum del Csm. Veniva da Palermo, dove da procuratore aggiunto aveva, tra l'altro, coordinato le indagini che hanno poi portato alla cattura di Bernardo Provenzano. Il 10 dicembre del 2007 la proposta di nominare Pignatone alla guida dell'ufficio giudiziario di Reggio Calabria era stata fatta dalla commissione per gli incarichi del Csm. In questi quasi quattro anni, Pignatone - oggetto anche di pesanti intimidazioni mafiose - ha guidato una serie di indagini contro le cosche di Reggio Calabria e provincia culminate nell'operazione del 13 luglio 2010 in Italia e all'estero, con oltre 300 arresti, un coordinamento con la procura della Repubblica di Milano che è andato poi avanti proficuamente negli anni, il delinearsi sempre più di una struttura unitaria delle cosche della 'ndrangheta calabrese, la loro pervasita' in quasi tutte le regioni italiane (Lombardia, Piemonte e Liguria in primo luogo) ma il ruolo determinante della testa dell'organizzazione a Reggio Calabria. Inoltre i sequestri e le confische di beni dal 2008 in avanti, le indagini sul narcotraffico, sui rapporti con la politica, l'area grigia e l'ultimo allarme, appena pochi giorni fa, il primo febbraio, in un convegno in cui il procuratore di Reggio Calabria ha delineato un quadro assai fosco: "Non c'é - ha detto - una sola fetta sociale vergine e i rischi di contagio sono costanti, anche se bisogna sempre distinguere il grano dal loglio. Ciò è essenzialmente dovuto al crescente ruolo degli enti locali, agli appalti, alle assunzioni, alla fornitura dei servizi, nel quadro del controllo del territorio che le cosche perseguono. Interfacciarsi con i politici, per la 'ndrangheta, significa governare la clientela che aumenta il suo potere e il suo 'riconoscimento socialé". E infine una considerazione: non c'é "così come per il terrorismo, la figura di un 'grande vecchio' che sta dietro ogni decisione delle cosche, sia singolo o come gruppo di persone, poiché le indagini finora svolte danno sì un'idea unitaria del fenomeno, ma é illusorio credere che basterebbe individuare e colpire quella 'figura' per sconfiggere definitivamente la 'ndrangheta''. Pignatone è entrato in magistratura nel 1974, pretore a Caltanisetta e poi a Palermo, prima sostituto procuratore e poi procuratore aggiunto.

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