NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Processo Cosca Pesce: pentito accusa finanzieri "Aiuti per traffico droga"

     

     

    Processo Cosca Pesce: pentito accusa finanzieri "Aiuti per traffico droga"

    03 feb 12 La cosca Pesce di Rosarno era in grado di farsi spedire 3-400 chili tra eroina e cocaina ogni settimana che transitava dal porto di Gioia Tauro grazie anche alla collaborazione di alcuni finanzieri compiacenti. A dirlo e' stato il collaboratore di giustizia Salvatore Facchinetti, ex affiliato alla cosca, che oggi è stato sentito in videoconferenza nel processo ai presunti affiliati alla cosca che si sta svolgendo davanti ai giudici del tribunale di Palmi. Si tratta di circostanze di cui Facchinetti aveva gia' parlato con i pm della Dda di Reggio Calabria e che sono oggetto di approfondimento. L'uomo ha spiegato che la droga arrivava nei container, nascosta tra altra merce, e veniva portata fuori dal porto con i camion di alcune ditte che di fatto erano riconducibili agli stessi Pesce. Una volta scaricata a Rosarno, la droga veniva divisa tra gli elementi di spicco della cosca ed una parte veniva spedita nelle regioni del nord. Alla domande del pm, Alessandra Cerreti, se i finanzieri lavoravano all'interno o all'esterno del porto, Facchinetti ha risposto di non ricordarlo, ma ha aggiunto che sapeva che gli stessi militari avevano delle cointeressenze in alcune truffe poste in essere dagli affiliati ai danni dell'Ue dalla quale si facevano versare contributi per degli agrumeti che in realtà esistevano solo sulla carta. Il collaboratore ha anche spiegato che tutto il territorio di Rosarno era diviso in zone di competenza tra i Pesce ed i Bellocco e che nessun atto criminale poteva essere compiuto senza il permesso del boss "competente". Al riguardo ha aggiunto che il sistema è uguale in tutta la Calabria, tanto che lui stesso, per alcune rapine compiute in altre città, aveva dovuto versare il 50% del bottino al boss della zona. Il collaboratore ha anche riferito che in una occasione gli era stato proposto di compiere una rapina ai danni del gioielliere Giuseppe Gelanzé (che nella scorsa udienza ha ammesso di avere pagato il pizzo), ma di essersi rifiutato perché era suo cliente. Facchinetti ha poi affermato che dopo l'arresto degli "anziani" della cosca, il controllo di tutte le attività era passato a Francesco Pesce, di 34 anni, detto "ciccio testuni", arrestato il 9 agosto scorso all'interno di un bunker nel quale si nascondeva dopo una latitanza di oltre un anno e figlio del boss Antonio, detto "testuni". Francesco, ha detto il collaboratore, aveva il controllo totale della droga, dell'usura e del trasporto per la catena di distribuzione alimentare della Sisa in Calabria.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore