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    Grave denuncia di Pignatone "In area grigia nessun settore e vergine"

     

     

    Grave denuncia di Pignatone "In area grigia nessun settore e vergine"

    01 feb 12 "Parlo da Procuratore della Repubblica, di chi è preposto a coordinare indagini che reggano un processo e contribuiscano a formulare sentenze. Quindi, riuscire a definire gli 'spazi di opacita'', incerti e sfuggenti, avendo chiaro che la questione del ruolo della cosiddetta 'area grigia' si accompagna da 150 anni al fenomeno mafioso in Italia". Lo ha detto Giuseppe Pignatone relazionando stamani al convegno all'auditorium 'Calipari' del Consiglio regionale sull'area grigia ed i suoi molteplici rapporti ed interessi, organizzato dal Museo della 'ndrangheta di Reggio Calabria. Pignatone si e' detto "convinto della possibilità di sconfiggere la mafia purché si lavori con grande spirito unitario". Il Procuratore della Repubblica di Reggio, inoltre, ha voluto escludere "così come per il terrorismo, la figura di un 'grande vecchio' che sta dietro ogni decisione delle cosche, sia singolo o come gruppo di persone, poiché le indagini finora svolte danno sì un'idea unitaria del fenomeno, ma è illusorio credere che basterebbe individuare e colpire quella 'figura' per sconfiggere definitivamente la ndrangheta". Il Procuratore ha ricostruito i quattro anni della sua permanenza a Reggio Calabria, "per quanto le indagini in corso lo consentono, affidandomi - ha detto - ai fatti e non solo alle condotte che non sempre, da sole, servono ad individuare reati certi". Pignatone, con lessico asciutto, ha descritto i vari livelli di collusione, "come nel caso della recente inchiesta 'Bellu lavuru due', con grandi imprese nazionali che si servono di imprese locali mafiose, nonostante le segnalazioni della Prefettura ne indichino l'indole, che in qualche modo devono recuperare investimenti eseguendo male le opere fino alle conseguenze del crollo di una galleria in costruzione per carenza strutturale, scaricando i costi sulla collettività". Pignatone, inoltre, ha esaminato i rapporti tra mafiosi, pubblici ufficiali e ceti professionali, forze dell'ordine, sindacalisti e magistrati. "Non c'é una sola fetta sociale vergine - ha detto - ed i rischi di contagio sono costanti, anche se bisogna sempre distinguere il grano dal loglio. Voglio però ricordare le amare riflessioni del presidente della sezione dell'Anm e di qualche collega sulle vicende che hanno coinvolto magistrati reggini e non mi pare che in altre occasioni simili che hanno riguardato professionisti parimenti sia stata resa pubblica alcuna presa di posizione da parte di organismi di rappresentanza professionale. Questo per dire che tutti dobbiamo prendere atto delle nostre responsabilità e reagire senza accettare o esprimere meraviglia per quanto di grave accade". Sul rapporto 'ndrangheta-politica il capo della Procura di Reggio ha ricordato ''i casi di consiglieri regionali, sindaci, consiglieri comunali già processati che testimoniano il forte interesse della 'ndrangheta per le amministrazioni locali. Cio' é essenzialmente dovuto al crescente ruolo degli enti locali, agli appalti, alle assunzioni, alla fornitura dei servizi, nel quadro del controllo del territorio che le cosche mafiose perseguono. Interfacciarsi con i politici, per la 'ndrangheta, significa governare la clientela che aumenta il suo potere e il suo 'riconoscimento socialé. Le 'relazioni esterne' della 'ndrangheta rappresentano uno degli aspetti fondamentali per interfacciarsi con la politica e l'economia e sono la base del suo secolare radicamento grazie anche al controllo di migliaia di voti. Ecco perché la 'zona grigia' è disponibile ad assecondarne i progetti, per convenienza e non solo per paura". Pignatone si è detto inoltre convinto "della necessità di iniziare le indagini sempre dal basso, dalla base militare della 'ndrangheta, ricostruendo le complicita', cercando prove ed evitando giudizi morali. Saranno i cittadini, alla fine, ad avere l'opportunità di giudicare ed orientarsi elettoralmente, se lo ritengono. Molto spesso il comportamento di un amministratore non sempre appare illecito nel suo operato. Ma se egli decidesse di costruire una strada nuova per il bene della comunità, e se i terreni circostanti fossero di proprietà di un mafioso, tutto ciò lo possono dire le indagini ed i collaboratori. Ecco perché le intercettazioni o i collaboratori sono spesso presi di mira. Ed ecco perché, volta per volta, bisogna esaminare i fatti alla luce della legislazione. Peraltro, anche il reato di concorso esterno, definito 'un mostro giuridico', è già presente in alcune sentenze della Cassazione in periodo pre-repubblicano". Pignatone, infine, ha portato come esempio la vicenda della società mista 'Multiservizi' che gestisce molti lavori pubblici per conto del Comune di Reggio Calabria. "Abbiano iniziato con indagini di mafia pura sulla cosca Tegano - ha evidenziato - e ne abbiamo scoperto gli interessi su un'impresa di pulizia dei vagoni ferroviari. Successivamente, grazie anche alla collaborazione di Moio, siamo pervenuti all'arresto di Giuseppe Rechichi, direttore operativo della Multiservizi, uomo della cosca. Un successivo approfondimento sulla società, ci ha permesso di fare emergere il ruolo del commercialista Giovanni Zumbo e dei suoi familiari, lo stesso registrato nell'abitazione di Pelle, e siamo giunti alla conclusione che un terzo del 49% della 'Multiservizi' fa capo ai Tegano. Vedremo l'andamento dei processi in corso ed i risultati della Commissione d'accesso nominata al Comune".

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