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    Condanna con sconto al boss Lo Giudice ritenuto credibile, altre 7 condanne

     

    L'arresto del boss

     

    Condanna con sconto al boss Lo Giudice ritenuto credibile, altre 7 condanne

    01 feb 12 Il boss della 'ndrangheta Antonino Lo Giudice, capo dell'omonima cosca, ed il cugino Consolato Villani, entrambi collaboratori di giustizia, sono credibili e le loro dichiarazioni hanno dato un contributo importante allo svolgimento delle indagini sulla consorteria di cui fanno parte. A stabilirlo è stato il gup di Reggio Calabria Daniela Oliva che infliggendo comunque ai due condanne pesanti ha concesso loro lo sconto della metà della pena reso possibile dall'art. 8 della legge antimafia 203/91. Nino Lo Giudice è stato condannato a dieci anni di reclusione e Villani a nove al termine del processo con rito abbreviato contro i presunti affiliati al clan. Oltre a loro sono stati condannati altri cinque imputati a pene variabili dai 10 ai 5 anni di reclusione, ed il gup ha ammesso cinque patteggiamenti a due anni di reclusione. Tra le persone condanne figura anche la moglie di Luciano Lo Giudice, fratello di Nino ed anche lui al vertice della cosca. Al momento della lettura del dispositivo da parte del gup, dalle gabbie degli imputati si sono levate grida ed urla di minacce. Nino Lo Giudice e Villani, collegati in videoconferenza, invece, hanno ascoltato la lettura in silenzio senza fare commenti. Luciano Lo Giudice è attualmente imputato in un processo con rito ordinario insieme al capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi, all'imprenditore Antonino Spanò e ad altre nove persone, che ha preso le mosse dalla stessa inchiesta che ha coinvolto Nino. Quest'ultimo, dopo l'arresto, ha iniziato a collaborare autoaccusandosi di una serie di reati e fornendo l'organigramma della propria cosca. Antonino Lo Giudice, tra l'altro, si è autoaccusato delle bombe fatte esplodere nel 2010 alla procura generale di Reggio e davanti al portene dell'abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e dell'intimidazione fatta al procuratore Giuseppe Pignatone con il ritrovamento di un bazooka a poche centinaia di metri dalla sede della Dda. Per questi fatti, nei quali sono indagati anche Luciano ed altre due persone, procede la Dda di Catanzaro.

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