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    Associazione Africalabria: Emergenza Rosarno è stata creata

     

     

    Associazione Africalabria: Emergenza Rosarno è stata creata

    19 dic 12 "Oggi che la tendopoli viene pian piano assorbita da un ghetto di baracche costruite nel fango, noi constatiamo che invece tutto è proprio come prima, solo che i ghettizzati sono stati deportati nel deserto della zona industriale per non disturbare". Così Africalabria. "Tutto - aggiunge - è come prima a cominciare dalla consapevole indifferenza delle istituzioni nazionali alle condizioni in cui da vent'anni in questo ed altri territori si trovano a vivere migliaia di braccianti stagionali. Gente ch'é qui per lavorare, sennò non ci verrebbe a stagione ma ci resterebbe sempre gente che da tanti anni gira le campagne d'Italia e tiene in vita un'agricoltura che scarica sul costo lavoro le strozzature del mercato. O ancora gente che ha conosciuto altri lavori e altre condizioni di vita, altri progetti oggi spazzati via dalla crisi. Li vogliamo nei ghetti, che siano casolari diroccati occupati abusivamente o campi di contenimento con tende o container, o ancora "villaggi di solidarietà" fatti di cemento e prefabbricati. Come ci arrivano poi al lavoro o a fare la spesa, è un problema loro e anche se muoiono, inevitabilmente, al di là delle manifestazioni di rituale cordoglio, resta un problema loro. E tutto questo a costo di spese ingenti, che giustificherebbero le opere minime di cui sopra o ancora trasporti pubblici, per tutti, anche tra diversi paesi, cosa che renderebbe più facile la mobilità a chiunque e possibile un'ospitalità ai braccianti diffusa tra vari centri magari dentro case sfitte da riqualificare, a migliorare l'aspetto dei paesi e dare un po' di respiro all'economia locale. Se è vero che per l'allestimento della tendopoli si son spesi 500.000 e che 300.000 ce ne vorranno per lo smantellamento, è facile considerare come la stessa somma avrebbe provveduto un posto comodo, in appartamento per 4, a 2.000 braccianti per due stagioni, lasciando questi soldi in un territorio che di solito vede flussi di denaro significativi solo in quanto legati all'economia mafiosa. Nell'affannoso accavallarsi di dichiarazioni irresponsabili e penosi rimpalli istituzionali dell'ultimo mese, "Africalabria, uomini e donne senza frontiere, per la fraternità" ha continuato il suo lavoro di sempre. Abbiamo visto sofferenza, abbiamo visto esasperazione, abbiamo visto disperazione, lo star male che rende gli uomini aggressivi tra loro per contendersi una coperta ma non abbiamo visto pericoli di rivolta. Non siamo indovini, non pretendiamo di sentenziare per il futuro, tanto più quando l'irresponsabilità istituzionale sembra in grado d'accendere con la benzina d'interventi scomposti anche la legna bagnata. Ma noi quel fuoco che cova di cui si parla non lo abbiamo trovato. Né guardandoci intorno ci sembra di trovare una situazione inedita Si parla di invasione. Noi diciamo che i numeri di quest'anno sono maggiori di quelli dell'anno scorso, ma simili a quelli che per tanti anni fino al 2010 hanno popolato la stagione degli agrumi. Si dice che non ci sono soldi. I Comuni di certo non li possono avere e va detto che hanno fatto tutti gli sforzi per realizzare le strutture d'accoglienza che prima non esistevano affatto, ma è assurdo pensare che un governo che ha sperperato miliardi per concentrare e segregare i disperati dell'emergenza Libia non possa affrontare e programmare l'accoglienza di alcune centinaia che ogni anno circuitano in questi territori.Se Africalabria, che non ha risorse ne agganci, riesce a far dormire su rete e materasso 60 persone che erano per terra e a portare periodicamente coperte e sacchi a pelo per gli altri, solo con gli aiuti che vengono da cittadini solidali, com'é possibile che altri, molto più potenti, non possano di più? La verità è un'altra. Se oggi c'é un'emergenza è perché questa è stata creata. Se oggi la Piana è abbandonata, quest'abbandono è pianificato. Se i braccianti africani vengono ignorati, è perché li si vuole invisibili. Se loro vengono qui, è perché ora non c'é altro dove andare e qui, anche quest'anno, le loro braccia continuano a servire. Se l'agricoltura è in ginocchio è perché c'é un sistema che di questa crisi si giova, contando che le clementine si vendano a 20 centesimi e che i disperati continuino a restar tali per essere disposti a raccoglierle a 20-25 euro al giorno grazie al sostegno della rete "Campagne in lotta" che da anni porta avanti un percorso di resistenza contadina e bracciantile"

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