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    Procura Reggio: Arresto Rappoccio è stato tempestivo

     

     

    Procura Reggio: Arresto Rappoccio è stato tempestivo

    30 ago 12 Il Procuratore della Repubblica facente funzioni di Reggio Calabria, Ottavio Sferlazza, ha diffuso un comunicato in riferimento alle dichiarazioni rese dall'avv. Aurelio Chizzoniti nell'intervista rilasciata oggi al quotidiano "Calabria Ora". "Le indagini sul caso Rappoccio - sostiene il procuratore Sferlazza - sono state tempestivamente avviate a seguito della denuncia presentata da Chizzoniti ed il fascicolo, di competenza della Procura ordinaria, è stato da me assegnato, in base ai criteri oggettivi e predeterminati previsti dalle tabelle, alla collega Squicciarini e stante la delicatezza del caso, ho chiesto al procuratore Pignatone di valutare l'opportunità di coassegnarlo anche a me. Dopo il trasferimento della dottoressa Squicciarini ho continuato anche da solo a seguire gli sviluppi delle indagini, delegando ulteriore attività investigativa alla sezione di Pg della Guardia di Finanza anche in considerazione dell'elevato numero di persone ancora da sentire in relazione alla frequenti integrazioni di denuncia frattanto depositate dal Chizzoniti. Tutte le determinazioni inerenti sia alla qualificazione giuridica dei fatti che all'esercizio della azione penale, pur con l'osservanza dell'obbligo di informare il capo dell'ufficio, sono state assunte in piena autonomia e secondo scienza e coscienza da me e dal sostituto Stefano Musolino, cui frattanto il fascicolo era stato coassegnato in sostituzione della collega trasferita". "Non è questa la sede - afferma ancora Sferlazza - per svolgere disquisizioni giuridiche sulla condivisibilità o meno delle valutazioni che hanno indotto la Procura generale ad avocare le indagini dopo che nei confronti di Rappoccio, è bene sottolinearlo, era stata esercitata l'azione penale con richiesta di rinvio a giudizio in data 7 dicembre 2011 da parte dell'ufficio di procura per il delitto di cui all'art. 87 D.P.R. n.570/60. E' tuttavia appena il caso di rilevare che le possibili divergenze di valutazione circa questioni inerenti la qualificazioni giuridica dei fatti da parte di uffici giudiziari diversi rientrano nella fisiologia della dialettica processuale e troveranno la loro soluzione nei giudizi di merito. Va qui sottolineata l'assoluta serenità delle valutazioni e determinazioni assunte dai magistrati della Procura ordinaria coassegnatari del procedimento (Sferlazza e Musolino). Lo si ribadisce secondo scienza e coscienza sia in ordine alla ritenuta non configurabilità della fattispecie associativa che della stessa truffa, avuto riguardo a profili di possibile concorso apparente di norme tra quest'ultima fattispecie e quella di corruzione elettorale con modalità fraudolente, contestata e prevista espressamente dall'art. 87 dello stesso DPR per la quale Rappoccio è stato rinviato a giudizio ed è attualmente imputato dinanzi al tribunale in fase dibattimentale. La ritenuta necessità di approfondire e valutare la problematica posizione di alcuni elettori, nonché quella di alcuni collaboratori di Rappoccio, indusse l'ufficio ad accelerare l'adozione della richiesta di rinvio a giudizio e lo sbocco dibattimentale per il principale protagonista della vicenda e stralciare le altre posizioni, iscrivendo in data 9 febbraio 2012 autonomo procedimento (n. 837/12 MOd.21) per altri 17 soggetti, per i reati di cui agli art..86 e 87 DPR n.570/1960, procedimento poi avocato dalla Procura generale in data 11 giugno 2012". "Quanto alla generiche dichiarazioni - afferma Sferlazza - rese dal collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, in sede di verbale illustrativo della collaborazione e successivamente nel corso di un interrogatorio in data 14 gennaio 2011, circa l'appoggio elettorale che la sua famiglia avrebbe dato al candidato Rappoccio, ("perché un suo zio che abita sopra di me essendo vicino mi ha ..diciamo mi ha interpellato se potevo farlo aiutare per farlo salire ecco", solo per amicizia ) la Dda non ritenne a suo tempo di adottare alcuna determinazione atteso che, come dovrebbe essere ben noto, la fattispecie dello scambio elettorale politico-mafioso richiede che la 'promessa di voti' sia ottenuta 'in cambio della erogazione di denaro'. Sicché, alla luce del quadro normativo vigente ed in mancanza di un accordo sinallagmatico avente ad oggetto anche soltanto 'altre utilita'' (locuzione, questa, il cui inserimento da parte del legislatore nella fattispecie di cui all'art. 416 ter codice penale è stato più volte sollecitato da magistrati e studiosi), nessun profilo di rilevanza di penale è ravvisabile nel fatto che una famiglia mafiosa sostenga un candidato, a prescindere ovviamente da ogni valutazione di ordine etico e politico". "Per il resto - conclude il procuratore Sferlazza - le affermazioni di Chizzoniti si commentano da sole e non meritano, almeno in questa sede, alcuna risposta".

    "Se Rappoccio ha imperversato per ben cinque anni la responsabilità è di chi glielo ha consentito, nonostante le pubbliche denunce di Calabria Ora che, sin dal 2008, ha parlato 'apertis verbis' di fabbriche e corsi fantasma senza l'assunzione delle benché minima iniziativa tesa alla verifica di un'evidente 'notitia criminis'". E' uno dei passaggi di un'intervista, pubblicata sul quotidiano Calabria Ora, all'avv. Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti nella lista Insieme per la Calabria e firmatario dell'esposto che ha dato il via all'inchiesta nell'ambito della quale è stato arrestato il consigliere regionale calabrese Antonio Rappoccio. "La tenebrosa vicenda Rappoccio - afferma ancora Chizzoniti - si domicilia temporalmente nel contesto di importanti incarichi direttivi che il Csm avrebbe dovuto conferire per cui é lecito riflettere a voce alta che un magistrato che arresti un consigliere regionale non per fatti di mafia, probabilmente non avrebbe offerto quelle garanzie che il procuratore della Repubblica di Roma dovrebbe garantire. Irrilevante sul punto il facile arresto di Zappalà per comode motivazioni paramafiose". Secondo Chizzoniti, inoltre, "il dottor Cisterna, assieme ai fratelli Macrì, era un pericoloso concorrente per il dopo Pignatone alla Procura di Reggio Calabria. Per cui alla stampa qualcuno ha propinato con sospetta tempistica circostanze non contenute nell'ordinanza cautelare di riferimento ma nella richiesta del pm procedente, con conseguente richiamo di frequentazioni, barche e navigli letteralmente inesistenti ma neanche esplorati a livello investigativo. Ovvio quindi utilizzare il pentito Lo GIudice contro integerrimi magistrati e sterilizzarlo sul versante politico poiché un'eventuale indagine avrebbe coinvolto non soltanto Rappoccio ma anche gli altri politici indicati che avrebbero potuto compromettere 'la marcia su Roma' di Pignatone ed altri sodali. In quest'ottica deludono sia Sferlazza che il giovane Musolino, procuratore aggiunto in pectore ove il dottor Prestipino dovesse subentrare a Pignatone".

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