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    Arresto Rappoccio, reazioni

     

     

    Arresto Rappoccio, reazioni

    28 ago 12 "Massima fiducia nella magistratura e auspicio che il consigliere regionale Antonio Rappoccio possa chiarire la sua posizione relativamente ai fatti che gli vengono contestati". Lo afferma, in una dichiarazione, il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Talarico, a nome della massima Assemblea legislativa calabrese, in riferimento alla notizia dell'arresto del consigliere. "Sentiamo ancora più forte, in questo momento - aggiunge - la responsabilità istituzionale di tutelare ruolo e funzioni del Consiglio, distinguendo eventuali responsabilità personali dall'attività e dai compiti istituzionali dell'Assemblea". "Continueremo con serenità il nostro lavoro - dice ancora Talarico - intensificando l'impegno in quel percorso di rispetto delle regole e di valorizzazione della legalità che rappresenta il punto fermo di questa legislatura e che coinvolge, positivamente, l'Assemblea in tutte le sue componenti".

    "L'arresto di un altro consigliere regionale calabrese della maggioranza, accusato di gravi reati, pone un serio problema di credibilità istituzionale per l'Assemblea calabrese". Lo sostiene, in una nota, la vicepresidente dei deputati del Pd, Rosa Villecco Calipari. "Non voglio entrare nel merito della vicenda giudiziaria - aggiunge - ma, pur ritenendo giusto mantenere anche in circostanze così delicate la linea del garantismo, non si può che esprimere una ferma condanna nei confronti di chi pensa di poter costruire le proprie fortune politiche approfittando dello stato di bisogno di tanti giovani, illusi con promesse di posti di lavoro inesistenti in cambio del loro voto. Un modo distorto di concepire la politica, purtroppo ancora molto diffuso in quelle zone del Mezzogiorno dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto ormai dei livelli drammatici". "Questa vicenda, al di là degli aspetti giudiziari - afferma ancora la parlamentare del Pd - comporta comunque un grave danno d'immagine per la Calabria, visto che la notizia ha avuto una grande risonanza nei mass media nazionali. Ecco perché il centrosinistra dovrà costruire presto un progetto politico alternativo, di netta contrapposizione all'attuale governo regionale, in grado di restituire alla Calabria quella credibilità istituzionale che merita".

    "Pdl e Udc DC in Calabria pensano solo a confermare il loro asse-potere politico alla Regione Calabria, mentre dovrebbero prendere atto dei numerosi provvedimenti giudiziari che continuano a colpire pezzi dell'attuale civico consesso regionale". Lo afferma, in una nota, la deputata di Fli Angela Napoli. "E' facile dire - aggiunge - che le azioni appartengono a chi le compie, ma non è accettabile che si prosegua con costanti attestati di solidarietà, lasciando che ogni intervento giudiziario scivoli via come acqua limpida. Nel dicembre 2010 sono stati arrestati, il consigliere regionale del Pdl Santi Zappalà (11 mila preferenze) e altri quattro politici, candidati nelle liste regionali 2010, non eletti ma convergenti sulla lista del Governatore Giuseppe Scopelliti. Accuse: associazione mafiosa e corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose. Nella stessa operazione sono risultati indagati per voto di scambio, altri candidati nelle liste regionali 2010, non eletti ma sempre convergenti sulla lista del Governatore Scopelliti. Nel novembre 2011 è stato arrestato il consigliere regionale Franco Morelli (13.671 preferenze), candidato nella lista Pdl, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreto d'ufficio e corruzione. E ancora: nel maggio 2012, nel corso dell'operazione 'La falsa politica', è stato arrestato l'ex consigliere regionale Cosimo Cherubino (6.546 preferenze), candidato non eletto per le regionali 2010 nella lista del Pdl. Questa mattina, infine, è stato arrestato il consigliere regionale Antonio Rappoccio (3.814 preferenze), candidato ed eletto in quota Pri nella lista 'Insieme per la Calabria'-Scopelliti Presidente, con l'accusa di associazione a delinquere, corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato. Allo stato risultano indagati o rinviati a giudizio altri consiglieri e assessori regionali nonché lo stesso presidente della Giunta regionale". "Alla luce di quanto finora ufficializzato - conclude l'on.Napoli - si palesa il sistema di corruzione e collusione che governa la nostra Calabria, costretta in contrapposizione a vivere in totale stato di emergenza. Quale futuro si prospetta per i cittadini di questa martoriata regione?".

    "Ancora una volta la politica arriva in ritardo rispetto alla magistratura. La soluzione dell'uscita di scena del consigliere regionale arrestato stamane, doveva essere presa dalla politica stessa". Lo afferma, in una dichiarazione, il deputato di Idv Ignazio Messina, responsabile Enti locali del partito e componente della commissione antimafia, commentando l'arresto del consigliere regionale della Calabria, il terzo dall'inizio della legislatura. "Così non è stato - aggiunge Messina - e ciò dimostra ancora una volta l'incapacità di Scopelliti di guidare una Regione come la Calabria. Farebbe bene a dimettersi, allora, insieme alla sua Giunta perché c'é, ed ormai è innegabile, una questione politica e morale che riguarda lui e le liste che lo hanno appoggiato". Sullo stesso argomento interviene anche l'Idv della Calabria, che invita il presidente Scopelliti "a chiedere scusa. Come diceva Agatha Christie - afferma l'Idv - tre indizi fanno una prova. E così, prima Zappalà, poi Morelli, oggi Rappoccio. Se qualcuno aveva dubbi sulla natura della coalizione del Presidente, oggi non ne ha più. Sono tanti, troppo, tre consiglieri regionali in carcere. Nessuno, nel centrodestra calabrese può dichiararsi estraneo rispetto a quello che è un vero e proprio fenomeno di presenza inquinante ed inquinata in seno al consiglio regionale della Calabria. E' noto che la responsabilità penale è personale, ma quando si consumano reati gravi per perseguire il consenso, la responsabilità va al di là dei singoli autori per coinvolgere capi e leader dei partiti e dei movimenti di riferimento". "E' di questi giorni - afferma ancora nella nota l'Idv della Calabria - la celebrazione delle liste di 'Scopelliti Presidente' ad opera dello stesso Presidente della giunta Regionale. Ma chi ha candidato Zappalà, Morelli e Rappoccio? Nessuno nel centrodestra, a cominciare da Scopelliti, era a conoscenza dei metodi e delle pratiche usate da questi signori per raccogliere voti?". "E' ormai evidente - sostiene ancora l'Idv - che in Calabria, dentro e fuori il Consiglio regionale, siamo in presenza di una grave questione morale che investe il cuore del centrodestra. I presupposti su cui regge il Governo Scopelliti, traballano. Abbiamo visto che il modello Reggio era un sistema scientifico, a voler essere generosi, di dissipazione delle risorse pubbliche. Ora scopriamo che una parte importante del consenso delle liste del Presidente veniva veicolato da truffe, raggiri, frequentazioni criminali, visite guidate presso santuari della 'ndrangheta. Cosa deve ancora accadere, signor Presidente, per chiedere scusa alla Calabria?''

    "A questo punto non esiste un caso Rappoccio ma caso mai un caso Giuseppe Pignatone già Procuratore a Reggio". A sostenerlo, in una nota, è l'avv. Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti nella lista Insieme per la Calabria e presentatore dell'esposto che ha dato il via all'inchiesta nell'ambito della quale è stato arrestato il consigliere regionale calabrese Antonio Rappoccio. "E' questa - ha aggiunto - la fisiologica conclusione connessa, in primis, al già clamoroso provvedimento avocativo delle indagini formalizzato appena il 12 giugno da parte dell'avvocato generale Francesco Scuderi che in circa due mesi ed in periodo balneare ha sopperito alla grave inerzia investigativa che macchia la Procura della Repubblica. In secundis, è logico chiedersi come mai un magistrato in appena due mesi ottiene quei risultati che invece per ben due anni sono sfuggiti ad un pool di esperti investigatori. Un fatto è certo, il provvedimento avocativo sul punto sottolinea apertamente che senza le mie denunce il caso Rappoccio sarebbe stato assorbito dall'oblio. In quest'ottica aggrava ulteriormente la posizione della Procura anche il verbale illustrativo sottoscritto il 7 aprile 2011 dal potenziale collaboratore Antonino Lo Giudice che ha apertamente parlato di un congruo sostegno elettorale regionale anche a favore di Rappoccio. Stranamente, però, pur essendo, al 7 aprile 2011, il predetto consigliere regionale già indagato proprio per corruzione elettorale il procuratore Pignatone avalla la frettolosa conclusione delle indagini su Rappoccio ignorando le gravi accuse di appoggio elettorale fornito dalla famiglia Lo Giudice. Fatto estremamente grave ove si pensi che il verbale illustrativo del pentito Lo Giudice è stato immediatamente utilizzato nei confronti di diversi magistrati reggini accusati, fra l'altro, di essere proprietari di imbarcazioni da diporto mai possedute". "La riprova della non indagine anche sui rapporti Rappoccio-Lo Giudice - ha sostenuto Chizzoniti - la si evince ulteriormente dalla recentissima e quindi tardiva apertura di un fascicolo iscritto al modello 44, ovvero, contro ignoti e dopo ben oltre un anno dalle dichiarazioni rese dal pentito. Letteralmente sparite per poi riapparire in una altro processo a Catanzaro. Analogo imbarazzante disimpegno si è registrato sul fronte politico eccezion fatta ed in tempi non sospetti per Omar Minniti di Rifondazione comunista e Renato Meduri già senatore del Pdl. Oggi in molti si sono svegliati dal compiacente letargo ed insorgono lancia in resta dopo essersi colpevolmente girati dall'altra parte per oltre due anni". Nella sua ordinanza il gip scrive che Rappoccio "non avrebbe disdegnato di rivolgersi ad un esponente della criminalità organizzata, per come asserito dal collaborante Antonino Lo Giudice, contattato al fine di 'raccogliere voti per lui'".

    Con l’arresto del consigliere Rappoccio si consolida un quadro di profondo inquinamento avvenuto alle ultime elezioni regionali. Cpsì in un nota del Segretario regionale di Sel Calabria, Andrea Di Martino. Avevamo già chiesto nei mesi scorsi la costituzione di parte civile del consiglio regionale nel processo al consigliere della maggioranza di centrodestra. Ora il quadro accusatorio si è fortemente aggravato, tanto da determinarne l’arresto. Questo non è un caso isolato, prima del consigliere Repubblicano, che aveva raccolto 3.672 preferenze, erano già stati arrestati il consigliere Franco Morelli del PDL (13.578 preferenze raccolte) nell’ambito dell’inchiesta “Infinito” della procura di Milano sui rapporti tra la politica calabrese, alcuni magistrati e il clan Lampada. Nella stessa inchiesta è coinvolto l’assessore regionale Luigi Fedele, già capogruppo PDL (7.671 preferenze). Soggetto a misura restrittiva, anche il consigliere regionale Santi Zappalà (11.078 preferenze), già condannato a 4 anni in primo grado per corruzione elettorale, con aggravante del metodo mafioso, per rapporti con la ‘ndrina dei Pesce. A questo quadro, già in se gravissimo, si aggiungono le vicende giudiziarie per reati ambientali di un assessore (11.215 preferenze) e di un consigliere regionale (6.904 preferenze) sempre del centrodestra. Senza citare le altre situazioni, imbarazzanti e discutibili, che riguardano assessori, e consiglieri del centrodestra. Così come inopportuna è la posizione del capo di gabinetto nella giunta regionale Franco Zoccali protagonista e fulcro del vero e proprio svuotamento delle casse al comune di Reggio Calabria oggetto dell’inchiesta sul caso Fallara. Inchiesta che vede coinvolto anche l’attuale presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, sindaco di Reggio all’epoca dei fatti contestati dalla magistratura. Sempre sul comune di Reggio Calabria pende l’esito dei lavori della Commissione d’accesso inviata dal ministero dell’interno per verificare l’infiltrabilità e l’infiltrazione del consiglio e della macchina amministrativa da parte delle ‘ndrine locali. Il riepilogo di queste vicende pone una vera e propria questione politico-morale sul consiglio Regionale Calabrese. Nelle ultime elezioni ben 54.118 voti sono oggetto di un rapporto democratico inquinato. Una cifra che rappresenta il 10% dell’intero consenso raccolto dalle liste a sostegno di Scopelliti. Un partito a due cifre elettorali. La crisi di credibilità che questo determina, la stasi di governo che si sta generando, pongono al consiglio tutto e alle opposizioni, in particolare, la necessità di aprire una fase nuova per la Calabria. Una fase in cui la malapolitica sia messa ai margini e si avvii una fase di profondo cambiamento. Un cambiamento in cui i nemici della Calabria, ’ndranghetisti e politici con loro collusi, truffatori, abusivisti e sfruttatori delle speranze dei Calabresi siano messi alla porta. Per fare in modo che questo si realizzi il Centrosinistra deve rinnovarsi e riorganizzare una proposta da offrire ai Calabresi. Affidare alle giovani generazioni il destino della propria terra è l’unica possibilità che abbiamo per salvarla. E’ questa la proposta che farò ad Alfredo D’Attorre, commissario Regionale del PD, nel confronto pubblico che avremo Domenica 2 settembre nell’ambito della festa di SEL che si terrà a Lamezia Terme.

    "Vent'anni di carcere a chi inganna gente disperata in cambio di voti!". Lo afferma, in una nota, il deputato del Pd Franco Laratta facendo riferimento all'arresto del consigliere regionale della Calabria Antonio Rappoccio. "In una terra come la nostra, dove la metà dei giovani è senza lavoro e dove un quarto delle famiglie è scivolata sotto la soglia della povertà - aggiunge Laratta - chi cerca voti con l'inganno merita vent'anni di carcere e la cancellazione da tutti i registri civili e politici. Il fatto che il consigliere regionale Rappoccio avrebbe indotto 850 persone a iscriversi, versando 15 euro, ad una cooperativa e a partecipare, pagando 20 euro, a un concorso, superando il quale avrebbero avuto concrete possibilità di lavoro, è di una gravità assoluta". "E siccome di Rappoccio in Calabria non ce n'é uno solo - conclude il deputato del Pd - sarebbe bene intensificare le indagini per punire i colpevoli di un delitto davvero volgare e imperdonabile".

    Sospeso dal PRI. Il consigliere regionale della Calabria Antonio Rappoccio, arrestato stamani, è stato sospeso dal Partito repubblicano. "Appresa la notizia del consigliere regionale repubblicano Antonio Rappoccio, eletto nelle liste di 'insieme per la Calabria' - è scritto in una nota - il segretario nazionale del Pri, Francesco Nucara, ha immediatamente provveduto a sospenderlo dal Partito repubblicano italiano. Il provvedimento sarà presentato alla Direzione nazionale del partito per la ratifica". "La segreteria del Pri - prosegue la nota - si augura che il consigliere Rappoccio possa dimostrare la sua completa estraneità ai fatti, considerato anche l'odioso reato (scambio di voti) di cui è accusato. La segreteria del Pri confida in maniera totale ed assoluta nella giustizia, qualunque possa essere il verdetto finale".

    Pri Calabria: Sospensione appropriata. La segreteria regionale del Pri calabrese, in una nota, "afferma, come sempre, la propria fiducia sull'attività della magistratura" dopo l'arresto del consigliere regionale Antonio Rappoccio, repubblicano. "Se sono validi, probanti e convergenti gli elementi raccolti dagli inquirenti che hanno istruito la pratica - prosegue il Pri calabrese - è superfluo o quanto meno avventuroso parlare di complotto. La segreteria del Pri ritiene che l'ipotesi di reato a cui Rappoccio è stato chiamato a rispondere sia completamente in conflitto con gli ideali repubblicani e coerentemente con ciò valuta appropriato il provvedimento di sospensione attivato dal segretario nazionale del Partito. Sulla scorta del principio sacrosanto per il Pri della presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, la segreteria regionale del Pri confida che Rappoccio possa dimostrare, al più presto, di essere completamente estraneo ai fatti che gli vengono contestati". La segreteria regionale del Pri rimarca, infine, "che l'arresto del consigliere regionale non inficia l'integrità, la credibilità e l'azione politica del Partito repubblicano calabrese che non è minimamente coinvolto nella vicenda. Allo stesso modo auspica che la vicenda non venga strumentalmente utilizzata contro il Governo regionale e la persona del Governatore". Sulla vicenda è intervenuta anche la segreteria provinciale del Pri di Reggio Calabria che "ribadisce piena fiducia nell'operato della magistratura, con l'auspicio che Rappoccio possa dimostrare la sua completa estraneità ai fatti a lui attribuiti. Il Pri reggino, inoltre, certo del proprio operato, auspica che tali vicende non vengano assunte strumentalmente come occasione di speculazione politica nei confronti di un partito che, invece, impegna risorse, energie e lavoro in favore della collettività. La segreteria provinciale, infine, condivide il provvedimento adottato dal segretario nazionale Francesco Nucara di sospensione dal partito, decisione dovuta in attesa della conclusione dell' iter giudiziario nei tempi e nei gradi di giudizio; pur avendo in precedenza apprezzato la decisione del consigliere Rappoccio di non essere inserito nel gruppo dirigente eletto recentemente dai congressi provinciali e cittadini"

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