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    Sindaci del Tirreno: privo di fondamento scientifico rapporto Goletta Verde

     

    La costa Calabrese vicino San Lucido

     

    Sindaci del Tirreno: privo di fondamento scientifico rapporto Goletta Verde

    20 ago 12 A leggere il rapporto di Legambiente sulla balneazione viene in mente il famoso sonetto di Trilussa sulla statistica, quello per cui se uno mangia due polli e un altro digiuna vuol dire che hanno mangiato un pollo a testa. Forse Legambiente, della quale si è sempre avuta grande considerazione, pensava di fare una cosa tanto “Web 2.0” nel pubblicare la mappa dell'Italia con sovraimpressi i punti dei prelievi, ma è proprio questa mappa che rende privo di fondamento scientifico il rapporto di Legambiente. Così in una nota congiunta il sindaco di Scalea (Pasquale Basile) con i colleghi di Tortora (Pasquale Lamboglia), Praia a Mare (Antonio Praticò), Santa Maria del Cedro (Giuseppe Aulicino), Diamante (Ernesto Magorno). Non si capisce infatti quale sia il criterio usato per il campionamento: perché a Tropea si e a Soverato e Scalea no? Perché un buco di decine di km tra Paola e Praia a Mare o tra Soverato e Melito Porto Salvo e, di contro, prelievi a pochi km di distanza in altre zone? Perché a Paola si preleva alla foce di un fiume e a Tresnuraghes (Oristano), a San Teodoro (Olbia), a Leuca di fronte a spiagge senza corsi d'acqua nelle vicinanze? E poi ancora: come si fa a dire un punto inquinato ogni tot km di costa quando in Calabria i prelievi effettuati sono stati 24 (per 714 km di costa, la regione più campionata in assoluto, con la quasi totalità dei campioni in prossimità di foci di fiumi) mentre sono solo 20 in Sicilia (per oltre 1400 km di costa) e in Sardegna (oltre 1700 km di costa)? Volendo fare i maligni è possibile fare prelievi in punti ad hoc e far apparire inquinato il 100% delle coste italiane, o splendidamente pulito, a seconda di ciò che si vuole ottenere. Basta spostare il punto di poche centinaia di metri e avere risultati completamente diversi. E' proprio per questo che sono previste rigorose procedure di “campionamento” per analizzare correttamente un fenomeno. E quindi delle due l'una: o Legambiente si è mossa con un dilettantismo che ne inficia considerevolmente la credibilità o c'è da pensar male. Poi, se ci vogliono far credere che il Lido di Venezia, proprio all'entrata della laguna, e il delta del Po non sono inquinati, allora proprio non possono darla a bere a nessuno. Ma cosa dicono gli altri studi? L'Arpacal, che ha fatto un lavoro certosino monitorando specialmente luoghi critici, ha già pubblicato i dati che smentiscono inequivocabilmente Legambiente. Il rapporto europeo, presente sul sito del Governo cercando “rapporto acque balneazione”, parla di una Calabria pressoché totalmente balneabile, in linea sostanziale con quanto detto da Arpacal. Il Portale Acque, del ministero della Salute, non fa altro che confermare – forse anche in meglio – quanto riportato dall'Arpacal e addirittura, come nel caso di Scalea ad esempio, potrebbe rendere meno restrittive le ordinanze attuali. E allora, chi ha ragione? Deve esser chiaro che nessuno vuole nascondersi dietro un dito: in questo settore abbiamo ancora problemi da risolvere e siamo in tanti a lavorarci, ma il mare – per lo meno nel territorio dell'Alto Tirreno a me ben noto – è sostanzialmente più che buono. Certo, quando il mare è mosso o quando piove e i fiumi si gonfiano non si può certo parlare di acque cristalline. Ma questo accade ovunque, in Calabria come a Pantelleria, a Malta o all'Isola D'Elba. La lotta all'abusivimo è ancora lungi dall'esser vinta, però si sta lavorando tutti con impegno forte, procure comprese, per individuare e far ridurre il fenomeno. Però, come sindaco e soprattutto come calabrese, mi sarei aspettato un comportamento sicuramente più consono all'etica scientifica che la problematica richiede. Stando a quanto si legge sul sito della stessa associazione, la goletta verde ha terminato il suo viaggio a Trieste il 14 agosto. Orbene, un qualsiasi ricercatore di fronte a quei dati preoccupanti avrebbe avviato verifiche e confronti per certificarne l'assoluta certezza prima di sparare sui giornali, con un tempismo che ingenera sospetto, titoloni – come quelli sulla Calabria - che hanno causato danni ingenti sia all'immagine che al turismo. E ripeto, parlo come calabrese, perché Scalea e l'alto Tirreno sicuramente sono toccati poco o nulla da questa problematica, ma questo non significa che io sia meno indignato o più tranquillo. Titoloni, il cui senso è ancora oggi presente sul sito di Legambiente nelle intestazioni dei paragrafi del comunicato stampa, già parzialmente smentiti e che chiunque sappia leggere i numeri sa non essere né veri né fondati. Non possiamo non esortare, noi sindaci dei maggiori comuni costieri dell'alto Tirreno, il Presidente Scopelliti a perseguire con tenacia, anche con l'azione legale se necessario, la strada a tutela della Calabria e di tutti i comuni costieri perché il lavoro di tanti sindaci, di tanti tecnici comunali e delle strutture regionali non sia vanificato da iniziative giornalistiche che poco hanno di scientifico. Ma con altrettanta forza esorto tutte le forze politiche e l'intera società civile a fare quadrato attorno a questa terra senza divisioni e preconcetti, condividendo in pieno l'intervento dell'on.le Chiappetta sui giornali di domenica, soprattutto in considerazione del fatto che il mare non ha recinti comunali o provinciali e non cambia a seconda dei colori politici.

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