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    Omicidi per faida, blitz nel reggino: 16 arresti di CC e PS

     

     

    Omicidi per faida, blitz nel reggino: 16 arresti di CC e PS

    08 ago 12 I Carabinieri e la Polizia di Stato di Reggio Calabria stanno eseguendo 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti di altrettanti affiliati alle cosche Ruga, Leuzzi e Vallelonga, operanti nei comuni di Monasterace, Caulonia, Stilo, Riace e Stignano. Alle persone destinatarie delle misure restrittive vengono contestati, a vario titolo, i reati di omicidi, associazione mafiosa, detenzione di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni ed altro. L'inchiesta, che riguarda la cosiddetta 'faida dei boschi', é coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

    Ci sono anche i responsabili dell'omicidio del boss Damiano Vallelunga, avvenuto il 27 settembre del 2009 a Riace davanti il santuario di San Cosma e Damiano, tra le 16 persone arrestate nell'ambito dell'operazione Confine, condotta la scorsa notte da carabinieri e polizia con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria. L'assassinio di Vallelunga, soprannominato il "boss dei viperari", secondo quanto è emerso dalle indagini, ha scatenato la cosiddetta "faida dei boschi" nell'ambito della quale c'é stata una lunga serie di omicidi e tentati omicidi, che proseguono ancora, in un'area compresa tra le province di Reggio Calabria e Catanzaro. Alla faida vengono attribuite, in particolare, le uccisioni di Giuseppe Todaro, ucciso a Chiaravalle Centrale il 22 dicembre del 2009 ed il cui cadavere non è mai stato trovato; Pietro Chiefari (Davoli, 16 gennaio 2010); Domenico Chiefari (Guardavalle, 11 marzo 2010); Francesco Muccari (Isca sullo Jonio, 16 marzo 2010); Angelo Ronzello ((Monasterace, primo aprile 2010); Giovanni Vallelonga (Stilo, 21 aprile 2010); Vittorio Sia (Soverato, 22 aprile 2010), Giovanni Bruno (Vallefiorita, 15 maggio 2010); Mario Petrolo (Stilo, 26 maggio 2010); i fratelli gemelli Vito e Nicola Grattà (Gagliato, 11 giugno 2010); Salvatore Vallelunga (Brognaturo, 15 giugno 2010) e Agostino Procopio (San Sostene, 23 luglio 2010)). Nell'ambito dell'operazione sono state anche sequestrate due imprese intestate a prestanome risultate provento delle attività illecite delle cosche coinvolte nell'operazione.

    Gratteri colpita elite delle cosche. ''Con questa indagine siamo entrati in un territorio molto difficile perché abbiamo colpito gruppi e persone che rappresentano l'elite della 'ndrangheta''. Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, illustrando, nel corso di una conferenza stampa, i risultati dell'operazione condotta da carabinieri e polizia in relazione alla "faida dei boschi". "Abbiamo arrestato - ha aggiunto Gratteri - esponenti di primissimo piano della 'ndrangheta che estendono la loro influenza anche all'estero. Ed in questo senso l'indagine ha consentito sicuramente di mettere un punto fermo importante nelle inchieste sulla 'ndrangheta''. Le imprese sequestrate nell'ambito dell'operazione sono tre ed hanno un valore di circa tre milioni di euro. L'indagine che ha portato agli arresti si è basata sulle rivelazioni di due pentiti di 'ndrangheta, Antonino Belnome e Michel Panajia.

    Gli arresti: Tra gli arrestati ci sono i quattro figli di Giovanni Vallelonga, ucciso il 21 aprile del 2010 a Stilo, Agostino, Bruno, Luigi e Piero, rispettivamente di 39, 44, 36 e 40 anni. Ci sono anche un cognato ed un genero dello stesso Giovanni Vallelonga, Renato Comito, di 59 anni, e Cosimo Franze' (47). Le altre persone finite in manette sono Vincenzo Franzé (20); Antonio Leuzzi (27); Giuseppe Cosimo Leuzzi (58); Cosimo Spatari (51); il figlio di questi, Luca (27); Angelo Natale Misiti (42); Salvatore Papaleo (40) e Andrea Sotira (34). In carcere il provvedimento è stato notificato a Vincenzo Gallace (65), già detenuto. E' sfuggito all'arresto, invece, Domenico Ruga (35), indicato dagli investigatori come uno dei capi dell'omonima cosca. "Si tratta di gente - ha detto ancora il procuratore Gratteri - che detta l'agenda della vita criminale in una vasta zona della provincia di Reggio Calabria. Per questo è stato importante esservi 'entrati' con questa indagine". Il Procuratore della Repubblica reggente di Reggio Calabria, Ottavio Sferlazza, ha espresso la propria soddisfazione "per il fatto che questa operazione - ha detto - ha consentito di riaffermare la presenza dello Stato in aree nelle quali, invece, le 'ndrine la facevano da padrone''.

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