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    Scomparso Renato Nicolini, era docente alla Mediterranea di Reggio

     

     

    Scomparso Renato Nicolini, era docente alla Mediterranea di Reggio, cordoglio in Calabria

    04 ago 12 Renato Nicolini, ex assessore alla Cultura del Comune di Roma, morto stamani, era professore ordinario di Composizione Architettonica nella Facoltà di Architettura dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Era anche direttore artistico del laboratorio teatrale dell'Università, che curava insieme alla campagna Marilù Prati. Il laboratorio, che è anche un compagnia teatrale, ha sede nell'Università e presenta le sue rappresentazioni al Teatro Siracusa. "Nicolini - è detto in una nota pubblicata sul sito dell'università - era un architetto animato da instancabile curiosità, affabulatore innamorato della parola, fiorettista della battuta e ricco di passione civile che lo ha portato all'impegno politico". Il rettore dell'ateneo reggino, Massimo Giovannini, "personalmente e a nome dell'Università Mediterranea, piange - in un messaggio - la prematura scomparsa di Renato Nicolini, insostituibile riferimento umano e culturale per intere generazioni di studenti e di architetti. La Mediterranea perde un protagonista del comune progetto di formazione ed il Paese un esponente di primo piano della coscienza civile". "Renato Nicolini - conclude Giovannini - lascia un patrimonio scientifico, artistico ed umano di cui ci sentiamo custodi e propagatori privilegiati".

    Nicolini l'effimero che veniva dal PCI. Il nome di Renato Nicolini è indissolubilmente legato all'Estate Romana, quando da assessore alla cultura riportò la gente in piazza mescolando cultura alta e cultura popolare e inventando quello che fu definito, l'Effimero. Un'eresia, per quel tempo, che scatenò un incessante dibattito durato per tutti gli anni della sua fortuna, ma anche uno stimolo per un paese attanagliato dalla morsa grigia degli Anni di Piombo - quando la gente scendeva in strada solo perché costretta dall'austerity - una morsa che segnava anche il mondo intellettuale e che, nel bene e nel male, Nicolini contribuì a superare. La ricetta innovativa fu di mescolare avanguardia e pop, di trasformare in palcoscenico qualunque luogo della città compresa la periferia, di sfondare la dimensione del tempo con maratone - di cinema, teatro, danza, poesia - che duravano anche giorni, in una assoluta invasione della notte. Del resto Renato Nicolini, scomparso oggi a poco più di 70 anni - era nato a Roma il primo marzo del 1942 -, era prima di tutto un intellettuale. Di quel rango cresciuto all'ombra del '68, persone capaci di stringere in un nodo indissolubile pensare e agire. Lui era cosi', era una piccola rivoluzione, profondo e leggero nello stesso tempo e la generazione del Pci, tra le cui file era cresciuto, quella leggerezza che anticipava i tempi, non gliela perdonò mai. Sinceramente commosso però oggi l'addio bipartisan che gli ha tributato la politica italiana, a partire dal messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla famiglia di Nicolini: "che seppe esprimere la sua vocazione culturale e passione politica - strettamente e originalmente unendole - prima nell'attività di brillante assessore al Comune di Roma, e poi nell'intensa attività parlamentare" scrive il presidente, "nel ricordo delle tante occasioni di incontro e di comune impegno". Omaggio anche dal segretario del Pd Pierluigi Bersani che saluta l'uomo che "ci ha insegnato che la buona politica si fa perseguendo un'idea di servizio alla comunità". Commozione anche da Fabrizio Cicchitto. Per il capogruppo Pdl alla Camera Nicolini a Roma "ha rappresentato un'epoca". Laureato in architettura fu proprio con un grande studioso di storia dell'arte, Giulio Carlo Argan - primo sindaco non democristiano della capitale -, che nel 1976 divenne assessore alla cultura del comune di Roma, ruolo che continuò a ricoprire fino al 1985 anche con i sindaci successivi, in amministrazioni sempre di centrosinistra, Luigi Petroselli ed Ugo Vetere. In quel decennio Roma diventa d'estate quello che non era mai stata prima, una città attraversata dal cinema, che invade la basilica di Massenzio, dalla poesia che da Castelporziano arriva fino al Parco dei Daini di Villa Borghese, con spettacoli di teatro in strada e persino proiezioni di immagini in movimento che cambiano il volto alle facciate di storici palazzi e della periferia. "La prima fase, Castelporziano, la basilica di Massenzio, il teatro all' aperto nelle vie del quartiere Prati con Peter Brook e Memé Perlini, il successo nel 1981 con il film Napoleon di Abel Gance": sono i momenti più importanti quella stagione messi in fila dallo stesso Nicolini in una intervista di qualche anno fa. Castelporziano, prima di tutto, dove notte e giorno su una spiaggia che era allora inaccessibile ed è diventata poi la più popolare del litorale romano, si susseguirono grandi poeti internazionali - Allen Ginsberg, William Bourroghs, Gregory Corso, Serghej Evtuschenko - per tre giorni di fine giugno, che si conclusero con la spiaggia invasa da trentamila persone - che mangiavano, dormivano, si spogliavano - e il crollo del palco dei molti partecipanti che si sentivano poeti e finirono coperti di sabbia. Gli intellettuali, anche quelli di sinistra, criticarono quello che fu senza dubbio un grande evento, una piccola Woodstock italiana. Destino che accompagnò la carriera di Nicolini, senza dubbio un provocatore e a volte anche solo per il gusto di travolgere i suoi interlocutori, ma anche in questo assolutamente anticipò i tempi. L'Estate romana si accese il 25 agosto del 1977 con la proiezione a Massenzio di Senso di Luchino Visconti, per chiudersi a metà anni '80 quando le pubbliche amministrazioni decisero che non era piu' il caso di spendere tanto per la cultura. Ma molto è rimasto, e molto ha inventato, come le notti bianche che ciclicamente continuano. L'Italia stava cambiando e Nicolini non riuscì a portare avanti il suo progetto politico e culturale insieme, spostato in un primo momento anche nell'affascinante castello di Giove e nella zona di Amelia. Dal 1983, per tre legislature fu Deputato al Parlamento italiano prima nelle file del Partito Comunista e poi nel 1992 come esponente del Pd. Nel 1993 si candidò come sindaco di Roma per la coalizione formata dal Prc e dalla lista Liberare Roma ottenendo oltre l'8% dei consensi. Nel 1994 si concluse la sua esperienza parlamentare, ma non certo quella culturale e inizio a pubblicare allora alcune opere teatrali. Nel 1985 venne nominato dal ministro francese Jack Lang, Officer de l'Ordre des Arts et des Lettres de la Republique francaise. Dal 1988 fino al 1996 è stato vicepresidente della Fondazione Festival dei Due Mondi di Spoleto. Dal 1994 al 1997 è stato assessore a Napoli, ma era ancora professore ordinario di Composizione Architettonica nella Facoltà di Architettura dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Malato da tempo ma non smetteva di intervenire nel dibattito pubblico, anche dal suo blog per combattere quello che definiva "un forte degrado". Per la sua Roma "svenduta al turismo di massa, i luoghi anche periferici che noi avevamo rivalutato sono stati abbandonati. E' chiaro che i giovani in mancanza di alternative hanno trasformato la città in un enorme pub".

    "Con Renato Nicolini scompare un intellettuale di primaria grandezza e il piu" innovativo 'assessore alla cultura che l'Italia abbia mai avuto". Con queste parole l'assessore alla Cultura della Regione Calabria e Coordinatore nazionale degli Assessori alla Cultura della Conferenza delle Regioni, Mario Caligiuri, ha ricordato Renato Nicolini, professore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. "Nella mia lunga attività di sindaco - ha aggiunto - Nicolini è stato un punto di riferimento per le iniziative culturali. Con lui, il cosidetto 'effimero' è diventato, per chi ne ha saputo interpretare lo spirito, politica utile e concreta per la crescita culturale, civile ed economica delle comunita". Per i tipi della casa editrice 'Citta' del Solé Nicolini, l'anno scorso, aveva ripubblicato 'Estate romana. 1976-85: un effimero lungo nove anni', con la prefazione di Jack Lang, già Ministro della Cultura francese". "Nell'Italia di metà degli anni Settanta, scossa dal terrorismo - ha concluso Caligiuri - apparve questo assessore che ha rivoluzionato per sempre la politica culturale, facendola diventare un fenomeno popolare ormai entrato nel cuore degli italiani".

    "Con Renato Nicolini abbiamo denunciato tante volte la "deriva urbana" della modernità difendendo l'unità della "bellezza plurale" costruita in tanti secoli di storia e cultura". Lo afferma in una nota il direttore dell'Istituto di ricerca 'Abitacolo', Fernando Miglietta. "Una critica severa alla politica, alle istituzioni - aggiunge - per la condizione della città contemporanea, con all'orizzonte sempre la prospettiva e il desiderio di una città nuova capace di ritrovare paesaggi urbani e ambientali inclini alla storia di una comunità, al senso di un divenire, all'idea di democrazia. Il cantiere scientifico dell'istituto di ricerca "Abitacolo", sin dalla sua fondazione, grazie anche ai suoi illuminanti contributi, è diventato in questi anni un luogo esclusivo di confronto teorico, critico, creativo, eretico e dissonante, così come era nella sua natura di intellettuale autentico, capace di svelare sedimentazioni storiche e poetiche, contaminazioni e accostamenti plurali. La sua idea di bellezza era scoprire l'immagine emblematica di una cultura". "La scomparsa di Renato Nicolini - prosegue Miglietta - lascia un vuoto nella cultura italiana che perde uno dei protagonisti più illuminanti; per noi un compagno di viaggio insostituibile, un amico autentico dell'arte e dell'architettura. Il suo "architetto regista", così come mi aveva definito in uno dei suoi scritti, saluta il grande "attore-architetto" del teatro della vita".

    "La scomparsa di Renato Nicolini ci rattrista fortemente". Lo afferma, in una nota, Eva Catizone, della Presidenza nazionale di Sel. "E' stato un intellettuale eclettico - aggiunge - legato anche alla Calabria. Un fine architetto curioso di tutte le forme d'arte, in specie del teatro. Un uomo fortemente legato ad un'idea di cultura come crescita collettiva. Di lui ci mancheranno le passeggiate al tramonto sulle 'plateiai' di Sibari, il sorriso e quel senso di leggerezza effimera che rende sostenibile la vita". "Che questo tuo ultimo volo - conclude Eva Catizone - ti sia lieve, amico mio".

    "Non solo Roma, ma l'Italia intera piange il protagonista di una grande stagione della nostra storia culturale. Quella di Renato Nicolini è stata una personalità straordinaria, che ha innovato profondamente il modo stesso di pensare le politiche culturali e che resterà come uno dei più significativi e lungimiranti esempi da seguire". La deputata del Partito democratico Maria Grazia Laganà Fortugno ricorda così l'intellettuale scomparso. "Il professor Nicolini - prosegue la parlamentare - ha lasciato una traccia indelebile anche in Calabria, con la sua più che ventennale attività di docente alla facoltà di Architettura dell'università Mediterranea di Reggio. Nella nostra regione, Nicolini ha contribuito non solo a rafforzare, con autorevolezza, il ruolo del mondo accademico reggino, ma ha anche "esportato" l'esperienza dell'Estate romana, in un mix di cultura alta e popolare, svolgendo un grande lavoro con il laboratorio teatrale dell'università". "Certamente - conclude l'on. Laganà Fortugno - resta il rammarico per il fatto che un cattedratico e politico di questo spessore, negli ultimi anni, non abbia potuto proseguire lo straordinario e appassionato impegno civile che, negli anni Settanta e Ottanta, ne aveva esaltato il genio".

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