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    Marito scrive a pentita Pesce "Ci stai rovinando"

     

     

    Marito scrive a pentita Pesce "Ci stai rovinando"

    23 set 11 "So che hai ricominciato a fare cocò. Ci stai rovinando tutti e stai rovinando te stessa ed i tuoi figli. Dio vede e provvede". Sono alcuni dei passi di una lettera scritta da Rocco Palaia, presunto affiliato alla cosca Pesce, alla moglie Giuseppina Pesce dopo avere saputo che la donna, figlia del boss Salvatore, aveva ripreso a collaborare con la giustizia. La lettera, di due pagine, è arrivata nel carcere dove Giuseppina Pesce è detenuta il 20 settembre scorso ed è stata bloccata dal direttore che l'ha poi trasmessa alla Dda. Ed oggi, nel corso dell'udienza del processo in corso a Palmi, il pm Alessandra Cerreti ne ha chiesto e ottenuto l'acquisizione agli atti. Nella lettera Palaia, anche lui imputato e detenuto, avverte la moglie che non gli può portare via il figlio maschio. "A lui - scrive - ci devo pensare io". Quindi fa un riferimento alla richiesta di divorzio avanzata dalla collaboratrice per dirle che non vuole la separazione e che "devi smettere di parlarne". La missiva di Palaia, ha detto il pm in aula, "é inquietante per il contenuto altamente minatorio nei confronti della moglie". Tra l'altro, c'é un'altra lettera di Palaia della quale la donna ha parlato in un interrogatorio ma che deve consegnare agli inquirenti e nella quale le sarebbero rivolte altre minacce. Oltre che della lettera, il pm ha chiesto l'acquisizione della sentenza del gup di Reggio con cui sono stati già condannati, col rito abbreviato, 11 presunti affiliati alla cosca Pesce; la lettera di minacce scritta al sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, dal capo della cosca, Rocco Pesce, dal carcere di Opera nel quale è detenuto per scontare una condanna all'ergastolo e la successiva ordinanza di custodia cautelare notificata allo stesso Pesce in cui si contesta il reato di minacce nei confronti di un corpo politico o amministrativo per impedirne o per turbarne l'attività; tre verbali di interrogatorio di Giuseppina Pesce e le tre lettere scritte dalla collaboratrice il 24 e 25 giugno ed il 23 agosto scorsi per spiegare i motivi per i quali aveva deciso di interrompere il rapporto con la giustizia e manifestare la volontà di riprenderlo. Le lettere di Palaia e quella di Rocco Pesce, secondo il pm, indicano che "é in atto una strategia minatoria neanche tanto occulta per sottoporre a pressione la collaboratrice di giustizia". La sua partecipazione serena al dibattimento, tuttavia, per la Dda "conferma la volontà seria, e questa volta fortissima, di collaborare". L'udienza è stata poi aggiornata al 30 settembre prossimo.

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