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    Giuseppina Pesce torna a collaborare, domani in aula

     

     

    Giuseppina Pesce torna a collaborare, domani in aula

    22 set 11 Comparirà domani per la prima volta, in videoconferenza, davanti ai giudici del tribunale di Palmi, Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, che ha ripreso la sua collaborazione con la giustizia dopo che, il 2 aprile scorso, aveva deciso di interromperla. Nelle nuove rivelazioni la pentita ha affermato che "nessuno mi ha mai costretta o indotta a rendere dichiarazioni". E' stata la stessa Pesce a chiedere di partecipare all'udienza del processo che riprenderà domani a Palmi, nei confronti di esponenti dell'omonima cosca, affrontando così i propri familiari che ha accusato con le sue dichiarazioni. Per la Dda si tratta di un ottimo segnale perché "significa che si sente sicura". Le nuove dichiarazioni di Giuseppina Pesce sono state depositate dal pm della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti, nel corso di una udienza del tribunale della libertà nei confronti di Maria Grazia Messina, nonna della pentita. Nei nuovi atti la collaboratrice di giustizia ha ammesso di aver sentito telefonicamente, nel corso dei primi sei mesi della sua collaborazione, il suocero e che questi si era offerto di pagare le spese legali e di provvedere a tutte le sue necessità economiche nel caso in cui avesse interrotto la collaborazione. "Adesso - afferma la Pesce ai magistrati - ho deciso di collaborare nuovamente con voi perché ho capito di aver sbagliato. Ho capito che il destino dei miei figli deve essere deciso da me". La collaboratrice ha spiegato anche le dichiarazioni, rese ad aprile scorso in una lettera inviata al Gip di Reggio Calabria, nelle quali affermava di essere stata costretta a collaborare. "Si è trattato - aggiunge - di una tecnica difensiva. La lettera è stata scritta dall'avvocato scelto dai miei familiari. Su un paio di punti non ero d'accordo. Nessuno, infatti, mi ha mai costretta o indotta a rendere dichiarazioni. Come avevo detto all'avvocato era stata una mia libera scelta". Nelle sue dichiarazioni la pentita ha fatto riferimento anche alla situazione dei suoi figli. "Ho appreso - ha detto - che i parenti di mio marito li maltrattano: mia cognata li ha cacciati e li ha mandati da mio suocero. Non danno loro da mangiare". I tre figli della Pesce, due ragazzine di 16 e 5 anni, ed un maschietto di 9, sono stati portati in una località protetta ed ospitati in una comunità così come ha chiesto la madre.

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