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    Iniziato e subito rinviato processo strage ciclisti Lamezia

     

     

    Iniziato e subito rinviato processo strage ciclisti Lamezia. Scampato "Chiedo giustizia"

    21 set 11 E' cominciato ed é stato subito rinviato al 14 ottobre prossimo per l'inizio della discussione, il processo davanti al gup di Lamezia Terme per la strage degli otto ciclisti investiti il 5 dicembre 2010 da un'auto condotta da Chafik El Ketani, di 21 anni, marocchino. Il giovane, accusato di omicidio colposo pluriaggravato, si trova agli arresti domiciliari e stamani non si è presentato in aula. L'udienza di stamani è servita per la costituzione delle parti civili dei familiari delle vittime. Anche il Comune di Lamezia Terme aveva chiesto di essere ammesso, ma il gup Carlo Fontanazza ha rigettato la richiesta. El Ketani, il 5 dicembre scorso, a bordo della sua Mercedes, durante un sorpasso, travolse un gruppo di ciclisti amatoriali che percorrevano la statale 18 uccidendone sette e ferendone altri tre. Uno di questi, un avvocato, è poi morto nel febbraio successivo, per le ferite riportate. Nell'incidente morirono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Pottin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Fortunato Bernardi e Domenico Palazzo. Nell'ospedale di Cosenza, a distanza di due mesi, è poi morto Domenico Strangis, di 48 anni.

    Scampato "Chiedo giustizia". "Sembrerebbe che abbia chiesto perdono ma solo Dio glielo può dare e mi auguro che glielo dia". A dirlo è stato Fabio Davoli, uno dei due sopravvissuti all'incidente stradale nel quale morirono otto ciclisti suoi amici, rivolgendosi all'investitore Chafik El Ketani, marocchino di 21 anni, che nei mesi scorsi aveva chiesto perdono alle famiglie. Davoli, stamani, ha assistito alla prima udienza del processo a carico di El Ketani. "Chiedo giustizia - ha spiegato - non solo per me ma soprattutto per le famiglie delle vittime che rivivono quei momenti tristi. Per loro oggi è un tornare indietro nel tempo, è un nuovo 5 dicembre. Mi auguro solo che abbiano quella giustizia che si meritano per quello che hanno sofferto. E' difficile dimenticare". "Ho parlato con la moglie di una delle vittime - ha aggiunto Davoli - ed è molto difficile mandare avanti una famiglia da soli, senza l'appoggio così importante del capofamiglia, di una guida sia per i figli piccoli, ma anche per quelli grandi per i quali erano sempre un punto di riferimento".

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