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    Evasione Pelle, Giudice "Domiciliari perchè sapevamo che poteva morire"

     

     

    Evasione Pelle, Giudice "Domiciliari perchè sapevamo che poteva morire"

    15 set 11 "Ci era stata prospettata una situazione che vedeva come altamente possibile, anzi probabile un effetto nefasto. Eravamo di fronte ad un quadro tale che se non avessimo proceduto in un certo modo avremmo avuto la responsabilità di un possibile decesso". Così il presidente della Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria, Fortunato Amodeo, ha spiegato il motivo che portò, nell'aprile scorso, alla concessione degli arresti domiciliari al boss della 'ndrangheta Antonio Pelle, evaso ieri dall'ospedale di Locri. "Eravamo in presenza - ha aggiunto - di un soggetto che non si alimentava, era restio alle cure, aveva avuto un calo ponderale notevole e non sembrava rendersi conto dell'ambiente circostante. Agli accertamenti peritali veniva portato in barella. Ecco perché, con tutte le cautele possibili, quali il divieto di colloqui con altre persone, non potevamo decidere diversamente. Abbiamo anche cercato strutture in grado di curare la sua malattia. In quel momento quella era la soluzione. Poi non sapevo neanche fosse in ospedale. Col senno di poi è facile ...". Quanto al mancato piantonamento, Amodeo ha spiegato che "é una facoltà dell'Amministrazione degli interni perché con tutte le persone poste ai domiciliari i controlli sono solo periodici per mancanza di uomini". Pelle non è stato giudicato dalla Corte d'assise d'appello di Reggio Calabria, in quanto già una prima perizia fatta lo scorso anno stabiliva l'incapacità di stare in giudizio. "Dopo quella perizia - ha spiegato Amodeo - Pelle era rimasto in carcere, la sua posizione separata da quella degli altri imputati ed il processo nei suoi confronti sospeso.Sia i difensori che i magistrati di sorveglianza ci prospettarono una situazione drammatica per cui disponemmo una nuova perizia. Il perito confermo l'incapacità di Pelle di stare in giudizio e l'incompatibilità con il carcere. Per cui, ad aprile, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Senza aspettare altri sei mesi, abbiamo deciso di procedere ad una nuova perizia, anche perché sapevamo dagli atti che si tratta di un soggetto che tenta di alterare la sua situazione. Il perito ci aveva comunque detto che questi tentativi potevano portare poi ad una vera malattia e per questo avevamo optato per un nuovo controllo senza attendere i sei mesi previsti dalla legge. Tuttavia non so dire a chi sia stata affidata la perizia e quale sia stato l'esito perché poi sono andato in ferie e la pratica è passata alla sezione feriale della Corte".

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