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    Sciopero CGIL, Genco "In migliaia in piazza"

     

     

    Sciopero CGIL, Genco "In migliaia in piazza"

    06 set 11 Lavoratori, precari, pensionati e giovani in cerca di occupazione. In tanti, migliaia in tutta la Calabria, secondo gli organizzatori, hanno animato le cinque manifestazioni organizzate in Calabria, una per ogni capoluogo di provincia, nell'ambito dell sciopero promosso dalla Cgil contro la manovra economica del Governo. "In tutti i settori - fanno sapere con soddisfazione dal quartier generale di Catanzaro del sindacato di Susanna Camusso - si sono registrate percentuali di adesioni superiori al numero degli iscritti alla stessa Cgil e questo sta a significare che tanti lavoratori non iscritti o iscritti ad altri sindacati hanno condiviso le ragioni dello sciopero". Alcuni dati significativi: hanno incrociato le braccia il 57% dei lavoratori dei trasporti, alla Coopmar Impresa Portuale di Gioia Tauro l'adesione è stata del 100%, alle Ferrovie della Calabria (Catanzaro) del 50%, alla Sacal (aeroporto di Lamezia Terme) del 56%. Alta l'adesione anche nei settori industria e terziario: da segnalare l'86% della Cosmic di Crotone, il 65% della De Masi di Gioia Tauro, il 91% dell'Acem Costruzioni Porte di Reggio, l'88% della Fimet Cantieri A3, il 92% della Monier di Cosenza, chiusa l'Europack di Castrovillari, il 43% dell'Afor di Vibo, il 35% della Sicurtransport di Vibo, dove l'adesione è stata superiore del 16% rispetto agli iscritti alla sigla sindacale che ha indetto la mobilitazione. E ancora dati significativi indicativi quelli che provengono dalla funzione pubblica: il 45% di astensioni nella Provincia di Cosenza; il 77% nella coop sociale "Magnolia" di Rossano, il 40% nell'Inps di Reggio, il 60% nel Comune di Satriano, il 100% nella Comunità Montana Malvito di Cosenza e nella Cooperativa sociale 'Vita Si'' di Corigliano. "Sono migliaia i lavoratori, ma anche i precari e i pensionati - ha affermato da Vibo, dove è intervenuto dal palco della manifestazione, Sergio Genco, segretario generale della Cgil calabrese - scesi in piazza in tutta la regione per dire no ad una manovra recessiva e rivendicare immediate azioni per lo sviluppo e per l'occupazione. In tanti, malgrado il periodo non facile in cui ancora molte aziende e le scuole sono chiuse, hanno risposto al nostro appello e questo è un fatto di per sé già molto significativo. Una richiesta di cambiare impostazione al provvedimento che in Calabria, alle prese con una crisi che negli ultimi anni ha fatto perdere 82 mila posti di lavoro e con 2.700 aziende che hanno chiesto l'avvio di procedure di mobilità e di cassa integrazione, assume una valenza ancora più forte e determinante". Ma la protesta ha coinvolto anche altre organizzazioni. L'Usb ha piantato per un ora le proprie bandiere sui binari della stazione di Lamezia Terme, occupandoli dalle 11.10 alle 12.10, e determinando lo stop di un'ora del traffico ferroviario. "Con questa manifestazione - ha detto Aurelio Monte, del sindacato autonomo - il governo, oltre a penalizzare tutta l'Italia, si accanisce sul sud e sulla Calabria".

    Genco, Migliaia in piazza. "Sono migliaia i lavoratori, ma anche i precari e i pensionati, scesi in piazza in tutta la regione per dire no ad una manovra recessiva e rivendicare immediate azioni per lo sviluppo e per l'occupazione". Da Vibo Valentia dove partecipa ad una delle cinque manifestazioni indette in Calabria dalla Cgil, il segretario generale calabrese Sergio Genco è soddisfatto dei primi dati sull'adesione alla mobilitazione contro i provvedimenti finanziari decisi dal Governo. "In tanti - dice il segretario regionale della Cgil, Sergio Genco - malgrado il periodo non facile in cui ancora molte aziende e le scuole sono chiuse hanno risposto al nostro appello e questo è un fatto di per sé già molto significativo. Qui a Vibo la partecipazione dalla città e dalla provincia è molto alta ed è andata oltre ogni nostra più rosea previsione. Ci sono adesioni di partiti e organizzazioni di base laiche e cattoliche determinate a rivendicare la modifica di questa manovra a dimostrazione che la Cgil ha fatto bene a scendere in piazza. Una richiesta di cambiare impostazione al provvedimento che in Calabria, alle prese con una crisi che ha fatto perdere 82 mila posti di lavoro e con 2.700 aziende che hanno chiesto l'avvio di procedure di mobilità e di cassa integrazione, assume una valenza ancora più forte e determinante"

    Cosenza, segretario Donato "Crisi sud si aggrava": Grazie a tutti voi, lavoratori, pensionati, studenti. Grazie a tutti voi lavoratori di tutte le categorie e a chi di voi è venuto da lontano per essere qui oggi. A nome di tutti coloro che hanno bisogno di lottare, dobbiamo dire grazie per questa grande giornata di lotta. Grazie per aver manifestato. Questo momento di lotta e di mobilitazione è inserito in un percorso che continuerà nei prossimi giorni, perché l'attacco ai diritti, l'attacco ai posti di lavoro continua. Oggi sciopero significa indignazione. Oggi sciopero significa manifestare per pretendere una manovra che colpisca gli evasori e non i lavoratori dipendenti. Oggi sciopero non è un affare degli iscritti della Cgil, è affare di tutti i cittadini, dobbiamo mobilitarci tutti per cambiare questo stato di cose. Ritrovarsi in 100 piazze italiane contro ciò che questo governo sta facendo alla vita di milioni e milioni di persone è un dovere civile, prima che una posizione politica e sociale. Siamo alla presenza di una vera e propria emergenza democratica. E dobbiamo dirlo con chiarezza, quando un governo perde ogni autorevolezza morale, come dimostra il commissariamento dell'esecutivo da parte della Banca Europea; quando un governo tratta il Parlamento come se fosse un mercato delle vacche oppure un giorno si e l'altro pure attacca la Costituzione e le sue date fondamentali cercando di annullare la festa del 25 aprile, la festa del 2 giugno e la nostra festa, la festa del Primo maggio, allora credo che bisogna dire che non solo va cambiata la politica di questo governo ma sia necessario mandare via questa classe dirigente, bisogna mandare a casa questo governo. E lo diciamo nell'interesse delle persone che rappresentiamo; perché chi lavora oggi è più povero, i salari sono diminuiti, i posti di lavoro sono a rischio e, al di là delle balle di Berlusconi e Tremonti, le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati sono aumentate e con la manovra aumenteranno ancora di più. Infatti, i tagli ai Comuni e alle Regioni li costringeranno ad aumentare le tasse comunali o regionali per assicurare i servizi essenziali, mentre molti servizi sociali subiranno tagli indiscriminati. Mentre si colpisce il sistema pensionistico, aumentando l'età pensionabile delle donne, e si posticipa l'uscita degli insegnanti dalla scuola e si progetta di intervenire su anzianità, invalidità e reversibilità, non si ha il coraggio di colpire l'evasione fiscale, stabilendo la tracciabilità dei pagamenti da 500 euro in su, si premia chi porta i capitali all'estero e non si ha il coraggio di tassarli in questa manovra per recuperare le risorse necessarie per creare un fondo per la crescita, l'innovazione tecnologica e per evitare i tagli ai comuni. Il governo non risponde alle proposte della Cgil, che parte dal principio che chi ha di più deve dare di più. Per questo abbiamo proposto di istituire una tassa sui grandi patrimoni al di sopra degli 800mila euro, una tassa straordinaria sui beni immobili oltre gli 800mila euro, compresi i beni ad uso commerciale della Chiesa. Abbiamo proposto di cancellare il vitalizio dei senatori e dei deputati, cosi come tutti gli altri privilegi che non servono alle funzioni importanti che svolgono. Siamo in presenza di una manovra che viola la volontà popolare del referendum contro la privatizzazione del servizio idrico. Noi non difendiamo le municipalizzate e le aziende pubbliche così come sono. Non si comprende però perché se le municipalizzate rendono servizi ed utili alle amministrazioni pubbliche debbano essere svendute, magari a cordate speculative. Se vi sono società in perdita, vanno riformate per rendere esigibili i servizi ai cittadini, magari attraverso l'aumento del bacino di utenza. Riteniamo infatti che servizi come i trasporti debbano avere una dimensione regionale. Per quanto riguarda le Ferrovie della Calabria, la proposta aziendale di scindere il trasporto su ferro da quello su gomma non ci trova d'accordo perché mette a rischio 500 posti con una ricaduta preponderante nella provincia di Cosenza e chiediamo di bloccare l'efficacia della delibera di cessione dei servizi automobilistici. Noi siamo per mantenere la unicità dell'azienda. A quanti pensano di affossare Fdc, assestando ora il colpo finale, la Cgil ribadisce la sua netta contrarietà, giù le mani dalle Ferrovie della Calabria. La manovra del governo con i tagli agli enti locali rischia di aggravare ulteriormente la crisi del Mezzogiorno e di conseguenza della nostra provincia. Questa manovra condanna il Mezzogiorno alla disoccupazione e, pertanto, lo separa ulteriormente dal resto del Paese. Ricordo solo alcune di vertenze che verranno aggravate se non cambia la politica del governo: scuola, sanità, edilizia, Lsu-Lpu, lavoratori dell'Arssa e dell'Afor, Commercio e servizi solo per citare alcuni settori dove sono a rischio posti di lavoro o i processi di stabilizzazione, dove i lavoratori attendono da mesi di essere pagati. Questo governo degli Scilipoti si permette tutto questo perché la crisi si fa più dura e con la crisi il ricatto che ognuno di noi subisce. Il ricatto che subiscono i lavoratori delle fabbriche; il ricatto che subiscono i precari che devono rinunciare alla loro dignità, che si sentono dire: non c'è lavoro. Il ricatto che subiscono gli insegnanti, gli studenti a cui dicono rinunciate al vostro diritto allo studio. Siamo di fronte alla società del ricatto. Quando si arriva a questo punto occorre ribellarsi e non accettare tali condizioni. Questa questione di una società fondata sulla dignità del lavoro e dei diritti, una società che riconosca il diritto al reddito a tutti, deve diventare una questione generale: di tutti i lavoratori, di tutta la Cgil, ma anche delle forze politiche. Anche le forze dell'opposizione, se davvero vogliono cambiare il quadro politico, devono rispondere con maggiore forza alle esigenze e alle domande che queste piazze pongono. Se la metà degli italiani nei sondaggi afferma che non andrà a votare o pensa che i politici siano tutti uguali, il problema non può essere liquidato dicendo che non hanno capito nulla, ma è necessario una capacità di rappresentanza e di risposta. Bisogna fare in modo che i problemi dei cittadini, che non arrivano alla fine del mese, che sono precari, che sono attaccati sul fronte dei diritti, che non hanno regole democratiche, diventino le questioni che la politica si impegna a rappresentare. Altrimenti c'è uno scollamento. E' questo scollamento che ha fatto forte Berlusconi. Meno male che il governo a giugno aveva detto che l'Italia sarebbe stato il paese europeo ad uscire meglio dalla crisi. Ed allora chi è irresponsabile, un governo che nasconde attraverso comunicati da Minculpop la crisi profonda e strutturale dell'Italia o la Cgil che cerca di far cambiare questa insopportabile manovra fatta di tagli e tasse? E a Cisl e Uil diciamo, come potete affermare che questo è uno sciopero preventivo? Noi non conosciamo gli scioperi postumi, quelli per cui ti mobiliti dopo che il governo ha approvato il decreto legge. Anzi lancio a loro una sfida: visto che anche voi criticate la manovra mi aspetto uno sciopero postumo. Oppure siete d'accordo con il governo e ritenete giusto che un lavoratore pubblico, che guadagna 1200 euro al mese, si debba vedere bloccato l'aumento dello stipendio che è a rischio nel tempo, come possono testimoniare in questa piazza i lavoratori delle Comunità montane, debba subire l'allontanamento della pensione, debba vedersi allontanato il diritto alla liquidazione e magari subire una mobilità forzata. E il lavoratore pubblico deve subire tutto ciò mentre un ricco possidente con panfili, che ha esportato capitali all'estero, scudati al 5%, proprietario di più case non viene nemmeno sfiorato ed anzi, poverino non gli applicano nemmeno il contributo di solidarietà per i redditi al di sopra dei 90mila euro? Se non ora, quando bisogna scioperare. Se non ora, quando bisogna scendere in piazza per far sentire la voce dei lavoratori, perché in un paese democratico serve la mobilitazione per cambiare le cose. Guardate questa piazza, questa gente, e da qui è auspicabile che questa mobilitazione di popolo possa essere il terreno di ricostruzione dell'unità sindacale. Io credo che l'unità sindacale sia una cosa importante, perché se uno ci pensa, le conquiste che sono state fatte nel '900, sono state fatte sulla base della lotta unitaria dei lavoratori. Il punto di novità di questi anni con cui occorre fare i conti è questo. In questi 40 anni si è ragionato su un'unità di azione dei sindacati, mentre ora si è sempre più in disaccordo e si è aperta la strada agli accordi separati. Poco tempo fa avevamo trovato un accordo interconfederale che introduceva forme di democrazia e di misurazione della rappresentanza e si era detto a chiare lettere unitariamente al governo di non intervenire su questo tema e di dedicarsi ai problemi veri del paese. Ebbene qual è stata la risposta da parte del governo in collusione con Cisl e Uil: l'introduzione nella manovra della norma che indica la volontà di annullare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e di cancellare il Contratto nazionale. Una norma in contrasto con la Costituzione, una norma che è anche una vendetta del governo e del ministro Sacconi contro i lavoratori e le lavoratrici. Ministro Sacconi che è bene ricordare è stato sottosegretario dai tempi del governo Goria, un'era fa, e relatore di finanziarie che hanno creato questo debito pubblico che ora vogliono far pagare ai cittadini italiani. Attraverso questa norma è possibile derogare alle leggi e al CCNL sulla base di accordi aziendali che il datore di lavoro, magari firmerà con sindacati privi di consenso o di comodo, per avere mano libera nel licenziare. Voler mettere il tema del lavoro e delle relazioni industriali insieme ad altre azioni di risanamento del deficit è completamente strumentale. Nel 2002 il governo Berlusconi e sempre il ministro Sacconi cercarono di cancellare l'art.18 dello Statuto con la motivazioni che creava vincoli alla crescita. Ebbene, l'articolo 18 dopo la manifestazione del Circo Massimo non fu abrogato e dal 2002 al 2008 c'è stata una crescita economica importante nel nostro paese. Pensate veramente che il problema della crescita, dell'occupazione e l'impedimento all'insediamento di nuove fabbriche in Calabria sia la possibilità di licenziare o non sono forse altri gli impedimenti che si chiamano 'ndrangheta, illegalità, burocrazia, incapacità della classe dirigente. L'art.8 della manovra di per sé non porta un euro, non serve dunque risanare il deficit dello Stato, ma ha una funzione ideologica. E' l'idea che libertà e dignità del lavoro siano un ostacolo alla produttività dell'impresa e alla sua capacità competitiva, così come è considerato un ostacolo un sindacato autonomo, non "complice" come dice il ministro Sacconi. Ma a partire da oggi la Cgil non si fermerà. Metterà in campo tutte le iniziative necessarie dal ricorso alla Corte costituzionale, al conflitto nelle aziende e nel territorio. Concludendo consentitemi di ricordare due compagni che di recente sono scomparsi. La compagna Bice Serra e il compagno Michele Pennesi. Io me li immagino lì nelle distese verdi dei Campi Elisi, luogo dove ci sono le anime amate dagli dei, così come Michele e Bice furono, amati sulle terra dai lavoratori e dalle lavoratrici. Ciao Michele, ciao Bice. Questa manifestazione la dedichiamo a voi e anche nel vostro nome difenderemo lo Statuto dei Lavoratori. Un abbraccio da tutti noi e grazie di cuore per quanto avete fatto nella vostra vita lunga e giusta: Ciao Michele, ciao Bice Vi salutiamo: Non vi dimenticheremo!

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