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    Veleni in Procura a Reggio: PM Cisterna querela PM Prestipino

     

     

    Veleni in Procura a Reggio: PM Cisterna querela PM Prestipino

    01 set 11 La magistratura reggina si sta rivelando sempre più come un vaso di Pandora, dal quale fuoriescono in quantità sempre maggiore veleni e contrapposizioni legate, in particolare, alle rivelazioni del pentito Nino Lo Giudice sui presunti condizionamenti da parte della 'ndrangheta su alcuni giudici. L'ultimo capitolo di questa vicenda riguarda la denuncia per diffamazione, secondo quanto scrive il quotidiano Calabria Ora con un articolo in grande evidenza in prima pagina, che Alberto Cisterna, Procuratore nazionale antimafia aggiunto, e Vincenzo Macrì, ex aggiunto della Direzione nazionale antimafia ed attuale Procuratore generale di Ancona, entrambi di Reggio Calabria, ha presentato alla Procura della Repubblica di Milano nei confronti del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Michele Prestipino. Cisterna, a sua volta indagato da alcuni mesi dalla Dda di Reggio Calabria per corruzione in atti giudiziari, nella denuncia sostiene che Prestipino, nel corso di una cena il 14 dicembre scorso a Milano dove si trovava per motivi d'ufficio, presente anche il procuratore Giuseppe Pignatone, avrebbe parlato di una cricca di magistrati a Reggio, di cui avrebbero fatto parte Cisterna e Macrì, che avrebbero favorito la 'ndrangheta perche' collusi. Pignatone e Prestipino non hanno voluto commentare l'iniziativa di Cisterna e Macrì, che conferma, comunque, il clima pesante che si respira nella magistratura reggina dopo le rivelazioni di Nino Lo Giudice e le polemiche che ne sono seguite. Lo Giudice, in particolare, ha riferito ai magistrati della Dda di Reggio Calabria che per la scarcerazione del fratello Maurizio, anch'egli collaboratore di giustizia, si sarebbe interessato un altro fratello, Luciano, attraverso contatti con Alberto Cisterna. C'é poi un'altra vicenda che dà il segno delle contrapposizioni che si registrano nella magistratura reggina. Il boss della 'ndrangheta Pasquale Condello, arrestato nel 2008 dopo una latitanza protrattasi per oltre 11 anni,, ha querelato, secondo quanto scrive il Quotidiano della Calabria, il pentito Antonio Di Dieco. L'iniziativa di Condello, detenuto in un carcere di massima sicurezza e che ancora oggi dal carcere eserciterebbe una forte influenza nella gestione degli affari della 'ndrangheta reggina, e' da mettere in relazione alle affermazioni fatte da Di Dieco secondo cui sarebbe stato proprio Condello ad "ordinare" a Nino Lo Giudice di fare affermazioni contro alcuni magistrati reggini, tra cui lo stesso Cisterna. Un'iniziativa che Condello avrebbe intrapreso per vendicarsi del suo arresto. Il boss, dal carcere in cui è detenuto, ha fatto sapere che le affermazioni di Di Dieco sono prive di qualsiasi fondamento, dando mandato al suo difensore, Francesco Calabrese, di querelare il pentito.

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