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    Assistenza ventricolare, seminario all'uni Magna Grecia

     

     

    Assistenza ventricolare, seminario all'uni Magna Grecia

    23 nov 11 Non è tollerabile pensare che, nel terzo millennio, si possa ancora morire per scompenso cardiaco, soprattutto alla luce delle innovative tecniche di assistenza ventricolare. E' possibile, invece, mantenere in vita i pazienti affetti da scompenso cardiaco terminale, migliorando anche la loro qualità di vita. Questo è uno dei punti focali e obbiettivo del seminario medico scientifico sul tema "Assistenza Ventricolare: evoluzione e stato dell'arte", tenutosi a Germaneto, nell'ambito della VIII Edizione dei Seminari di Medicina e Chirurgia Cardiovascolare della Magna Graecia, presso il Campus" Salvatore Venuta". Si è fatto il punto sull'evoluzione e l'indiscussa efficacia dei dispositivi di assistenza ventricolare (VAD), ovvero Ventricular Assistance Device, progettati, e ormai collaudati, strumenti di supporto del cuore scompensato. Essi possono aiutare un cuore malato, permetterndone, insieme ad adeguate terapie, un recupero parziale o talvolta totale. Elementi di grande rigore scientifico e prospettive per un futuro all'avanguardia per ciò che attiene gli interventi cardiochirurgici sono stati introdotti soprattutto dal Prof. A. Khayat, dell'Università francese of Caen Cedex, dal Prof. T. Baharami della Fondazione londinese Trust, del Prof. M. Bonacchi di Firenze e V. Livi dell'Università di Udine. Pregevoli anche gli interventi di alcuni dei cardiochirurghi, infermieri e tecnici dell'Azienda Ospedaliera Mater Domini di Catanzaro, Cristodoro, Marinaro, Pisano e Cirillo. Hanno moderato i lavori del seminario i Prof. Perticone e Sani, ha coordinato gli interventi della sua equipe il Prof. Attlio Renzulli. Il confronto sullo scompenso cardiaco refrattario alla terapia medica, che sta assumendo nel tempo dati piuttosto preoccupanti in termini di incremento nella popolazione di cardiopatici, potrà dare -è emerso dal seminario- nuovi spiragli per un'azione coordinata foriera di risultati sempre più confortanti. Nuove frontiere della scienza medico-chirurgica, stante il crescente numero di pazienti con indicazione al trapianto cardiaco, per i quali quasi sempre non esiste disponibilità di organi, rappresentano un punto di forza per invertire la tendenza favorendo la diffusione di questi nuovi supporti meccanici che possono permettere al paziente tempi di sopravvivenza notevolmente prolungati.. "Il VAD, quindi, si pone come -ha affermato il Prof. Attilio Renzulli - un supporto indispensabile ed insostituibile nei pazienti con scompenso cardiaco in fase terminale". I risultati sono così soddisfacenti al punto che il follow up di questi pazienti, mentre prima veniva misurato in giorni, oggi raggiunge e supera in alcuni i sette anni dall'impianto Una critica mossa all'impianto dei VAD è sempre stata rappresentata dai costi abbastanza elevati, ma ad una più attenta analisi, come riportato dal Prof. Khayat, coordinatore del programma VAD in Francia "qualsiasi sistema di assistenza ventricolare a distanza di un anno dal suo impianto presenta un costo nettamente inferiore per la società rispetto alla terapia medica, sia in termini di costi per farmaci e presidi sia in termine di giornate di degenza. Il dato più importante è rappresentato dal fatto che non solo si vive più a lungo ma si ottiene anche una migliore qualità della vita. Per questa ragione la cardiochirurgia dell'Università Magna Graecia è intensamente impegnata non solo nel trattamento di questi pazienti ma anche, insieme ad altri Centri Europei, in programmi di ricerca riguardanti l'assistenza meccanica al circolo. Di fronte a tali incoraggianti notizie bisogna però constatare l'assoluto disinteresse della classe politica e, talvolta, dell'ambiente universitario a potenziare l'unico Centro di Cardiochirurgia pubblico della Regione Calabria che, nonostante l'indifferenza ed i tentativi più o meno velati di sabotaggio, continua a mantenere livelli eccellenti di assistenza e ricerca.

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