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    Processo alla ndrangheta a Milano, 110 condanne, insulti da detenuti

     

     

    Processo alla ndrangheta a Milano, 110 condanne, insulti da detenuti

    19 nov 11 In Lombardia esiste una 'cupola' dell'ndrangheta, che si è infiltrata nel tessuto imprenditoriale e istituzionale. Lo ha messo 'nero su bianco' il gup di Milano Roberto Arnaldi che, leggendo per oltre un'ora il dispositivo della sentenza dopo oltre 32 ore di camera di consiglio, ha condannato 110 presunti affiliati alla mafia calabrese, confermando l'impianto accusatorio della Dda di Milano, guidata da Ilda Boccassini. A meno di un anno e mezzo di distanza dal maxi-blitz 'Infinito' del luglio 2010, che ha portato in carcere più di 170 persone nella sola Lombardia, stasera, dopo un giorno e mezzo di attesa (il gup ha deciso ieri di prolungare la camera di consiglio) il giudice di primo grado, con rito abbreviato, ha certificato l'esistenza in Lombardia di una struttura di vertice dell'ndrangheta, la 'Provincia'. Struttura poi ramificata in 15 'locali' (cosche) sparse tra Milano e i Comuni limitrofi. Il tutto al termine di uno dei maxi-processi con il maggior numero di imputati in assoluto nella storia giudiziaria italiana. Gli imputati erano in totale 119 (39 sono ancora a processo con rito ordinario) e solo per 8, che non avevano contestata l'associazione mafiosa, è stata dichiarata l'assoluzione e per uno l'estinzione del processo perché deceduto. Il giudice ha 'limato' un poco le pene, che erano state richieste dal pm della Dda Alessandra Dolci, la quale, assieme al collega Paolo Storari e all'aggiunto Boccasini, ha portato avanti le indagini, partite nel 2003 semplicemente seguendo un traffico di droga dal Sudamerica e proseguite, soprattutto attraverso l'uso delle intercettazioni, fino a ricostruire la 'tela' tessuta dagli affiliati delle diverse 'locali'. Sedici anni la pena più alta inflitta ad Alessandro Manno, capo della 'locale' di Pioltello (20 anni era stata la richiesta). Dodici anni di condanna per Pasquale Zappia (si è sentito male dopo la lettura del dispositivo), che nel famoso vertice tra boss nel centro intitolato a Falcone e Borsellino dell'ottobre 2009 a Paderno Dugnano, anche filmato dalle telecamere degli investigatori, sostituì come 'capo dei capi' Pino Neri. Per quest'ultimo è in corso il processo con rito ordinario, come per l'ex direttore della Asl di Pavia, Carlo Antonio Chiriaco. Due i politici imputati nel maxi-processo: l'ex sindaco di Borgarello (Pavia), Pasquale Valdes, condannato a un anno e quattro mesi per turbativa d'asta, e l'ex assessore provinciale milanese Antonio Oliverio, che è stato assolto come chiesto dalla Procura. Dall'indagine 'Infinto', come ha spiegato lo stesso pm Dolci nella requisitoria, oltre all'infiltrazione delle cosche nel mondo imprenditoriale, soprattutto nel settore edile e del movimento terra, sono emerse anche "una serie di iniziative di carattere elettorale" da parte dei boss dell'ndrangheta per entrare nel mondo politico "sia a livello locale che a livello regionale". Tutto ciò oltre ai classici metodi mafiosi: gli inquirenti hanno contato 130 incendi dolosi e 70 episodi di intimidazione. Cosimo Barranca, capo della 'locale' di Milano, é stato condannato a 14 anni, Pasquale Varca a 15 anni, Vincenzo Mandalari, capo di Bollate, a 14 anni, mentre Salvatore Strangio, che secondo l'accusa aveva in mano la Perego Strade, é stato condannato a 12 anni. Un solo imputato è stato scarcerato e la pena più bassa è stata di 4 mesi. Per la Regione Lombardia e per diversi Comuni, tra cui quello di Bollate, che si erano costituiti parti civili è stato riconosciuto il risarcimento che dovrà essere quantificato in sede civile. Quando il gup ha terminato di leggere la lunga sentenza, dalle gabbie sono partiti urla ed insulti, con alcuni imputati che hanno cominciato a gridare "buffoni", anche all'indirizzo dei loro legali.

    Il gup di Milano ha dunque condannato i 110 presunti affiliati alla 'ndrangheta a pene fino a 16 anni, nel maxiprocesso per le infiltrazioni della mafia calabrese al Nord scaturito dall'operazione 'Infinito' del luglio 2010. Tra gli imputati ci sono numerosi boss delle cosche attive in Lombardia. Molti detenuti del maxi processo milanese alle cosche dell'ndrangheta, dopo la lettura della sentenza che ha condannato 110 imputati su 119, hanno gridato insulti, come "buffoni" e applaudito ironicamente per protesta, anche all'indirizzo degli avvocati. La sentenza del gup di Milano Roberto Arnaldi ha in sostanza confermato in pieno l'impianto accusatorio della Dda di Milano, guidata da Ilda Boccassini, sull'esistenza di una 'cupola' lombarda dell'ndrangheta, con infiltrazioni nel mondo imprenditoriale ed istituzionale. In particolare la pena più alta è stata di 16 anni di reclusione per Alessandro Manno, presunto capo della 'locale' di Pioltello, una delle 15 'locali' individuate dagli inquirenti tra Milano e i comuni limitrofi. La richiesta di condanna per lui era stata di 20 anni. Cosimo Barranca, presunto boss della cosca di Milano, è stato condannato a 14 anni. L'ex assessore provinciale milanese Antonio Oliverio è stato assolto, come avevano chiesto i pm. Cinque imputati, ai quali non era stato contestato il reato di associazione mafiosa, sono stati assolti, mentre per tre è stato pronunciato il non luogo a procedere perché già condannati per associazione mafiosa e per un imputato è stata dichiarata l'estinzione per morte del reo.

    12 anni a Zappia che esce in ambulanza. Pasquale Zappia, il presunto 'capo dei capi' della 'ndrangheta in Lombardia eletto nel famoso summit che si era tenuto a Paderno Dugnano (Milano) nel 2009 nel centro 'Falcone-Borsellinò, è stato condannato a 12 anni di carcere nel maxi processo milanese alle cosche. Il presunto boss si è sentito male in aula, dopo la lettura della sentenza, ed è stato portato via dall'ambulanza che ha lasciato l'aula bunker a sirene spiegate.

    Condannato exsindaco di Borgarello. L'ex sindaco del Comune di Borgarello (Pavia), Pasquale Valdes, è stato condannato a un anno e quattro mesi (pena sospesa) per turbativa d'asta nel maxi processo milanese alle cosche dell'ndrangheta che si è concluso oggi con rito abbreviato. L'ex assessore provinciale milanese, Antonio Oliverio, invece, è stato assolto come hanno chiesto i pm. Erano i due politici a giudizio davanti al gup Arnaldi.

    Il gup di Milano Roberto Arnaldi e' entrato nell'aula bunker di via Ucelli di Nemi per leggere il dispositivo della sentenza del maxi processo che vede alla sbarra 119 imputati, in relazione alle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia dopo oltre 32 ore di camera di consiglio. Lunghi quasi un ora i tempi della lettura della sentenza, dato l'elevato numero di imputati, tra cui molti presunti boss.

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