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    Inchiesta sulla discarica di Alli: 5 arresti. Interdetto Commissario Melandri

     

     

    Inchiesta sulla discarica di Alli: 5 arresti. Interdetto Commissario Melandri

    17 nov 11 Cinque persone sono state arrestate ed altre due sono state sottoposte all'obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità fiscali e violazioni ambientali nella gestione della discarica di Catanzaro. Nel corso dell'operazione, compiuta dalla Guardia di finanza e dai Carabinieri di Noe, sono stati sequestrati beni per 12 milioni di euro. In carcere sono finiti il proprietario della società Enertech, Stefano Gavioli, 54 anni, di Venezia; il direttore tecnico della stessa società, Loris Zerbin, 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia). Hanno ottenuto i domiciliari: l'amministratore di una delle società del gruppo della Enertech, Giovanni Faggiano, 52 anni, di Brindisi; Giancarlo Tonetto, 56 anni, di San Donà di Piave (Venezia) ed Enrico Prandin, 49 anni, di Rovigo. Un commercialista e di un tecnico della società Eneterch, inoltre, sono stati sottoposto all'obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Alle persone arrestate è stata notificata una ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Abigail Mellace, che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e del sostituto Carlo Villani. Agli arrestati vengono contestati a vario titolo di reati di associazione per delinquere finalizzata all'evasione fiscale ed alla violazione delle norme ambientali. Già nei mesi scorsi la società Enertech, che gestisce la discarica di Catanzaro, era stata al centro di inchieste per violazioni nella gestione dell'impianto per i rifiuti del capoluogo calabrese.

    Un affare d'oro. Il direttore tecnico della Enertech, Loris Zerbin, riteneva che la discarica di Catanzaro fosse un "affare che è una miniera d'oro". La frase emerge dalle intercettazioni telefoniche riportate nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, Abigail Mellace, nei confronti di cinque persone che sono state arrestate. Nel maggio scorso Loris Zerbin, in una conversazione telefonica con un suo conoscente, afferma che il proprietario della Enertech, Stefano Gavioli, aveva "dilapidato - è scritto nell'ordinanza - tutti gli importi conseguiti, utilizzandoli ad altri fini, tanto che non disponeva del denaro necessario neppure per avviare i lavori di ampliamento della discarica". "E siccome - sostiene Zerbin nella conversazione telefonica riportata nell'ordinanza - la fatturazione di Catanzaro non basta ad alimentare questo giro qua, perché non sono 600.000 euro di utile, sono 600.000 euro con un utile onesto e buono, di 30%, no? ma il resto delle spese, porco di un giuda! E allora se li hai li devi spendere! Allora, 200.000 te li puoi anche tirare fuori da Catanzaro, ma gli altri 400 li devi spendere! Questo, non ce li ha...questo non c'ha i soldi per fare l'intervento della discarica. Sono riusciti a partire adesso con quattro lavori del cazzo...no?...e allora e non la finiremo in tempo, in ogni caso, perché è ovvio, se partito con un anno e mezzo di ritardo....allora, non hai i soldi per finire un affare che è una miniera d'oro".

    Interdetto Commissario Melandri. La Procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto la misura dell'interdizione dall'esercizio di pubblico ufficio per il commissario per l'emergenza ambientale Graziano Melandri coinvolto nell'inchiesta sulla gestione della discarica di Catanzaro che stamane ha portato all'arresto dei vertici della società Eneterch, la società che gestisce l'impianto. La richiesta di interdizione è stata avanzata anche per due funzionari dell'Ufficio del Commissario per l'emergenza ambientale della Calabria, Domenico Richichi, 41 anni, e Simone Lo Piccolo, 29 anni. Le richieste sono state avanzate dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e dal sostituto Carlo Villani. Il giudice per le indagini preliminari, Abigail Mellace, prima di decidere sulla richiesta della Procura ha fissato per il 21 novembre l'interrogatorio di Melandri e dei due funzionari.

    Tra gli arrestati un avvocato: C'é anche un avvocato tra le cinque persone arrestate stamane nell'operazione 'Pecunia non olet - bis' sulle presunte irregolarità nella gestione della discarica di Catanzaro. Si tratta di Giancarlo Tonetto, 56 anni, di San Donà di Piave (Venezia), consulente della Enertech, la società che gestisce la discarica del capoluogo calabrese. Stamane il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Carlo Villani, si è recato in Veneto dove ha effettuato, insieme alla guardia di finanza ed ai carabinieri del Noe, numerose perquisizioni tra cui anche una nello studio professionale dell'avvocato Tonetto. Sono state perquisite, inoltre, le abitazioni e gli uffici di tutte le altre persone arrestate. I carabinieri del Noe ed i finanzieri hanno compiuto anche una perquisizione nei confronti del Commissario per l'emergenza ambientale della Calabria, Graziano Melandri, e dei due funzionari dell'ufficio che sono indagati. I particolari dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, e l'aggiunto, Giuseppe Borrelli. "Siamo - ha detto Lombardo - all'ultimo atto dell'inchiesta sulla discarica di Catanzaro. Da una serie di elementi e di intercettazioni è emerso il vincolo associativo delle persone arrestate stamane. Va comunque considerato che nel settore dei rifiuti servono interventi finalizzati a creare impianti tecnologici per il riciclo perché le discariche ormai appartengono al passato"

    Il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro, nel prosieguo di una complessa ed articolata indagine coordinata dalla locale procura della repubblica, nelle persone del procuratore capo - dott. Antonio Vincenzo Lombardo - e del procuratore aggiunto - dott. Giuseppe Borrelli - ha eseguito nelle prime ore della mattinata, in diverse zone del territorio nazionale, unitamente a militari del nucleo operativo ecologico dell’arma dei carabinieri di Catanzaro, misure cautelari personali e reali.

    L’attività repressiva e’ la risultante dello sviluppo ulteriore delle indagini compiute a partire dal mese di agosto scorso, quando il predetto nucleo tributario aveva proceduto, sempre su delega dell’A.g. catanzarese, al sequestro per equivalente di beni e disponibilità finanziarie per un importo di circa 90 milioni di euro.

    In quell’occasione, le investigazioni svolte dai finanzieri avevano portato alla luce un sofisticato ed intricato sistema di frode, posto in essere da una holding societaria veneta operante nel settore dei rifiuti nell’ambito dell’intero territorio nazionale e che gestisce, tra l’altro l’impianto di smaltimento di Alli (cz), volto ad evadere sistematicamente l’imposizione tributaria nonche’ ad eludere le legittime pretese erariali.

    L’indagine, inoltre, costituisce  la  prosecuzione dell’attivita’ investigativa condotta dai carabinieri del Noe che nel mese di ottobre 2011 aveva consentito il sequestro dell’impianto di  trattamento di rifiuti, per violazioni alla normativa ambientale, con conseguente  smaltimento  del percolato all’interno dell’omonimo fiume “Alli” da parte dei responsabili della struttura . 

      I provvedimenti odierni hanno consentito di disarticolare l’insidiosa organizzazione criminosa, composta da noti imprenditori ed affermati professionisti, finalizzata a perpetrare frodi fiscali per un importo complessivo di circa 50 milioni di euro.

    in particolare, l’a.g. catanzarese ha disposto:

    • L’arresto di cinque soggetti;
    • L’imposizione dell’obbligo di presentazione alla pg nei confronti di due persone;
    • lLa notifica dell’invito a presentarsi per rendere interrogatorio propedeutico alla misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio nei confronti di tre funzionari del commissariato per il superamento dell’emergenza ambientale nella regione Calabria;
    • L’esecuzione di diverse perquisizioni domiciliari e locali;
    • Il sequestro, anche nella forma per equivalente, di beni per oltre 12 milioni di euro nei confronti di quattro indagati, a completamento delle misure reali già eseguite dalla guardia di finanza nello scorso agosto.

     

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