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    Scaricava rifiuti nel fiume, imprenditore arrestato ad Amantea

     

     

    Scaricava rifiuti nel fiume, imprenditore arrestato ad Amantea

    16 nov 11 La Procura della Repubblica di Paola ha disposto l'arresto dell'imprenditore di Amantea Cesare Coccimiglio, di 75 anni, titolare di un'impresa di produzione di materiali per l'edilizia. L'arresto è stato fatto nell'ambito dell'inchiesta sui rifiuti tossici interrati nell'alveo del fiume Oliva. La magistratura di Paola guidata dal procuratore Bruno Giordano avrebbe accertato l'interramento di 90 mila metri cubi di materiale di risulta. L'inchiesta era nata dal ritrovamento nell'alveo del corso d'acqua ubicato al confine tra i comuni di Amantea, Serra d'Aiello e Aiello Calabro nel basso Tirreno cosentino di rifiuti tossici e radioattivi. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Paola ed eseguite da Capitaneria di porto, Corpo forestale dello Stato e Polizia provinciale di Cosenza.

    Rilevati alti livelli di cesio. Avrebbe interrato scarti di materiale inerte, fanghi industriali e idrocarburi per vent'anni nell'alveo del fiume Oliva, Cesare Coccimiglio, l'imprenditore di Aiello Calabro arrestato oggi su disposizione della Procura della Repubblica di Paola. Coccimiglio, titolare di un'azienda per il trasporto di materiale inerte, è accusato di avvelenamento delle acque, disastro ambientale e scarico abusivo di rifiuti. Nell'inchiesta ci sono altre quattro persone indagate che sono tra i suoi collaboratori. "Ad allarmarci - ha detto il procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, incontrando i giornalisti - sono stati soprattutto i livelli altissimi e molto pericolosi di cesio 137. Si pensi che normalmente questo elemento altamente radioattivo si trova a livelli di 2-3 mentre lì abbiamo riscontrato livelli intorno a 200. Altro dato era la presenza di un odore nauseabondo di idrocarburi". Le indagini, coordinate dal procuratore Giordano, sono andate avanti per circa sei mesi e sono state condotte da Capitaneria di porto, Corpo forestale e Polizia provinciale con il supporto dei tecnici dell'Arpacal. Nell'inchiesta figurano anche dei verbali di controllo dei camion e testimonianze rese da persone che, nel corso degli anni, hanno visto la presenza degli autoarticolati che scaricavano i rifiuti pericolosi nell'alveo del corso d'acqua.

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