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    Smantellato cartello calabrese della droga: 30 arresti

     

     

    Smantellato cartello calabrese della droga: 30 arresti, sequestrate 2.8 ton di cocaina

    10 nov 11 Una ramificata e agguerrita organizzazione criminale, riconducibile alla 'ndrangheta calabrese, è stata smantellata dai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma. La banda importava ingenti carichi di cocaina dal Sud America, approvvigionata direttamente dai cartelli colombiani. Sono 30 le persone destinatarie di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emesso dal gip presso il Tribunale di Roma per associazione a delinquere e traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Dall'alba i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma stanno eseguendo arresti, perquisizioni e sequestri in Calabria, Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Puglia e Lazio, nei confronti dei componenti dell'organizzazione criminale della 'ndrangheta, dedita al narcotraffico, smantellata dagli stessi militari dell'Arma. Il gruppo criminale introduceva la droga in Italia nascondendola in container con merce legale, trasportati dal Sud America attraverso navi mercantili per conto di ditte di import-export costituite 'ad hoc'. Nel corso dell'indagine, in pochi mesi, i carabinieri hanno intercettato due container inviati dall'organizzazione, sequestrando 2.200 chili di cocaina presso nei porti di Gioia Tauro e Livorno. Altri 400 chili erano stati sequestrati dalla polizia colombiana a Bogotà.

    Droga in scatole cuore di palma. "Questa volta non riescono a trovarla". Erano sicuri di farla franca, certi che il maxi quantitativo di droga, cocaina purissima, sarebbe arrivata in Italia senza intoppi. Ma al porto di Livorno, nell'aprile scorso, i carabinieri del nucleo investigativo di Roma sono riusciti a scovare all'interno di un container circa 1.200 kg di droga, occultata in prodotti alimentari, lattine di "palmito", a bordo di una nave cargo proveniente dal Cile. Un sequestro record che unito a quello effettuato il 12 novembre dello scorso anno a Gioia Tauro, 1000 kg trovati sempre a bordo di una nave, e i 400 kg sequestrati nel settembre del 2010 a Bogotà, rappresentano uno delle più importanti operazioni svolte in Italia contro il narcotraffico. Droga appartenuta ad una sola organizzazione criminale che riusciva a nascondere, come accertato dagli inquirenti, la droga anche in bambole di legno, in materiale di imballaggio di pannelli e parquet in legno, in telai in metallo di carrelli agricoli. In totale sono 30 le ordinanze di custodia cautelare eseguite su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, dal responsabile Giancarlo Capaldo e dai pm Diana De Martino e Maria Cristina Palaia e che hanno colpito una organizzazione operante in più località italiane e all'estero, responsabile dell'importazione in Europa di ingenti carichi di cocaina dal sudamerica, in particolare dalla Colombia. E proprio in Colombia che gli inquirenti, grazie alla collaborazione dei colleghi sudamericani e quelli britannici, hanno arrestato questa notte Alessandro Pugliese, gestore di un ristorante e ritenuto l'anello di collegamento tra il gruppo criminale colombiano e quello italiano composto da personaggi di origine calabrese riconducibili a Vincenzo Calabrese, morto ammazzato lo scorso 12 marzo in un agguato a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia. Nel corso di una conferenza stampa colonnello Lorenzo Sabbatino, responsabile del nucleo investigativo di via In Selci, ha spiegato che la droga era destinata al mercato del nord Italia ed Europa. Una volta giunta sul mercato la cocaina avrebbe fruttato circa 500 milioni di euro. "Come una piccola Finanziaria", ha affermato il comandate provinciale dell'Arma, Maurizio Mezzavilla. Gli atti dell'inchiesta saranno ora trasmessi, per competenza, alla procura di Reggio Calabria.

    Organizzazione legata alla ndrangheta. Una organizzazione capace di importare in Italia, a distanza di pochi mesi, oltre 2000 chili di cocaina purissima. Un sodalizio criminale oggi smantellato dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma, coordinati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia, che hanno dato esecuzione a 30 provvedimenti di custodia cautelare. Il gruppo, composto da personaggi di origine calabrese riconducibili a Vincenzo Calabrese, ucciso lo scorso 12 marzo in un agguato a San Calogero, poteva contare su saldi rapporti di collaborazione con i narcotrafficanti sudamericani. Ed e' proprio dal Sudamerica che sono partiti le due navi che hanno trasportato il maxi quantitativo di 'neve'. Ad attenderli però, nel novembre del 2010 al porto di Gioia Tauro e nell'aprile scorso a Livorno, c'erano gli uomini dell'Arma che hanno sequestrato la cocaina. La sostanza veniva trasportata in lattine per alimenti, in bambole di legno, in materiale di imballaggio di pannelli e parquet in legno, in telai in metallo di carrelli agricoli. Sistemi ingegnosi al punto che in una telefonata intercettata un componente dell'organizzazione si spinge a dire: "Questa volta non riescono a trovarla". Il valore economico della cocaina si aggira sui cento milioni di euro sul mercato dell'ingrosso e sui 500 milioni di euro sul mercato di spaccio al dettaglio visto che la sostanza avrebbe potuto essere tagliata in circa 13 milioni di dosi. "Come una piccola Finanziaria", ha affermato il comandate provinciale dell'Arma, Maurizio Mezzavilla. La sostanza veniva appunto trasportata con sistemi ingegnosi e tra questi il confezionamento in lattine che di solito contenevano un prodotto alimentare tipico, il 'palmito': 3480 le lattine (racchiuse in 1780 scatole) che celavano al loro interno 24348 cilindri che contenevano la droga. Nel corso dell'operazione sono state effettuate perquisizioni e sequestri patrimoniali per 5 milioni di euro eseguiti in Calabria (Vibo Valentia e Reggio Calabria), nonché in provincia di Bari, Brescia, Bologna, Latina, Palermo e Pavia. I provvedimenti sono stati eseguiti sulla base di un provvedimento emesso dal gip Maurizio Caivano, su richiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, del sostituto Maria Cristina Palaia e del magistrato della Dna Diana De Martino. "Si tratta di uno dei maggiori sequestri di cocaina mai compiuti - ha detto Capaldo - nella lotta italiana al narcotraffico. Un'operazione possibile grazie alla collaborazione tra il nucleo investigativo di Roma dei carabinieri, la direzione centrale per i servizi antidroga italiana (Dcsa) il Soca Britannico (serious organized crime agency) e il Das colombiano (departamento administrativo de securidad)". Grazie alla collaborazione dei colleghi sudamericani e quelli britannici, gli inquirenti italiani hanno individuato e arrestato Alessandro Pugliese, gestore di un ristorante e ritenuto l'anello di collegamento tra il gruppo criminale italiano e quello dei narcos.

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