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    Col pizzo si erano appropriati di un ristorante di Paola 5 arresti della Polizia

     

     

    Col pizzo si erano appropriati di un ristorante di Paola 5 arresti della Polizia

    18 mar 11 Vasta operazione di polizia giudiziaria dalle prime luci dell’alba condotta dalla Polizia di Stato per contrastare l’esercizio delinquenziale di noti esponenti della criminalità di Cosenza ha portato in carcere Eugenio Di Puppo 45 anni di Cosenza; la sua convivente TMR, 42 anni di Rose (CS), Eugenio Bruni, 45 anni, Pasquale Bruni 43 anni, (fratelli del più noto pregiudicato Michele Bruni) e Giacomo Sena, 45 anni di Cosenza, tutti con precedenti penali. I cinque sono stati rintracciati e tratti in arresto - dai poliziotti del Commissariato di P.S. “Paola” diretto dal neo Dirigente dr.ssa Raffaella Pugliese e dagli Agenti della Squadra Mobile della Questura di Cosenza – in esecuzione al Provvedimento di custodia Cautelare in carcere richiesto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Paola e disposto dal Giudice per le indagini preliminari del medesimo Tribunale. Le imputazioni contestate ai cinque sono di concorso in estorsione aggravata dal fatto d’essere stata commessa da più persone riunite. Secondo quanto contestato dalla Procura di Paola i cinque avrebbero minacciato di gravi ritorsioni la proprietaria di un ristorante che richiedeva - a due degli arrestati ai quali dato in gestione l’esercizio commerciale - il pagamento di diverse quote mensili di fitto mai pagate per un importo complessivo di circa 45 mila euro. Secondo quanto riferito in denuncia resa ai poliziotti del Commissariato di P.S.  di Paola dalla titolare di un ristorante di Paola i cinque l’avrebbero più volte minacciata affinché rinunciasse al credito maturato nei confronti della coppia Di Puppo - formalmente subentranti nella gestione del ristorante – interrompendo l’azione civile intrapresa  nei loro confronti per l’immediata rescissione contrattuale il recupero del credito ed il reintegro di gravose spese affrontate dalla proprietaria per danni strutturali addebitabili alla cattiva gestione della donna e del suo convivente.

    Le indagini -sulla cui favorevole conclusione è stata determinante la decisione di denunciare maturata dalla vittima- erano avviate lo scorso 29 gennaio 2011, allorquando la titolare d’un ristorante di Paola denunciava ai poliziotti del Commissariato di P.S. “Paola”, all’epoca diretto dal dr. Lenti Gianluigi, in merito a gravi minacce subite da coloro ai quali - nel 2008 e secondo un regolare contratto di fitto aziendale - aveva affidato la gestione del suo ristorante ma che, tuttavia, da diversi mesi non le corrispondevano il canone mensile pattuito, pari a circa 2600 euro e per un importo complessivo di circa 45.000 mila euro. La vittima, dinanzi al netto rifiuto oppostole da TMR e dal convivente Eugenio DI PUPPO che, peraltro, a fronte del mancato pagamento di più mensilità le contestavano pretestuosamente di non aver eseguito alcuni lavori stabiliti in contratto, decideva di intraprendere un’ azione civile per il recupero delle somme mancanti, nonché per la immediata risoluzione contrattuale. Nel giungo 2010, temendo di poter essere estromesso dalla gestione del ristorante ma, ancor più, non avendo alcuna intenzione di corrispondere alcunché alla proprietaria del ristorante, il DI PUPPO l’avvicinava intimandole di rinunciare al credito poiché altrimenti “le avrebbe fatto chiudere la bocca definitivamente poiché lui apparteneva al gruppo malavitoso dei Bella bella di Cosenza”. Successivamente, nel settembre 2010, la vittima era avvicinata all’esterno del suo esercizio commerciale da Eugenio BRUNI, Pasquale BRUNI e SENA Giacomo , tutti con precedenti penali, che nel presentarsi come amici del DI PUPPO ed intimandole di lasciar perdere ogni pretesa le dicevano: “ Voi non sapete chi siamo noi” … “non dare fastidio ad Eugenio altrimenti ci dobbiamo regolare noi” aggiungendo : “ siamo capaci di sparare a sangue freddo”. Le pesanti minacce subite costringevano la vittima a ritirare la richiesta di risoluzione del contratto e, quindi, ad accettare che la gestione del ristorante fosse mantenuta dalla donna e dal DI PUPPO ai quali, peraltro, aveva assicurato non solo lavori da loro pretesi per l’imbiancamento del ristorante ma, anche, un gravoso intervento sulla rete fognaria dell’esercizio commerciale, compromessa per gravi mancanze addebitabili alla gestione TMR-DI PUPPO. La donna decideva, pertanto, di denunciare tutto quanto accadutole riferendo i dettagli al P.M della Procura di Paola assistito dai poliziotti del Commissariato di P.S. “Paola” che, successivamente, in collaborazione con gli agenti della I Sezione della Squadra Mobile di Cosenza, individuavano ed identificavano i tutti i soggetti coinvolti nella vicenda denunciata dalla donna. Gli approfondimenti investigativi consentivano, quindi, di circostanziare il quadro indiziario rispetto al quale la Procura della Repubblica di Paola, prima, ed il Giudice per le indagini Preliminari del Tribunale di Paola, poi, non potevano scegliere altra strada che la richiesta e l’emissione dell’Ordine di custodia cautelare in carcere questa notte eseguita. A tutti gli arrestati T.M.R.; Eugenio DI PUPPO; Eugenio BRUNI; Pasquale BRUNI e Giacomo SENA - rintracciati questa notte dai poliziotti del Commissariato di Paola e della Squadra Mobile della Questura di Cosenza - il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola convenendo con quanto richiesto dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Paola contesta il reato di estorsione aggravata e, per i soli T.M.R. e DI PUPPO, anche un ulteriore episodio estorsivo avendo costretto la vittima a riparare la fogna del ristorante a spese proprie per un danno da loro cagionato. Gli arrestati sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Cosenza e Castrovillari a disposizione dell’A.g. che provvederà ad i successivi interrogatori rimandando poi gli atti al Gip Distrettuale della Procura della repubblica di Catanzaro dichiarato competente dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola in ordine all’eventuale contestazione dell’aggravante prevista per reati commessi secondo le modalità e per le finalità di associazioni mafiose, in questo caso il Clan BRUNI richiamato dagli indagati.

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