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    Si acuisce divario, Sud senza occupazione, Nord non cresce

     

     

    Pamplet Svimez per i 150 d'Italia: si acuisce divario, Sud senza occupazione, Nord non cresce

    30 mag 11 In 150 anni il Pil del Mezzogiorno, a prezzi costanti, è cresciuto di 18 volte, anche grazie agli interventi degli anni '60. Ma e' aumentato anche il divario con il Centro-Nord, soprattutto a causa della carenza di occupazione: mentre nel 1951 il tasso di occupazione al Sud era pari all'81% del Centro-Nord, nel 2009 era sceso al 68,9%. Dopo 150 anni, dal punto di vista economico, l'Italia rimane dunque un paese spaccato in due. E' quanto emerge dal volume "150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861-2011", edito da Il Mulino e presentato oggi alla Camera dalla Svimez (associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno). Nel 1861 il Pil del Sud e del Centro-Nord erano simili, cioé pari a 100 per entrambi, nel 2009 quello del Sud risultava pari solo al 59% del Centro-Nord; invece, tra il 1952 il 1973, i Pil pro capite erano cresciuti in modo quasi simile: del 4,6% l'anno nel Mezzogiorno, del 4,8% nel Centro-Nord. Un "contributo fondamentale allo sviluppo del Sud è stato svolto dagli investimenti industriali statali, cresciuti dal 1952 al 1973 del 7,9% contro il 6,3% del Centro-Nord" e dalle grandi aziende ("dal 1951 al 1981 al Sud il numero medio di addetti è cresciuto di oltre 4 volte, passando da 11,6 a 48,7, mentre al Centro-Nord è sceso dai 69,6 ai 52,4"). Secondo le statistiche, "dietro questi numeri c'é l'operato della Cassa per il Mezzogiorno". E mentre si creavano questi posti di lavoro, dal 1951 al 1974 dal Sud migravano 4,2 milioni di cittadini, attenuando in questo modo gli squilibri di mercato.

    Nord non cresce senza Sud. Non è vero che "c'é un problema di crescita che riguarda soprattutto il Sud", mentre da solo il Nord "sarebbe una molla pronta a scattare al primo segno di ripresa". Anzi, "oggi il Mezzogiorno si propone come opportunità strategica del sistema Italia, a patto di puntare su tre direttrici: centralità del Mediterraneo, fiscalità differenziata, politica industriale centrata su logistica e fonti energetiche alternative e tradizionali". E' quanto ha affermato il presidente dell'associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez), Adriano Giannola, in occasione della presentazione del volume "150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861-2011" e della giornata di studio alla Camera. "La dialettica tra unità politica e unificazione economica - ha aggiunto il presidente - è il filo conduttore della nostra storia e l'impegno all'unificazione economica è dunque una condizione oggi più necessaria di ieri per essere sistema e protagonisti nei mercati globali". Per Giannola, per far crescere il Sud "occorre puntare sulla ritrovata centralità del Mediterraneo, in cui il Sud ricopre una posizione avvantaggiata; sulla fiscalità differenziata, da rivendicare con totale fermezza in sede europea, per permettere una maggiore attrazione di investimenti italiani e stranieri; su una politica industriale centrata su logistica, fonti energetiche alternative e tradizionali e su una dotazione di risorse ambientali nettamente superiore a quella del resto del Paese".

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