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    Pignatone a Firenze "La ndrangheta si clona e punta sulla rinnovabili"

     

     

    Pignatone a Firenze "La ndrangheta si clona e punta sulla rinnovabili"

    20 mag 11 "Che la 'ndrangheta non sia un fenomeno solo calabrese, siamo purtroppo assolutamente certi'': lo ha detto, a margine di un convegno della Cisl a Terra Futura, il procuratore della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone. "Le indagini hanno dimostrato - ha aggiunto - questa enorme capacità di creare nuove filali un po' in tutto il mondo, Canada, Australia, e soprattutto, come è ovvio che sia nel Nord Italia, filiali che servono per l'investimento di capitali illecitamente guadagnati con il traffico di stupefacenti o altro e dove purtroppo, certamente in Lombardia ma probabilmente anche in altre regioni, le indagini dimostrano che si creano vere e proprie clonazioni dell'associazione". "Sotto questo profilo - ha aggiunto il magistrato - è ormai pacifico che la 'ndrangheta non e' più' un problema calabrese ma non è neanche più' italiana ma un problema internazionale".

    Allarme sulla energie rinnovabili: "Le associazioni mafiose non fanno discriminazione tra un affare e l'altro: dove c'é la possibilità di guadagnare, di investire soldi sporchi, dove c'é la possibilità di far valere le loro risorse illecite (corruzione, violenza, ecc) non si tirano indietro. Siccome oggi il mercato delle energie rinnovabili è un mercato in espansione, può essere (su questo bisogna vedere cosa ci dicono le indagini) un terreno di investimento per le mafie". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, oggi a margine del convegno 'Vinciamo i clan', organizzato dalla Cisl a Terra Futura. "Il centro nord - ha osservato il magistrato - è terra privilegiata degli investimenti delle associazioni mafiose, per tanti motivi: è una terra più ricca, dove è più facile nascondersi, è più facile anche guadagnare, avviare attività che non necessariamente sono illecite. La presenza in Toscana di 75 beni confiscati da assegnare è la conferma di questo pericolo che bisogna affrontare, che la Toscana ha certamente le risorse e le energie per affrontare".

    Studio giustifica allarme su rinnovabili. L'allarme sul fatto che il mercato delle energie rinnovabili possa essere appetibile per la criminalità organizzata lo ha lanciato proprio stamani il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone. Adesso una ricerca servirà a capire come la criminalità organizzata si può infiltrare nel business delle energie rinnovabili: è quella partita nel settembre scorso (andrà avanti fino al 2012) nell'ambito del progetto 'Score: Stop crimes on renewables and environment' finanziato dalla Commissione Ue e portato avanti da Banca Etica e dalla Fondazione culturale responsabilità etica. Un primo punto sulla ricerca verrà fatto domani nell'ambito di Terra Futura, la mostra-convegno sulle buone pratiche di sostenibilità in corso alla Fortezza da Basso di Firenze. "Al momento - anticipa oggi Mauro Meggiolaro di Fondazione culturale responsabilità etica - abbiamo preso in esame due casi. In primo luogo l'operazione Eolo, in Sicilia, con cui le forze dell'ordine hanno scoperto l'infiltrazione della criminalità in impianti eolici in provincia di Trapani. In questo caso abbiamo rilevato una scarsa trasparenza nelle procedure della pubblica amministrazione e anche la scarsa capacità di 'due diligence' da parte delle banche nei confronti di imprese opache". "Il secondo focus - ha proseguito - ha riguardato il business del solare in Puglia. In questo caso non ci sono state infiltrazioni, ma si è innescata una corsa speculativa a causa di leggi che, sicuramente a fin di bene, semplificavano le procedure; con il risultato - ha evidenziato -che ora i cittadini sono contrari agli impianti solari perché sono stati invasi"

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