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    Beni per 50 mln sequestrati dalla DIA ad imprenditore di Polistena

     

     

    Beni per 50 mln sequestrati dalla DIA ad imprenditore di Polistena che controllava lavori movimento terra

    19 mag 11 Beni per un valore di 50 milioni di euro sono stati confiscati dalla Dia a Salvatore Domenico Tassone, 63 anni, imprenditore di Polistena legato, secondo gli investigatori alle cosche Longo e Versace di Polistena e, per vincoli di parentela, al gruppo Ierinò di Gioiosa Ionica per essere il consuocero di Vittorio Ierinò. Tra i beni confiscati figurano aziende, terreni, automezzi personali ed aziendali e conti correnti riconducibili all'imprenditore o ai suoi familiari. I beni oggetto della confisca, disposta dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale, erano stati sequestrati nel 2007 su proposta del direttore della Dia. Adesso è giunta la confisca al termine degli accertamenti compiuti dal Centro operativo di Reggio Calabria della Dia dai quali sarebbe emersa la provenienza illecita dei primi capitali investiti dall'imprenditore. L'uomo è rimasto coinvolto, nel 2007, nell'operazione Arca che aveva portato all'arresto di 15 esponenti di cosche delle province di Reggio Calabria e di Vibo Valentia, accusati di essersi infiltrati negli appalti e nei subappalti per i lavori di ammodernamento di alcuni tratti dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. Tassone era stato arrestato il 9 luglio 2007 nell'ambito dell'operazione Arca su presunte infiltrazioni delle cosche della Piana di Gioia Tauro negli appalti e nei subappalti per i lavori di ammodernamento di alcuni tratti dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria tra gli svincoli di Mileto e Rosarno. Nel dicembre del 1994 Tassone, mentre viaggiava in auto insieme al figlio, fu ferito in un agguato compiuto da tre persone armate di fucili caricati a pallettoni. L'uomo e' stato condannato in primo grado ad otto anni ed otto mesi di reclusione.

    "E' un valore catalogato e non stimato, quello dei beni confiscati a Tassone, che deriva dal contraddittorio tra difesa ed accusa dinanzi al Tribunale delle Misure di prevenzione". Lo ha detto il capo centro della Dia di Reggio Calabria, col. Franco Falbo, illustrando la confisca a carico di Salvatore Mario Tassone, originario di Sorianello, nel vibonese, ma da tempo residente a Polistena. "Il Tribunale - ha sottolineato Falbo - ha accolto integralmente la proposta di confisca, e ciò certifica che, almeno per il primo grado di giudizio, sia stato fatto un buon lavoro investigativo. Sono stati verificati i flussi finanziari, a partire dagli anni '80, di Tassone e dei suoi famigliari, quando, con un investimento di 400 milioni di vecchie lire, Salvatore Mario Tassone ed il fratello, avviarono un'impresa nel settore dei lavori edili. Su uno dei conti intestati alla moglie di Tassone abbiamo verificato che a cavallo tra il 1999 ed il 2000, sono transitati somme per oltre cinque miliardi di lire. Qualche anno dopo, è stato acceso un conto in una banca lussemburghese, con un deposito iniziale di 500 mila euro. Su un conto corrente intestato al figlio del Tassone, Francesco, abbiamo anche verificato un movimento finanziario di 11,2 miliardi di lire, con annesse operazioni di investimento di 'pronti contro termine'". Falbo, ricordando l'inchiesta Arca, ha sottolineato "l'imposizione in regime di monopolio della fornitura di calcestruzzo alla società Condotte d'Acqua da parte delle imprese collegate a Tassone per i lavori di ammodernamento della A3, nel tratto tra gli svincoli di Vibo Valentia e Rosarno. Grazie ad un puntuale lavoro di verifica siamo riusciti a ricostruire tutti i passaggi dei flussi finanziari, provandone l'illecita provenienza"

    "La pericolosità del Tassone si è costantemente manifestata a partire dagli anni '80 nell'essersi avvalso della finalità della cosca mafiosa di appartenenza per accaparrarsi il controllo delle attività inerenti la movimentazione dei materiali inerti". E' quanto scrivono i giudici del Tribunale - Sezione misure di prevenzione di Reggio Calabria, nel provvedimento con il quale hanno disposto la confisca di beni per oltre 47 milioni di euro all' imprenditore Salvatore Domenico Tassone. Tassone, imprenditore operante nel settore della produzione di calcestruzzo e lavorazione inerti, è stato condannato ad 8 anni di reclusione dalla Corte di assise di Palmi, ridotta a 7 anni e 4 mesi dalla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria il 23 ottobre 2000, per l'omicidio e l'occultamento del cadavere di Pierino Rullo, che, nel 1993, era stato indagato per associazione mafiosa insieme allo stesso Tassone nell'inchiesta della Procura di Palmi sulla costruzione della diga sul fiume Metramo, processo concluso con l'assoluzione di Tassone. L'imprenditore è stato arrestato nel 2007 nell'operazione "Arca" contro le cosche del reggino e del vibonese che, per l'accusa, imponevano il controllo sull'aggiudicazione degli appalti e subappalti dei lavori sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria per lavori da oltre 100 milioni di euro, oltre che estorcere tangenti pari al 3% dell'importo dei lavori. Tassone é stato poi condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa. Tra il 2007 ed il 2009, su richiesta del direttore della Dia, generale dei carabinieri Antonio Girone, a Tassone furono sequestrati beni per oltre 46 milioni di euro. Tra i beni confiscati oggi dalla Dia di Reggio Calabria, diretta dal col. Francesco Falbo, figurano il patrimonio aziendale di cinque società; numerose costruzioni ad uso civile ed industriale; 86 appezzamenti di terreno di varia natura per un'estensione complessiva di circa 700 ettari; due auto Mercedes di grossa cilindrata; disponibilità finanziarie delle società per 2 milioni; disponibilità finanziarie personali per circa 4,8 milioni. Il Tribunale ha anche disposto nei confronti di Tassone la misura della sorveglianza speciale per quattro anni.

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