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    Operazione Bisturi della Gdf a Lamezia, danno erariale da 2.7 mln di euro

     

     

    Operazione Bisturi della Gdf a Lamezia, danno erariale da 2.7 mln di euro, 3 persone denunciate

    12 mag 11 Il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Catanzaro, a seguito di pregresse indagini disposte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Lamezia terme - conclusesi nel febbraio 2011 con l’emissione di misure cautelari reali nei confronti dei principali indagati per i reati di truffa aggravata ai danni dello stato e dell’unione europea, falso ideologico ed emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti - ha svolto ulteriori e mirati approfondimenti tesi ad accertare i conseguenti danni erariali connessi alla consumazione dei predetti reati. Le indagini hanno cosi’ permesso di evidenziare che, anche sotto il profilo della responsabilita’ amministrativa, la “Sifo hospital s.r.l.” ha conseguito indebitamente ingenti contributi pubblici, attingendo a ben sei diversi “strumenti agevolativi”, di seguito indicati, senza aver attuato, di contro, nessuno dei progetti prefissati:
    • la costituzione e primo avviamento della società, nell’ambito degli aiuti a favore dell’”imprenditoria giovanile” per euro 1.000.000, interamente erogato;
    • l’ampliamento della società nell’ambito dei “patti territoriali del lametino” concesso per euro 320.000 ed erogato per euro 288.000;
    • l’ammodernamento della società, nell’ambito della legge “488/1992”, settore industria, concesso per, per euro 809.000 ed erogato per euro 540.000;
    • nell’ambito della legge “488/1992”, settore “P.i.a. formazione”, concesso per euro 112.000 ed erogato per euro 90.000;
    • contributo nell’ambito della legge “488/1992”, settore ambiente, concesso per euro 1.700.000 ed erogato per euro 852.000;
    • contributo nell’ambito della “Legge Sabatini”, concesso per euro 460.000 ed erogato per euro 380.000.

    I suddetti finanziamenti sono stati richiesti dalla società per produrre apparati medicali sofisticati, in particolare “elettrobisturi” ed aspiratori chirurgici; tuttavia, le suddette apparecchiature non sono mai state prodotte all’interno di tale azienda, rivelatasi, grazie ad alcuni controlli effettuati “a sorpresa” presso la sede operativa, impegnata nella produzione di beni di tutt’altro genere, fra i quali “spiccano”, fra l’altro, espositori metallici destinati ai negozi di frutta e verdura. il tutto, lasciando, in abbandono i macchinari finanziati ed asseritamente necessari per la fabbricazione degli strumenti elettromedicali. La metodologia criminosa adottata si basava su un sofisticato meccanismo di frode, ideato e posto in essere dai responsabili della società beneficiaria dei contributi, imperniato sulla predisposizione di copiosa documentazione ideologicamente e materialmente non veritiera ed il ricorso al fittizio apporto di “mezzi propri”, inutilmente camuffati con una serie di transazioni commerciali e movimentazioni bancarie apparentemente del tutto regolari. Tale metodologia criminale era resa ancor piu’ insidiosa proprio dall’attingimento a diversificati “aiuti pubblici” che, considerati singolarmente, non suscitavano particolare attenzione investigativa, anche per il relativamente limitato importo dei progetti, mentre sommati l’uno all’altro evidenziavano una ingente truffa di contributi. Alla luce di tali rilevanze, sono stati segnalati all’autorità giudiziaria contabile tre persone fisiche che, con le loro condotte finalizzate all’indebita appropriazione di finanziamenti pubblici, hanno determinato un danno erariale ammontante complessivamente ad euro 2.651.024,41. Nell’occasione, sono state avviate, presso gli organi centrali e locali competenti, tutte le procedure amministrative per il recupero dei contributi illecitamente erogati alla società e la definitiva revoca di quelli concessi ma non ancora versati.

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