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    Boss scarcerato per motivi di salute, 7 medici indagati

     

     

    Boss scarcerato per motivi di salute, 7 medici indagati

    12 mag 11 Perizie in favore di boss della 'ndrangheta allo scopo di fare ottenere loro la scarcerazione o gli arresti domiciliari per motivi di salute. E' il quadro inquietante che emerge da un'inchiesta delle Dda di Catanzaro e Reggio Calabria che ha portato all'emissione di informazioni di garanzia, sulla base di indagini svolte dai carabinieri del Ros, nei confronti di sette medici. Perquisiti anche gli studi privati e le abitazioni dei medici indagati e due case di cura private, Villa degli Oleandri, a Mendicino (Cosenza), e Villa Verde, a Cosenza. I magistrati di Catanzaro, in particolare, nei confronti di due dei medici coinvolti nell'inchiesta, Luigi Ambrosio, di 74 anni, e Franco Antonio Ruffolo, di 57, ipotizzano il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, oltre a quelli per i quali sono indagati tutti i sanitari: abuso d' ufficio, false comunicazioni all'autorità giudiziaria, corruzione in atti giudiziari e falsa perizia. Gli altri medici indagati sono Guglielmo Quartucci, di 58 anni, proprietario e direttore sanitario della casa di cura Villa degli Oleandri di Mendicino (Cosenza); Vincenzo Cesareo, direttore sanitario dell'ospedale di Praia a Mare; Gabriele Quattrone, di 52 anni; Wanda Raho (62) e Massimiliano Cardamone (36). Quattro le cosche coinvolte: i Pelle di San Luca, i Mantella di Vibo valentia, gli Arena di Isola Capo Rizzuto ed i Forastefano di Cassano allo Jonio. Tutti nomi di alto livello nella geografia del potere mafioso in Calabria. Le condotte più gravi sono quelle contestate ai due medici per i quali viene ipotizzato il concorso esterno. Ambrosio e Ruffolo, nella qualità rispettivamente di dirigente e psicologo della casa di cura Villa Verde, avrebbero consentito infatti ad Andrea Mantella ed a Francesco Scrugli, esponenti di spicco di una cosca di Vibo Valentia, di sottrarsi sistematicamente alle prescrizioni cui erano sottoposti mettendo a loro disposizione utenze telefoniche e locali della clinica, che sarebbe stata in utilizzata dai due mafiosi per tenere riunioni con gli altri appartenenti alla cosca. Vincenzo Cesareo, candidato alle elezioni regionali dello scorso anno con la lista Socialisti Uniti, secondo l'accusa, si era anche rivolto al boss Giuseppe Pelle per dirimere alcune questioni legate alle candidatura all'interno del proprio partito. Cesareo, comunque, non è risultato poi eletto. Le cosche coinvolte si sarebbero attivate a vari livelli per ottenere favori dai medici, tanto che gli inquirenti parlano di "un complesso sistema di collusioni esterne su cui potevano contare, in tutte le province della Calabria, le più importanti cosche della 'ndrangheta. Che confermano, in tal modo, la loro pervasiva capacita' di infiltrare e condizionare i più svariati settori della società, dell'economia e della pubblica amministrazione, allo scopo di ottenere benefici diretti ed immediati e di consolidare il proprio potere". I favori dei sanitari a beneficio dei boss erano già stati rilevati, in un'interrogazione presentata nello scorso mese di gennaio, da Laura Garavini, capogruppo del Pd in Commissione antimafia.

    Le Dda di Catanzaro e Reggio Calabria hanno emesso sette informazioni di garanzia nei confronti di altrettanti medici che avrebbero redatto perizie di favore consentendo ad affiliati a quattro cosche di 'ndrangheta di ottenere la scarcerazione per motivi di salute. Le due Dda hanno anche emesso decreti di perquisizione nell'ambito delle indagini denominate 'Villa verde' e 'Reale', condotte dai carabinieri del Ros e dei comandi provinciali di Reggio Calabria, Catanzaro e Cosenza. le cosche coinvolte nell'inchiesta sono quelle dei Pelle di San Luca, Arena di Isola Capo Rizzuto, Forastefano di Cassano allo Jonio e Mantella di Vibo Valentia. Gli inquirenti hanno riferito di "un complesso sistema di collusioni esterne su cui possono contare, in tutte le province della Calabria, le più importanti cosche della 'ndrangheta, che confermano la loro pervasiva capacita' di infiltrare e condizionare i più svariati settori della società, dell'economia e della pubblica amministrazione, allo scopo di ottenere benefici diretti ed immediati e di consolidare il proprio potere". Le perquisizioni vengono eseguite nelle abitazioni e negli studi professionali dei sette medici sottoposti ad indagine ed in due cliniche private della provincia di Cosenza. Dagli elementi di prova acquisiti emerge il legame esistente tra la famiglia mafiosa dei Pelle e due professionisti, il direttore sanitario di un presidio ospedaliero in provincia di Cosenza ed il direttore sanitario nonché proprietario per quote di una delle case di cura private interessate. In particolare, nel corso dell'indagine, è emerso come, in vista delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010, due dei medici indagati, uno dei quali da tempo legato ai Pelle, avevano richiesto un loro intervento per dirimere alcune problematiche legate alle candidature all'interno del partito politico in cui uno dei medici stessi era candidato.

    --- Due medici indagati per associaizone mafiosa, perquisiti studi a Cosenza e Praia a Mare

    Nello stesso contesto, ulteriori filoni investigativi avevano riguardato docenti, impiegati e studenti dell’Universita’ di Reggio Calabria indagati per falsita’ ideologica, truffa aggravata ed altri reati, per collusioni con la cosca Pelle, nonche’ il condizionamento delle elezioni amministrative del 29 e 30 marzo 2010, esercitato dal capo cosca Giuseppe Pelle al quale si sarebbero rivolti alcuni candidati che per questo motivo erano stati arrestati il 21 dicembre 2010. Si tratta di Santi Zappala’, poi eletto Consigliere regionale della Calabria, di Francesco Iaria e di Liliana Aiello, non eletti. Per la Dda di Catanzaro, secondo quanto si apprende, l’operazione di oggi rappresenta un approfondimento sulle collusioni della ‘ndrangheta nel settore sanitario, frutto di importanti indagini condotte dal Ros Carabinieri negli ultimi anni. Tra queste, l’operazione ‘Ghibli’ contro la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, grazie alla quale erano stati arrestati oltre 20 esponenti di vertice della cosca, recentemente tutti condannati, ed era emersa la collusione con la ‘ndrina degli Arena anche di alcuni imprenditori, di un carabiniere e di un avvocato, recentemente condannato proprio per tale motivo, e le indagini ‘Omnia’ e ‘Timpone Rosso’ che hanno colpito le cosche degli zingari ed i Forastefano. Nell’ambito di queste ultime due indagini,, nei mesi scorsi il Ros Carabinieri aveva arrestato i latitanti Nicola Acri e Salvatore Galluzzi, catturati rispettivamente a Bologna lo scorso mese di novembre, ed a Vigevano nel febbraio di quest’anno.

    Diversi gli episodi documentati dagli inquirenti. Dagli elementi di prova acquisiti emergerebbe, in particolare, il legame esistente tra la famiglia mafiosa dei Pelle, detti “gambazza”, di San Luca (RC) e due professionisti: il direttore sanitario di un presidio ospedaliero in provincia di Cosenza ed il direttore sanitario, nonche’ proprietario per quote, di una delle case di cura private interessate. In particolare, nel corso delle attivita’ d’indagine del Ros e della Dda di Reggio Calabria sulla famiglia Pelle, sarebbe emerso che, in vista delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010, due dei medici indagati, uno dei quali da tempo legato ai Pelle, avevano richiesto un intervento della famiglia di S. Luca per dirimere alcune problematiche legate alle candidature all’interno del partito politico in cui uno dei medici stessi era candidato. Nello stesso contesto era inoltre emerso che, nel passato, uno dei medici in questione avrebbe compilato in favore di Giuseppe Pellepiu’ certificazioni sanitarie falsamente attestanti condizioni di salute incompatibili con la detenzione carceraria. Nell’inchiesta emerge, inoltre, il legame tr Andrea a Mantella, indicato come esponente mafioso di rilievo del vibonese, ed alcuni medici di una delle cliniche coinvolte nelle indagini, fra i quali, in particolare, il dirigente sanitario della struttura. I medici, in questione, in occasione di prolungati ricoveri di Mantella e di altri affiliati in regime di arresti domiciliari presso la loro clinica, avrebbero sistematicamente redatto in loro favore certificazioni sanitarie mendaci e messo loro a disposizione utenze telefoniche e locali della clinica, utilizzati per contattare o incontrare altri esponenti della cosca. Gli stessi medici avrebbero favorito Mantella, ottenendo a loro vantaggio la disponibilita’ anche di altri professionisti, esterni alla clinica, ugualmente prestatisi a redigere ulteriori consulenze compiacenti. Alcuni episodi di corruzione sarebbero stati posti in essere da familiari di Antonio e Pasquale Forastefano e da altri esponenti della loro cosca, consistiti nel richiedere ed ottenere, a fronte della consegna di somme di denaro o altre utilita’, elaborati peritali favorevoli, da parte di alcuni medici, fra i quali un professionista reggino con importanti incarichi universitari ed ospedalieri, nonche’ da parte di alcuni medici legali che fino ad oggi avevano goduto della fiducia di diversi uffici giudiziari. I medici in questione,, in diversi procedimenti penali avevano ricevuto da parte degli organi giudiziari competenti l’incarico di perito affinche’ accertassero la compatibilita’ col regime carcerario delle condizioni di salute dei Forastefano.

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