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    Emergenza al Sud: 2 giovani su 3 senza lavoro, superata soglia recessione.

     

     

    Emergenza al Sud: 2 giovani su 3 senza lavoro, superata soglia recessione. Occhiuto "Colpa anche di falso federalismo"

    29 lug 11 Nel Sud è "emergenza giovani: due su tre sono a spasso", ossia senza un'occupazione, e oltre il 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia. A lanciare l'allarme è il Rapporto Svimez 2011 sull'economia del Mezzogiorno, che verrà presentato il prossimo 27 settembre, le cui anticipazioni sono state rese note oggi. "Un Sud che arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra, con Abruzzo, Sardegna e Calabria che guidano la ripresina del mezzogiorno.

    Superata soglia recessione. Un Sud dove le famiglie hanno difficoltà a spendere e il tasso di disoccupazione effettivo volerebbe al 25%, considerando chi il lavoro lo vuole ma non sa dove cercarlo". E' il quadro che emerge dal paper "Nord e Sud: insieme nella crisi, divergenti nella ripresa", che anticipa i principali indicatori economici del Rapporto Svimez 2011 sull'economia del Mezzogiorno, in presentazione a Roma il prossimo 27 settembre. Il prodotto interno lordo in Italia cresce meno della media Ue e il Sud arranca: in base alle valutazioni di preconsuntivo della Svimez, nel 2010 il Mezzogiorno ha segnato rispetto all'anno precedente un modesto +0,2%, ben lontano dal +1,7% del Centro-Nord. In nove anni (2001-2010) il meridione ha segnato una media annua negativa, -0,3%, contro il +3,5% del Centro-Nord. Ma la crisi, precisa il Rapporto, ha picchiato forte in tutto il Paese: nel biennio 2008-2009 la caduta del Pil é stata di oltre il 65% più elevata della media europea (-6,3% al Sud e -6,6% al Centro-Nord contro il -3,8% della media Ue). Nel 2010 il Pil pro capite nazionale in valori assoluti è stato di 25.583 euro, risultante dalla media tra i 29.869 euro del Centro-Nord e i 17.466 del Mezzogiorno. In valori assoluti, nel 2010 la regione più ricca è stata la Lombardia, con 32.222 euro, pari a circa 16 mila euro all'anno in più rispetto alla Campania, che invece è la più povera con 16.372 euro. In seconda posizione c'é il Trentino Alto Adige (32.165 euro), seguito da Valle d'Aosta (31.993 euro), Emilia Romagna (30.798 euro) e Lazio (30.436 euro). Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l'Abruzzo (21.574 euro), che comunque registra un valore di circa 2.200 euro al di sotto dell'Umbria, la regione più debole del Centro-Nord. Seguono Molise (19.804), Sardegna (19.552), Basilicata (18.021 euro), Sicilia (17.488), Calabria (16.657) e Puglia (16.932).

    Mario OcchiutoOcchiuto "Falso federalismo non risolve problemi". "I dati diffusi oggi dallo Svimez fotografano anche quest'anno l'impietosa condizione del Mezzogiorno, ma riguardano pure il Nord, perché dimostrano che se il Mezzogiorno crescesse alla stessa velocità del Settentrione, l'incremento del PIL nazionale sarebbe già del 2%, e avremmo risolto gran parte dei nostri problemi". E' quanto afferma, in una nota, Roberto Occhiuto, dell'Udc, vicepresidente della Commissione Bilancio della Camera. "Purtroppo, però - prosegue Occhiuto - dello sviluppo del Sud non si parla più come di una leva per far crescere l'intero Paese. Il governo, invece, mentre fa la sceneggiata dei ministeri al Nord, sta seppellendo le speranze del Mezzogiorno nell'indifferenza generale sotto una montagna di rassegnazione. Sono convinto che, prima o poi,quando anche la Lega comprenderà che neanche il suo falso federalismo rappresenta la soluzione ai problemi del Nord, la questione meridionale diventerà di nuovo centrale".

    Persi 281 mila posti di lavoro. Dalla "fuga dei cervelli" allo "spreco di talenti". E' quanto accade nel Mezzogiorno, dove due giovani su tre sono 'a spasso', disoccupati, mentre più del 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia. Difficoltà anche per le famiglie, che faticano ad acquistare persino i generi alimentari. Nel frattempo, negli ultimi due anni si sono persi 281 mila posti di lavoro e il tasso di disoccupazione effettivo nel 2010 è salito al 25%: tra cassa integrazione e scoraggiati, un meridionale su quattro non lavora. A scattare la fotografia dell'economia del Mezzogiorno è il Rapporto Svimez 2011, che mette in evidenza l'acuirsi della divaricazione con il Centro-Nord. Nel 2010 - si legge nello studio - il tasso di disoccupazione nel Sud è più del doppio rispetto al Centro-Nord (13,4% contro 6,4%) e se consideriamo, tra i non occupati, anche i lavoratori che usufruiscono della Cig e che cercano lavoro non attivamente (gli scoraggiati), il tasso di disoccupazione corretto sale al 14,8%, a livello nazionale, con punte del 25,3% nel Mezzogiorno contro il 10,1% nel Centro-Nord. L'occupazione è in calo in tutte le regioni meridionali, ad eccezione della Sardegna, con valori drammaticamente bassi in Campania, Calabria e Sicilia, mentre, tra i giovani, solo uno su tre ha un impiego. Il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni), che per le donne si ferma al 23,3% segna un divario di 25 punti con il Nord (31,7% contro 56,5%). Aumentano, inoltre, i Neet (Not in education, employment or training) con alto livello di istruzione: sono circa 167 mila i laureati meridionali fuori dal sistema formativo e dal mercato del lavoro. Non va meglio per le famiglie, che hanno difficoltà a spendere, né per gli investimenti, che al Nord sono il triplo rispetto al Sud, frenato soprattutto dal calo nelle costruzioni (-4,8%). "E' un Sud che arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra", spiega il Rapporto: il prodotto interno lordo, nel Mezzogiorno ha segnato, rispetto al 2009, un modesto +0,2%, ben lontano dal +1,7% dell'Italia centro-settentrionale. La Lombardia è la regione più ricca, con 32.222 euro, pari a circa 16 mila euro all'anno in più rispetto alla Campania, che è la più povera con 16.372 euro. Secondo il presidente Svimez, Adriano Giannola, la politica del rigore del governo e la manovra "penalizzano il Sud". Preoccupati, ma non sorpresi, i sindacati: Per la Cgil c'é il "rischio di irreversibilità distanza dal Nord". "Lo sviluppo del Paese parta dalla ripresa del Mezzogiorno, concentrando gli sforzi sull'emergenza occupazione", è la richiesta di Cisl e Uil.(ANSA).

    Ministro Fitto: Non è tempo di divisioni. "I dati resi noti dalla Svimez raccontano una storia purtroppo non nuova: il Sud soffre in forma ancora più acuta gli effetti pesanti della crisi economica internazionale. Sebbene a livello macroeconomico qualche segnale di ripresa si fa timidamente vedere, restano sul tappeto gli effetti cumulati di un triennio di grave difficoltà. Questa situazione sarebbe stata ancora più grave in assenza della stabilizzazione del bilancio dello Stato". A fare queste considerazioni è il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto. "Non è il tempo delle divisioni - osserva il ministro - è il tempo della coesione. Serve uno sforzo e un'assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche e delle istituzioni pubbliche. Il ritardo di sviluppo del Mezzogiorno ha radici antiche e responsabilità trasversali che attraversano il tempo ed i partiti. Strumentali, inutili e dannose sono quelle dichiarazioni rilasciate in queste ore da parte di qualche rappresentante dell'opposizione a sentire le quali parrebbe che tutti i problemi sarebbero nati in questi ultimi tre anni". "Questa politica politicante che guarda al proprio ombelico cercando la polemica spicciola invece di guardare in faccia i problemi, ha stancato gli italiani e stride sempre di più con le vere esigenze del Paese", fa notare il ministro Fitto, secondo il quale "il Governo avverte fortissima la responsabilità di fornire risposte adeguate alle famiglie e ai giovani che soffrono la dura condizione della disoccupazione. Ô questo, come richiesto coralmente dalle parti sociali, il momento per fornire nuovo slancio alla ripresa dell'economia muovendosi con prudenza e decisione lungo il sentiero stretto imposto dal rigore di bilancio e dalla speculazione economica che mina la stabilità dell'euro". I mesi trascorsi "non sono passati invano: oggi presentiamo al Paese la prima tranche del Piano nazionale per il Sud dedicata alle infrastrutture e finanziata con le risorse che ci sono senza creare tensioni sul bilancio dello Stato". A ricordarlo è il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto. "Al termine di un lungo e proficuo lavoro che ha visto protagoniste tutte le regioni meridionali impegnate con senso di leale collaborazione con le amministrazioni centrali - spiega - abbiamo selezionato un insieme di opere infrastrutturali di rilievo strategico nazionale e regionale che possono essere fatte partire molto rapidamente con modalità attuative rese più celeri e certe nella tempistica grazie al ricorso al contratto istituzionale di sviluppo introdotto dal Governo nei mesi scorsi in attuazione della legge delega sul federalismo fiscale". Si tratta di opere che, grazie ad un contributo del Fas di circa 7.5 miliardi di euro, determinano aperture di cantieri che valgono complessivamente oltre 19 miliardi di euro. "La corale risposta all'appello del Governo da parte di tutte le Regioni del Mezzogiorno che senza distinzione di colore politico hanno ripensato, aggiornandole ai tempi della crisi, le proprie politiche di investimento concentrando le risorse su pochi obiettivi strategici e prevedendo tempi ristretti per la loro esecuzione - osserva Fitto - è un buon esempio di politica capace di porre l'interesse generale davanti a quello di parte. Uno stimolo forte all'economia del Mezzogiorno e, quindi del Paese, può venire dall'accelerazione della spesa dei fondi comunitari. Anche su questo fronte i risultati sin qui raggiunti segnalano, pur tra perduranti difficoltà, elementi positivi di una ripresa dell'attività regionale di impegno delle risorse".

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