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    Tabularasa discute dei sommovimenti africani in internet

     

     

    Tabularasa discute dei sommovimenti africani in internet

    29 lug 11 Libia, Tunisia, Egitto, Siria, Cina: come si muove l'informazione in questi contesti? Internet gioca ormai un ruolo fondamentale? "Tabularasa - Lo scandalo" è stata ancora una volta trampolino di lancio per una serata di analisi approfondita sullo stato dell'informazione. La diciottesima serata della rassegna di Strill.it al Circolo Polimeni di Reggio Calabria ha avuto come ospiti Marcello Foa, fino a pochi giorni fa direttore de Il Giornale.it, Antonio Rossano, presidente dell'Associazione Pulitzer; in videoconferenza Alessandro Gilioli, de L'Espresso, Simone Pieranni, responsabile per l'Italia dell'agenzia di stampa China Files, collegato direttamente da Pechino. "Parlare di informazione e di media - ha detto Rossano - significa ricollegare la Calabria con l'Italia, dato che in tutte le altre parti del Paese, tranne che qui, se ne discute costantemente. D'altronde questo è l'obiettivo principale dell'Associazione Pulitzer: difendere i principi dall'art. 21 della nostra Costituzione; dalla libertà di manifestare il proprio pensiero a quella obbligatoriamente riferibile ai mezzi d'informazione. E per tutelare tali libertà bisogna innanzitutto discuterne". Marcello Foa ha parzialmente 'smontato' il mito delle attuali rivoluzioni in Maghreb intese come eventi guidati dal basso, motivando questa posizione e chiarendo inoltre il perché, ribellioni simili, abbiano prodotto risultati diversi da Paese in Paese: "Tutti hanno asserito che le rivoluzioni africane sono state frutto di Internet, il che è solo parzialmente vero. Quelle rivoluzioni sono sì un sintomo dei malesseri della società civile, ma non sono state così spontanee come spesso viene riferito. Dai documenti pubblicati, è emerso che nel 2008 ci fu una riunione al Dipartimento di Stato Usa nella quale vennero invitati molti blogger per discutere su un'eventuale rivoluzione democratica da realizzare nel 2011. Ebbene guarda caso, questi blogger sono stati gli stessi protagonisti di quelle rivoluzioni. Ciò non significa che i sommovimenti siano stati falsati a priori; piuttosto, gli Usa hanno saputo usare quei germogli di rivolta incanalando il malcontento popolare. E' un processo sfruttato da Washington di cui Internet è stato soltanto l'ultimo anello della catena. Ed i fatti, comunque, non hanno dato sempre ragione ai rivoltosi. Quasi mai le rivoluzioni raggiungono il loro obiettivo se, in una data fase, l'esercito non passi dalla parte dei ribelli. In Libia ciò non è successo, o perlomeno non ha inciso sull'andamento della guerra. In aggiunta, il conflitto in Libia non è stato pianificato globalmente, riducendosi, quindi, ad un rapido colpo di mano di Sarkozy, il quale ha aperto il conflitto sperando, erroneamente, che rientrasse in tempi brevi. In Siria - ha proseguito - la rivoluzione è più autenticamente popolare ed Internet è il solo mezzo tramite cui possiamo conoscere l'andamento dei fatti. Ma anche qui, l'esercito stenta ancora a schierarsi contro il governo. E se la situazione non muta, mentre Egitto e Tunisia sono riuscite a raggiungere i loro risultati, Libano, Giordania, Algeria, Libia e Siria potrebbero vedersi spegnere tra le mani la fiamma dell'insurrezione popolare". In collegamento dalla Repubblica popolare cinese, Simone Pieranni ha raccontato le condizioni in cui versa la libertà d'informazione e di pensiero nella Cina comunista, tra censure e scappatoie, maggiori restrizioni a giornalisti e blogger locali piuttosto che stranieri. "La Cina ha 485 milioni di internauti. Il governo di Pechino ha eretto un great firewall che limita l'accesso a determinate ricerche scomode. Si tratta - ha detto Pieranni - di una costante guerra tra guardie e ladri. Gli user trovano spesso i metodi e le scappatoie per aggirare la censura, ma il potere è comunque più forte. La questione democrazia si muove sempre per vie interne: tentando, ad esempio, la via della democratizzazione del partito comunista. In effetti molti blogger cinesi con cui ho discusso non pensano ad una eliminazione radicale del sistema-partito. Puntano, perlomeno, ad un suo miglioramento. Ci sono blogger, tuttavia, i quali, raccogliendo sempre più consenso dentro la rete, sono incarcerati o rapiti. Per i giornalisti stranieri la cosa è diversa: siamo ancora una 'razza privilegiata' con un permesso di comunicazione più scorrevole, salvo smentite". Ma qual è il ruolo e la condizione del sistema digitale in Italia? Il web è usato dalla politica? Gilioli ha sostenuto che "Internet comporta un effetto fondamentale nel pensiero umano: crea una modificazione del sistema cognitivo abituando la gente alla diversità di opinioni. In Italia esiste tutt'oggi una rete tendenzialmente libera. Ma, accanto a ciò, sussistono altrettante spinte affinché non lo sia più. Dal punto di vista politico c'é una forte diffidenza che proviene dalla paura di cambiamento degli indirizzi dell'opinione pubblica. Dal punto di vista economico, Internet è 'scomodo' perché sposta pubblicità su di sé sottraendola ad altri mezzi, innanzitutto la televisione. I tentativi di imbavagliare il web sono andati a vuoto; fatto sta che le politiche italiane di disincentivo alla rete sono evidenti: nessun investimento, aiuti alla televisione, unico Paese del G8 a non possedere un piano digitale. A ciò s'aggiunge un'arretratezza culturale spaventosa da parte dei nostri politici. Eppure le potenzialità sono molteplici: volano di sviluppo economico creatore di ricchezza, nuovo strumento culturale, mezzo per il ricambio fisico della classe politica. Certo, i rischi ci sono: l'utilizzo dispersivo di applicazioni e, soprattutto, la neutralizzazione della rete sono problemi immediatamente percepibili". Tabularasa continua stasera alla Luna Ribelle per discutere del Mostro di Firenze insieme all'avvocato penalista Nino Marazzita, esperto del caso, ed al giornalista e scrittore milanese Sandro Provvisionato.

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