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    Lo scrittore Pino Aprile a Tabularasa parla del Sud

     

     

    Lo scrittore Pino Aprile a Tabularasa parla del Sud

    28 lug 11 "Questo Sud ha scoperto di sapere poco di sè. Una terra senza memoria, un popolo senza radici. Perderle significa scomparire dalla storia". E' stato questo il monito lanciato da Pino Aprile, autore del bestseller 'Terroni', dal palco di 'Tabularasa' alla 'Luna Ribelle' di Reggio Calabria. Davanti ad una platea numerosissima, coinvolta ed anche attivamente partecipatica il giornalista ha raccontato la storia dei vinti del Risorgimento e di chi, oggi al governo, vuole affossare ancor di più la condizione del Sud: "Personaggi come Borghezio e Brunetta ci definiscono 'cancro' o 'ratti'; e solo in Italia, dopo queste affermazioni, possono rimanere ai loro posti. Il ministro Calderoli, dal canto suo, tra le decine di leggi che avrebbe dovuto tagliare, ha fatto abrogare altresì la norma con la quale il Veneto e Mantova venivano annesse all'Italia. Quindi possiamo dire che oggi, tecnicamente, quei territori non sono italiani". Raccontare il volto della storia risorgimentale non divulgata è stato l'imperativo di Aprile: "Negli anni dell'Unità d'Italia, Nord e Sud erano strutturalmente alla pari; anzi, se c'erano vantaggi, quelli s'attribuivano maggiormente al Sud. Così, quando il Piemonte è piombato al Meridione, senza dichiarazione di guerra, dichiarandolo povero e dicendo di volerlo 'liberare', il Mezzogiorno ha reagito prendendo le armi, differentemente da altri popoli che si sono fatti sterminare. Ma la storia di quei vinti non è stata mai raccontata. Il vincitore scrive la storia perchè il vinto non possa avere memoria. La colpa del Sud, dunque, è stata quella di aver perso la guerra ed essere stato, conseguentemente, 'piemontesizzato'". In supporto a ciò, Aprile ha definito precise coordinate storiche: "La prima medaglia d'oro dei bersaglieri italiani è stato, ed è celebrato tutt'oggi, il capo della spedizione militare, nella fase bellica, contro Pontelandolfo e Casalduni, nel beneventano, conclusasi con un enorme eccidio di massa che rase al suolo entrambi i paesi. E non si può mica dire che fossero eserciti incontrollati; si agiva soltanto in esecuzione di ordini emessi. Raggiungendo la Calabria, hanno innanzitutto distrutto il più grande centro siderurgico d'Italia a Mongiana. Tali fatti sono stati riscoperti a fatica, sebbene molte persone, fin da quell'epoca, dentro e fuori il Parlamento, avessero cercato di reagire al depauperamento sistematico del Meridione. Noi - ha proseguito Aprile - siamo i discendenti delle migliaia di uomini che decisero di morire con un fucile in mano piuttosto che servire una nazione sorta in modo ingiusto: si computano 85/135mila 'briganti' che, calcolando le singole unità di supporto, balzano a 170/270mila". Ma a cosa porta la conoscenza dell'altro volto del Risorgimento dopo 150 anni? "La consapevolezza del nostro passato - ha detto - unifica la Nazione. Tale verità negata non viene tolta soltanto ai meridionali, ma a tutti gli italiani. Ognuno è più povero se manca un pezzo del nostro passato. E questo è dannoso: tramandare la storia di vincitori e vinti significa riplasmare lo stereotipo del Sud col capo chino e del Nord col dito puntato verso l'orizzonte. Non m'interessano - ha continuato Aprile - le accuse di revisionismo. Il fatto è che quando escono fuori nuovi dati ed elementi storici è obbligatorio, per me giornalista, rispettare la sola regola aurea di questo mestiere: 'se sai una cosa, dilla'. Se questo è un Paese unito, spiegatemi perchè l'alta velocità finisce a Salerno, nonostante i soldi pagati dal Meridione allo Stato; o perchè, prima dell'unità, l'emigrazione dal Sud era totalmente assente. Sono interrogativi a cui soltanto la verità storica, finora nascosta, può rispondere". Stasera 'Tabularasa' continua al Circolo del tennis "Rocco Polimeni" 'Luna Ribelle' per discutere dei nuovi mezzi d'informazione, specificatamente internet, e di quali possono essere le opportunità per la libertà di pensiero tramite essi. Gli ospiti sul palco saranno Antonio Rossano, presidente Associazione Pulitzer, e Marcello Foa, inviato speciale de 'Il Giornale'. In videoconferenza: Alessandro Gilioli, giornalista de 'L'Espresso, e Simone Pieranni, responsabile per l'Italia dell'agenzia di stampa China Files.

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