NuovaCosenza.com
Google
su tutto il Web su NuovaCosenza
mail: info@nuovacosenza.com
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .
 

      Condividi su Facebook

    Beni per 15 mln confiscati a prestanome dei Condello

     

     

    Beni per 15 mln confiscati a prestanome dei Condello

    27 lug 11 Un'operazione congiunta dei carabinieri e della guardia di finanza di Reggio Calabria, é in corso per l'esecuzione di un decreto d'urgenza, emesso dalla Dda, per il sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 15 milioni di euro, nei confronti di cinque persone accusate di essere prestanome delle cosche della 'ndrangheta operanti in citta', ed in particolare della cosca capeggiata da Pasquale Condello, detto "il supremo", una delle più potenti della Calabria. Ai cinque è stata anche notificata un'informazione di garanzia. Tra i beni sequestrati figurano quattro imprese, quattro punti vendita di ottica, un immobile e numerosi conti correnti. Le indagini, i cui risultati sono stati poi confermati dalle dichiarazioni rese dal boss divenuto collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, hanno consentito di accertare che le società e gli esercizi commerciali si sono avvalsi nel tempo dell'interesse delle cosche reggine per assicurarsi immediati incrementi delle vendite che hanno fruttato ingenti guadagni.

    Cinque le persone indagate a vario titolo per intestazione fittizia di beni nell'ambito dell'operazione Ortro, condotta dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria, che ha portato questa mattina al sequestro preventivo di beni per 15 milioni di euro composti da tre società e una ditta individuale, tutte facenti parte del gruppo "Ottica Cuzzola". I cinque, cui sono state contestualmente notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, sono Santo Cuzzola, di 42 anni; Antonino Morabito, di 37 anni; Alessandra Garufi, di 39 anni; Clementino Cento, 39enne di Carate Brianza (Mi) ma residente a Melito Porto Salvo; Demetrio Cuzzola, di 45 anni. Tutti reggini tranne il Cento

    Pignatone "Beni ceduti per evitare sequestri". "Si tratta di attività commerciali note in città che secondo noi sono state cedute fittiziamente proprio perché l'imprenditore aveva una serie di rapporti con il clan Condello. Sono rapporti che devono essere ancora oggetto di indagini". Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, illustrando i risultati dell'operazione "Ostro" che ha portato al sequestro di alcune aziende commerciali per un valore di 15,3 milioni di euro e alla notifica di cinque avvisi di garanzia ad altrettanti presunti prestanome della cosca Condello, uno dei quali all'imprenditore ottico Santo Cuzzola che il boss pentito Antonino Lo Giudice ha indicato vicino al boss Pasquale Condello detto "il supremo". "Lo spunto - ha aggiunto Pignatone - è partito dalle dichiarazioni di Antonino Lo Giudice che ha parlato di questo imprenditore e delle sue attività commerciali. A queste si è aggiunto l'approfondimento congiunto di guardia di finanza e carabinieri del Ros, in un clima di grande collaborazione che rappresenta un valore aggiunto che ci ha consentito di raggiungere risultati importanti. Il reato per il quale procediamo è intestazione fittizia di beni che Cuzzola ha fatto nei confronti di alcuni suoi dipendenti per evitare la dispersione del patrimonio. Quando avremo chiarito i rapporti con i clan mafiosi come quello Condello, assumeremo le relative decisioni in un verso o in un altro". Per il comandante provinciale della Guardia di Finanza, col. Alberto Reda, si è trattato di un'operazione "perfetta sotto ogni profilo che ha dimostrato che fare i furbi non conviene". Cuzzola, secondo l'accusa, grazie ai suoi appoggi era riuscito ad incrementare le proprie attività, assumendo personale ritenuto vicino al Condello. Poi, temendo che dalle dichiarazioni del pentito scaturissero conseguenze per il suo patrimonio, ha deciso di porre in liquidazione le società di cui era titolare e contestualmente ha ceduto fittiziamente la titolarità di alcuni negozi a congiunti e conoscenti. "Ma la gestione, come hanno dimostrato ripetute intercettazioni - ha detto Pignatone - è rimasta stabilmente nelle sue mani". Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante provinciale dei Carabinieri, col. Pasquale Angelosanto, il comandante del Nucleo di Pt col. Claudio Petrozziello, del Gico, col. Gerardo Mastrodomenico, dei Ros, col. Stefano Russo, e della Compagnia di Reggio, cap. Nicola De Tullio.

    Messaggio della Gdf alla città: Diretto il commento del Comandante delle Fiamme Gialle, quasi un messaggio il suo, rivolto agli imprenditori della città dello stretto: "Un imprenditore che fino a quando non ha incontrato determinati personaggi, prima il clan Lo Giudice e poi attraverso questo Pasquale Condello, sembrava avere una vita normale, un'attività seria sul mercato, dopodiché le sue attività hanno avuto uno sviluppo imprevisto che poteva sembrare frutto della capacità, ma così non era. Alla fine voler trovare delle scorciatoie non aiuta, perché adesso l'attività del signor Cuzzola è andata completamente in fumo, fare i furbi non conviene, non rende e alla fine ti ritrovi con nulla in mano".

    L'attività sequestrataI sequestri hanno riguardato tre società e una ditta individuale, e i rispettivi patrimoni aziendali, tutte del settore del commercio al dettaglio di materiale per ottica e fotografia, per un valore complessivo stimato in 15 milioni e 300 mila euro. Le indagini, portate a termine dal Ros dei Carabinieri e dal Gico della Guardia di Finanza, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, hanno riscontrato delle specifiche dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, con particolare riguardo ai rapporti intrattenuti dall'imprenditore Santo Cuzzola con il boss Pasquale Condello detto "il supremo", avviati attraverso l'intercessione dello stesso Lo Giudice. In particolare è stato accertato che, attraverso "l'appoggio" delle famiglie Lo Giudice e Condello, l'attività imprenditoriale del Cuzzola era cresciuta in maniera esponenziale, con l'apertura o l'implementazione di vari negozi nella città di Reggio Calabria, nonché unità secondarie in Villa San Giovanni, Melito Porto Salvo, Bovalino e Milano. A riprova del rapporto instaurato tra l'imprenditore e "il supremo", è stato rilevato che familiari del boss Condello sono stati stabilmente impiegati nelle attività commerciali del Cuzzola. Infine, è stato constatato che nell'aprile scorso le società di Cuzzola sono state poste in liquidazione e i rami d'azienda ceduti in locazione a società e ditte individuali, gestite da congiunti e conoscenti dell'imprenditore.

    Di fatto, la locazione è risultata fittizia, poiché la direzione e la gestione delle attività è rimasta sotto l'egemonia del Cuzzola, dimostrando che la dissimulazione del patrimonio societario aveva la finalità di prevenire l'eventuale applicazione di misure ablative sui beni. Gli inquirenti, infatti, ritengono che la decisione di mettere in liquidazione o locare le società e i rami d'azienda, avvenuta in quel periodo, sia stata determinata dal fatto che proprio in quel periodo finivano in manette i due fratelli Lo Giudice, Luciano e Antonino, con la scelta di collaborare da parte di quest'ultimo, il quale era a conoscenza, sempre secondo l'accusa, del legame tra Cuzzola e il boss Condello. I risultati dell'operazione denominata "Ortro" (figura della mitologia greca, un grosso cane bicefalo con un serpente come coda), sono stati illustrati presso il comando provinciale dei Carabinieri

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Cerca con nell'intero giornale:

    -- >Guarda l'indice delle notizie su: "Cronaca e Attualità "

     

     

 


    Facebook
 Ultime Notizie
 

Multimedia


 

Web TV -  Video

 

 
Home . Cronaca . Politica . Area Urbana . Speciali . Video . Innovazione . Universtitą . Spettacoli . Sport . Calcio . Meteo .

Copyright © 2017 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Registrazione Tribunale Cosenza n.713 del 28/01/2004 - Direttore Responsabile: Pippo Gatto
Dati e immagini presenti sul giornale sono tutelati dalla legge sul copyright. Il loro uso e' consentito solo previa autorizzazione scritta dell'editore