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    A Tabularasa: come vedono l'Iatlia all'estero

     

     

    A Tabularasa: come vedono l'Iatlia all'estero

    23 lug 11 Come viene vista l'Italia all'estero? C'é un'accezione positiva o negativa del nostro Paese? E si può sperare o bisogna pregare? A questi interrogativi hanno risposto gli innumerevoli ospiti rappresentanti della stampa straniera nella tredicesima serata del contest di Strill.it 'Tabularasa - Lo scandalo'. Alla "serata di maggiore prestigio della rassegna", come l'ha definita il direttore responsabile di Strill.it Giusva Branca, la platea reggina ha risposto egregiamente percependo in massa, con la presenza, la rilevanza della serata. Gli ospiti sono stati: Peter Horrocks, direttore Bbc World Service, Philip Pullella, caposervizio in Italia della Reuters, Federica De Sanctis, conduttrice di Sky Tg24, Thierry Cros, corrispondente in Italia di Radio Montecarlo e Tf1 per lo sport, e Gina Marques, corrispondente per la televisione brasiliana Globo News. "La cosa che mi stupisce di più dell'Italia - ha affermato Horrocks - è la contraddizione: tra paesaggio, cultura, bellezze naturali e la situazione politico-economica assai deprimente. Penso che gli stranieri vedano l'Italia molto positivamente. Tuttavia, il problema riguarda le regole: l'Italia non si attiene ad esse; e considerando la crisi economica, questa mancanza di rispetto dei codici civici inficia le basi del sistema. Governo, economia, media non fanno gruppo e, seguendo egoisticamente soltanto il loro percorso, indeboliscono ogni parte del sistema. Ciò incide sulla credibilità del paese". Horrocks ha in seguito fatto riferimento allo scandalo delle intercettazioni in Gran Bretagna, per poi definire ciò che il giornalismo deve rappresentare per ottenere un'opinione pubblica dotata di coscienza critica: "Sapere che dei giornali intercettavano privatamente delle persone è stato di per sé uno scandalo. A ciò si sono aggiunti: l'illegalità del fatto e, come conseguenza, la caduta a picco delle pubblicità che ha significato perdita di fiducia nei confronti di quell'informazione ormai distorta. La gente ha reagito soprattutto quando le vittime erano soggetti deboli, piuttosto che riguardo alle intercettazioni di Vip. Questa operazione può essere interpretata, da parte dei tabloid inglesi, come una presa di coscienza della propria posizione di 'star system': spiare, carpire, comprendere, per poi imporre l'opinione 'da star' che sicuramente non è quella giusta". Il giornalista inglese ha simbolicamente diviso la stampa in due caratterizzazioni opposte: "Da una parte, i mass media popolari alla ricerca del gossip e del morboso; dall'altra, la qualità di una stampa che fa inchieste e tocca i tasti dolenti della società, tenendo sotto controllo il suo alter ego. In questo, il giornalismo online ha il vantaggio di aprire qualsiasi porta per mettere all'indice politici, imprenditori, amministratori, migliorando la qualità stessa dei media". "Il giorno in cui mi stancherò di scrivere su questo paese, sebbene i miglioramenti potrebbero essere molti, - ha esordito Philip Pullella - sarà meglio andarsene. Il nostro ruolo di giornalisti all'estero è quello di raccontare la verità sui luoghi in cui lavoriamo, senza stereotipi. Il problema più grosso della stampa italiana è l'autoreferenzialismo. Il New York Times scrive per il suo lettore. La stampa italiana, quando accadono grandi avvenimenti, inonda le pagine di approfondimenti su approfondimenti che nessuno ha il tempo di leggere. E così dimostra di scrivere solo per se stessa. Il lettore non è il vero destinatario. Esistono troppo protagonismo e vicinanza al potere politico, mentre quest'ultimo dovrebbe essere, in realtà, il nostro 'nemico lavorativo'. Essere una solitaria mosca su un muro: l'immagine rende più di mille parole". Federica De Sanctis ha riferito che "non è facile raccontare l'Italia dato che spesso siamo troppo poco seri. Tutto lascia presupporre che, se non rispettiamo le regole, è probabile un'estensione di questo cattivo modello in Europa. Un continente assurdamente 'italianizzato'. Dal punto di vista economico, la situazione non è tale da aver già innescato processi di malcontento immediatamente visibili. Tuttavia, sotterraneamente, cova un disagio difficilmente non riscontrabile. I problemi veri non possono essere nascosti dalla 'narcotizzazione' massmediatica, affiorano automaticamente". La mancanza di senso comune, secondo Cros, è la causa di persistenza delle difficoltà italiane: "Io sono da vent'anni in Italia. Ma i problemi sono sempre quelli, innanzitutto politica e criminalità. All'estero tutti si chiedono: com'é possibile che uno Stato così dotato culturalmente non riesca a risolvere tali problemi? C'é qualcuno che non vuole si risolvano o la società non ne è capace? Il fatto è che il vostro spirito d'appartenenza comune non è sviluppato, la gente se la cava a livello individuale, il che è un paradosso enorme". Anche Gina Marques è corrispondente in Italia da più di vent'anni, ma non si è ancora abituata ad un tratto peculiare del popolo italico: "Vorrei che la gente si lamentasse meno. Non è mai soddisfatta completamente da quello che possiede, eppure culturalmente l'Italia svetta in alto sopra gli altri". Tabularasa torna stasera alla 'Luna Ribelle' del Lido comunale di Reggio Calabria per raccogliere gli spunti, le idee, i miglioramenti che vari protagonisti della scena culturale locale proporranno per il rilancio della città.

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