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    Arrestato dai CC ad Imola uno degli autori dell'agguato al boss Manzi a Rossano

     

     

    Arrestato dai CC ad Imola uno degli autori dell'agguato al boss Manzi a Rossano

    23 lug 11 E' stato arrestato dai carabinieri di Rossano assieme ai colleghi di Imola (Bologna) Francesco Scorza, 64 anni, uno dei presunti autori del duplice ferimento di Antonio Manzi, di 50 anni, indicato come un boss della 'ndrangheta, e del figlio Francesco, di 21 anni, compiuto l'11 luglio scorso a Rossano. L'uomo è stato rintracciato ed arrestato lungo l'autostrada A14 nei pressi di Cervia dai carabinieri di Imola e Rossano e del gruppo investigativo di Cosenza mentre con la propria auto, una Mercedes, viaggiava in direzione sud verso Bologna in compagnia della moglie e del figlio quindicenne. All'altezza dell'uscita autostradale di Imola una pattuglia dei carabinieri è riuscita ad 'agganciare' il veicolo e a bloccarlo, a circa due km dallo svincolo di Castel San Pietro. In un doppiofondo ricavato nell'autoi militari hanno rinvenuto 180 mila euro in contanti. Probabilmente l'uomo stava rifugiandosi lontanto da Rossano per scampare alla probabile vendetta per l'agguato. Lunghe e laboriose le indagini dei militari che stavano sull'uomo per sbrogliare l'intricata matassa creata dall'agguato avvenuto appena 12 gironi fa. Infatti sul posto, all'epoca dell'agguato, i militari hanno rinvenuto tantissimi reperti tra cui una pistola calibro 9, probabilmente nascosta superficialmente per essere poi recuperata in un secondo momento, del sangue non appartenete alle vittime e dei mozzoni di sigaretta. Tutti reperti all'esame del RIS per identificare il DNA degli appartenenti da cui risalire al, o ai complici della sparatoria. L'agguato fu compiuto sicuramente da almeno due persone. A sparare furono due armi, la calibro 9 rinvenuta ed una calibro 22. I due Manzi scamparono per un miracolo all'agguato perchè i colpi esplosi, 10 secondo le perizie della scientifica, ferirono gravemente Manzi al petto con proiettili che ha sfiorarono il cuore ed il fegatooltre che attingere il figlio, incensurato, alla base del cranio. La cattura è avvenuta questa mattina alle 9. L'uomo dopo le formalità di rito è stato trasferito nel carcere bolognese della Dozza. L'attività investigativa è stata condotta dai Cc del Reparto operativo di Cosenza e delle Compagnie di Rossano e Cervia Milano Marittima.

    Su questa "fuga" al contrario sono accesi tutti gli interessi dei militari che stanno tentando di decifarre anche la provenienza dell'ingente quantità di denaro rinvenuta nella macchina. E poi, perchè viaggiare verso sud? Trasportavano il denaro per altri o rientravano nella loro base segreta dopo un azione delittuosa? Probabile anche che la famiglia Scorza si spostasse di continuo per evitare di incappare nella vendetta dei sicari di Manzi. Intanto le indagini dei carabinieri stanno stringendo il cerchio intorno ad altre persone coinvolte nell'agguato. In attesa dei risultati del DNA, tra i misteri che avvolgono l'evento delittuoso il rinvenimento di sangue che non appartiene alle vittime, segno evidente di una colluttazione avvenuta tra il commando e qualcuno, presente sul posto vicino al boss. Il colonnello Ferace, comandate provinciale dei CC, durante la conferenza stampa non ha voluto rilasciare ulteriori particolari segno che le indagii sono attive anche sotto questo profilo. Ed è lo stesso comandante, accompagnato dal comandante la compagnia di Rossano, cap. Panebianco, ad anticipare ulteriori sviluppi. La cattura avvenuta ad Imola, ovviamente, non è avvenuta per caso. I militari stavano sull'uomo per verificare ulteriori contatti con eventuali complici e il cerchio ora si sta stringendo sulla completa risoluzione del caso. C'è da sottolineare l'azione repentina portata termine dopo appena 12 giorni dall'agguato avvenuta grazie all'intuito dei militari della Compagnia di Rossano visto che il boss Manzi ed il figlio non collaborano alle indagini e per lui i carabinieri pensano di far scattare anche elementi di colpevolezza per la loro reticenza. (pg)

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