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    Laurea ad honorem dell'Unical a Benigni in filologia moderna

     

     

    Laurea ad honorem dell'Unical a Benigni in filologia moderna

    21 lug 11 Il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia ha approvato questa mattina, all'unanimità, la proposta relativa al conferimento della laurea ad honorem in Filologia moderna all'artista Roberto Benigni. Soddisfazione, per la decisione assunta dal Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, è stata espressa anche dal Rettore dell'UniCal, Prof. Giovanni Latorre: "E' una bella notizia, che interessa e coinvolge non solo la comunità universitaria di Arcavacata, ma l'intera Calabria. L'occasione é propizia per indirizzare sentimenti di gratitudine e riconoscenza al dott. Lucio Presta, manager del dott. Roberto Benigni, e nostro illustre conterraneo, che, con disponibilità, spirito di amicizia e particolare considerazione per il nostro Ateneo, nei mesi scorsi si è prodigato perché la nostra iniziativa, oggi formalizzata dal Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, venisse favorevolmente presa in considerazione dall'illustre artista. Con il dott. Presta, al quale mi accingo a comunicare formalmente, insieme al Preside di Lettere e Filosofia, Prof. Raffaele Perrelli, la decisione della Facoltà di conferire al dott. Roberto Benigni la Laurea ad honorem in Filologa moderna, concorderemo, appena possibile, i necessari passaggi per organizzare quello che si annuncia come un grande evento culturale e di particolare rilievo accademico insieme ad uno dei maggiori artisti del nostro tempo".

    La decisione assunta dal Consiglio di Facoltà è stata preceduta da un breve intervento del Preside, Prof. Raffaele Perrelli. "Roberto Benigni - ha detto - oggi in Italia è senza ombra di dubbio uno dei pochi personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo in grado di coniugare la grande popolarità e lo straordinario successo mediatico con l'alta qualità del suo lavoro, mai disgiunto da un costante impegno civile. Sul piano più propriamente letterario - ha aggiunto il Preside Perrelli - appare in particolare meritorio lo sforzo profuso al servizio della Divina Commedia. La sua iniziativa di portare nelle piazze e nei teatri il poema, attraverso recite e letture commentate di alcuni canti, ha rappresentato infatti un contributo pedagogico di formidabile impatto, in particolare per le nuove generazioni. In un momento in cui - ha proseguito il prof. Perrelli - i classici hanno vita sempre più difficile nella scuola e nelle università (nei programmi di insegnamento la lettura diretta di un classico sembra essere un miracolo sempre più raro), come anche nel mondo dell'editoria (dove, negli ultimi decenni, le più prestigiose collane di classici vengono progressivamente chiuse a vantaggio della proliferazione di manuali e di "bignamini"), l'operazione di Benigni appare davvero in controtendenza, fungendo da amplificatore alle pochissime sacche di resistenza, che del resto, pur promuovendo benemerite iniziative, a fatica riescono a incidere sull'orientamento generale". Nel suo intervento, il Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia ha sottolineato la particolare valenza che l'impegno di Benigni assume anche sotto l'aspetto comunicativo e del valore civile:"Considerata la capacità di attrazione con cui Benigni professa la parola di Dante, la passione con cui riesce ad avvicinare al capolavoro migliaia di giovani, ricreando occasioni di intensa fruizione condivisa, collettiva, secondo modalità di ricezione tipiche delle società del passato, sarebbe davvero pedantescamente riduttivo limitarsi, come pure alcuni fanno, a dare una valutazione esclusivamente di natura tecnica e scientifica: il punto di forza di questo progetto culturale sta nell'efficacia comunicativa, nella capacità di far rivivere la parola dantesca, nella straordinaria passione che l'attore riesce a trasmettere per i classici che legge (e qui, in una dimensione più vasta, ricordiamo anche le letture pubbliche del Cantico dei Cantici o della Lettera d'amore di Oscar Wilde o di Pierino e il lupo di Sergej Prokof'ev, quest'ultima nel concerto diretto da Claudio Abbado). Un'impresa del genere, ci sembra, si carica anche di un grande significato civile: di fronte all'impoverimento generalizzato (determinato non certo solo dalla marginalizzazione della formazione delle nuove generazioni e delle attività umanistiche ma anche dalle degenerazioni di un presente immiserito dalla corruzione e dal prevalere di logiche di mercato) la scelta di portare Dante fuori dalle aule può valere come antidoto, come valorizzazione dell'utile "inutilità" della letteratura". Perrelli, a questo proposito, ha ricordato come "con lo stesso impegno civile, Benigni abbia partecipato attivamente alle manifestazioni legate al centocinquantenario dell'Unità d'Italia: non a caso i suoi interventi in questa occasione hanno ottenuto anche il riconoscimento del Presidente della Repubblica che, come noto, si è molto speso per celebrare nel modo più adeguato la ricorrenza. In tale contesto, degna di apprezzamento ci è apparsa la lettura fornita da Benigni del fenomeno risorgimentale: senza enfasi e senza retorica, eppure con sano patriottismo, Benigni ha risposto ai tanti tentativi di revisionismo, conferendo peraltro il giusto valore al contributo determinante della letteratura al processo unitario. Molto bella e intensa, al riguardo, è stata la lezione dedicata al commento del testo dell'Inno di Mameli, frainteso, ahinoi, finanche da qualche politico, non troppo avvezzo al linguaggio letterario". Il Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, infine, ha evidenziato come "questi due importanti momenti dell'attività di Benigni siano in linea con il modo in cui egli da sempre, sin dai suoi esordi, ha interpretato il comico. Benigni - demolendo le separazioni tra alto e basso, tra tragedia e commedia e inserendosi lungo il solco di un'antica tradizione letteraria italiana che ha visto nella diffusa interpretazione di Aristotele una semplificazione del complesso rapporto tra teatro e vita - ha sempre concepito il comico non come puro divertissement, come svago, come rifugio dai gravi problemi del presente, ma come strumento di messa in discussione dei luoghi comuni e delle storture e delle mistificazioni del potere, propagandando i valori della solidarietà umana, della giustizia, della laicità e della democrazia. In questa direzione, la parola dei classici rafforza ancor più il legame tra la letteratura e la vita, tra le opere e l'orizzonte civile che le anima".

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