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    Ex consigliere comunale di Lamezia arrestato per l'omicidio Perri

     

     

    Ex consigliere comunale di Lamezia arrestato per l'omicidio Perri

    21 lug 11 L'ex consigliere comunale di Lamezia Terme, Giovanni Governa, in carica nel 1991, l'anno dello scioglimento dell'assemblea per associazione mafiosa, e' stato arrestato stamani a Lamezia Terme dalla squadra mobile di Catanzaro con l'accusa di essere uno degli autori dell'omicidio dell' imprenditore Antonio Perri, ucciso nel suo ufficio all'interno del centro commerciale "I 2 mari", di sua proprietà, il 10 marzo del 2003. Governa per un certo periodo è stato collaboratore di giustizia e si è autoaccusato del delitto prima di interrompere, circa un anno fa, i suoi rapporti con la magistratura. L'ex consigliere è definito dagli investigatori un "vecchio capo clan", ma la sua collocazione nel panorama criminale lametino non è facilmente inquadrabile. L'uomo, infatti, negli ultimi tempi, secondo l'accusa, sarebbe stato legato alla famiglia Iannazzo che, insieme ai Giampà, è attualmente la cosca egemone sul territorio. In passato, però, Governa è stato legato anche ad altre cosche della zona. Secondo quanto ha riferito agli inquirenti nel periodo della collaborazione, l'omicidio di Perri fu deciso dalla cosca dei Torcasio allorquando l'imprenditore, che sarebbe stato vittima di estorsione, avrebbe deciso di rivolgersi agli Iannazzo dal momento che i Torcasio stavano attraversando un periodo di declino. Governa ha riferito di avere dato ospitalità e di avere accompagnato poi sul luogo del delitto Nicola Paciullo, ritenuto l'autore materiale del delitto e condannato in appello per il delitto Perri a 30 anni nel settembre dello scorso anno. Secondo gli investigatori ci sarebbe "piena compatibilità" tra quanto riferito da Governa e gli esiti delle indagini che hanno portato alla condanna di Paciullo. L'arresto è stato compiuto in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Direzione antimafia del capoluogo calabrese. Altre tre ordinanze sono state eseguite, per estorsioni aggravate dalla modalità mafiosa, nei confronti di altrettanti esponenti di spicco della criminalità organizzata del lametino.

    Estorsioni a figli della vittima. E' sotto processo, in abbreviato, per associazione mafiosa, ma il dibattimento è sospeso da anni perché dichiarato incapace di stare in giudizio. Ma Giovanni Governa, di 54 anni, di Lamezia Terme, arrestato stamani per l'omicidio dell'imprenditore Antonio Perri, ha sempre simulato i sintomi della malattia, traendo in inganno così medici e psicologi. A riferirlo è stato lo stesso Governa nel breve periodo in cui, nell'estate scorsa, ha collaborato con gli inquirenti della Dda di Catanzaro accusandosi anche dell'omicidio di Perri. Una situazione che ha fatto dire al procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro, Giuseppe Borrelli: "Adesso dovremo trovare dei periti quanto meno alla sua altezza". Governa è accusato dell'omicidio Perri insieme ad altre persone, la cui posizione è ancora al vaglio degli inquirenti, e di un'estorsione ai danni dei figli dell'imprenditore ucciso, costretti a pagare, secondo l'accusa, 56 mila euro dopo una serie di minacce ricevute successivamente alla morte del padre, portata a termine per conto della cosca Torcasio. Il delitto, secondo quanto ha riferito lo stesso Governa, le cui dichiarazioni sono state vagliate e riscontrate dalle indagini condotte dalla squadra mobile di Catanzaro, è stato deciso perché, ha scritto il gip nell'ordinanza di custodia cautelare, Perri "non era più intenzionato a sottostare alle richieste estorsive del clan Cerra-Torcasio, in quanto, ormai, già sottostava a quelle del clan Iannazzo". Governa, in particolare, avrebbe accompagnato il killer Nicola Paciullo, di Locri (già condannato per il delitto) sul luogo del delitto e poi gli avrebbe consegnato 30 mila euro a titolo di pagamento. L'omicidio di Perri, inoltre, secondo quanto ha raccontato Governa, doveva servire a creare il terrore tra i commercianti di Lamezia Terme che erano in procinto di spostare le loro attività dal centro della città al nuovo centro commerciale "I 2 mari" che Perri, all'epoca del suo omicidio, il 2003, stava costruendo a Vena di Maida, in un territorio fino a quel momento non appannaggio di una specifica cosca. Governa, dopo pochi mesi, ha deciso di interrompere la sua collaborazione a causa, ha detto Borrelli, "della sua riluttanza a sottoporsi alle regole che valgono per tutti i collaboratori. Non si fanno regali a nessuno, a prescindere dell'importanza della collaborazione". Al momento dell'arresto, ha riferito il capo della mobile, Rodolfo Ruperti, Governa ha tentato di reagire agli agenti della mobile minacciandoli e dicendo loro "vi farò tagliare la testa", ma è stato immobilizzato. Una volta in camera di sicurezza ha accusato dei malori per i quali è stato visitato dal medico della polizia e da quelli del 118 a giudizio dei quali il suo stato di salute è compatibile con il carcere, dove é stato portato in tarda mattinata.

    Imprenditore sequestrato e picchiato. Lo hanno sequestrato e picchiato e per rendere ancora più credibili le minacce gli hanno infilato una pistola in bocca rompendogli un dente allo scopo di farsi consegnare 6.000 euro: per questo tre persone, due delle quali ritenute legate alla cosca Giampà di Lamezia Terme, sono state sottoposte a fermo dalla squadra mobile di Catanzaro su disposizione della Dda di Catanzaro. I tre, Antonio Voci, di 45 anni, residente a Falerna, Luca Gentile (25), di Catanzaro, e Giuseppe Catroppa (27), di Lamezia, sono accusati di rapina, estorsione, tentata estorsione, sequestro di persona e lesioni, tutti reati aggravati dall'avere agito con modalità mafiose. Ad essere preso di mira è stato un imprenditore catanzarese che dopo essere stato costretto a pagare una prima volta mille euro, ad una nuova richiesta di denaro si è rivolto alla polizia che nel giro di 48 ore ha presentato un'informativa alla Dda che nella serata di ieri ha emesso i provvedimenti di fermo eseguiti stamani dalla squadra mobile. Secondo la ricostruzione dell'accusa, l'imprenditore, il 6 giugno scorso, è stato contattato da Gentile, suo amico di infanzia, in compagnia di Voci e Catroppa, che gli ha chiesto 850 euro. Pochi giorni dopo, essendo l'imprenditore impossibilitato a pagare, i tre hanno raggiunto l'uomo, lo hanno costretto a salire sulla loro auto, una Fiat Panda gialla, e lo hanno condotto nella pineta in località Roccelletta dove lo hanno picchiato e dove gli hanno infilato la pistola in bocca intimandogli di pagare 6.000 euro, mille dei quali subito. Spaventato l'imprenditore ha chiesto aiuto ai familiari ed ha raccolto la somma richiesta. Dopo avere pagato, però, i tre secondo l'accusa, si sono fatti avanti nuovamente e hanno nuovamente sequestrato l'imprenditore conducendolo nella stessa pineta e picchiandolo nuovamente. Questa volta, però, martedì scorso, l'imprenditore è andato alla polizia. "In questo caso - ha detto il procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro - Giuseppe Borrelli - abbiamo garantito la tutela della vittima e lo stesso faremo con tutti coloro che romperanno il muro dell'omertà che per troppo tempo ha consentito alle cosche di Lamezia di operare impunemente". "Si è trattato - ha aggiunto il capo della mobile Rodolfo Ruperti - di un'estorsione condotta con modalità particolarmente cruente. La vicenda di questo imprenditore, che pensava di essere a posto dopo avere pagato la prima volta, dimostra, invece, che chi cade vittima di questa gente non ne esce più se non denunciando i propri aguzzini". Voci e Catroppa, secondo quanto riferito dagli investigatori, sono notoriamente vicini a Giuseppe Giampà, figlio del boss della cosca Francesco, detto "il professore", sottoposto a fermo ieri, insieme ad altre tre persone, per altre estorsioni. Le indagini della mobile proseguono per stabilire come mai persone ritenute vicine alle cosche di Lamezia Terme abbiano compiuto un'estorsione a Catanzaro.

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