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    FNSI: Preoccupa schedatura polizia al Corriere della Calabria

     

     

    FNSI: Preoccupa schedatura polizia al Corriere della Calabria

    19 lug 11 "Preoccupano non poco la Fnsi, le notizie provenienti da Lamezia Terme di raccolta dei dati dei giornalisti che scrivono e collaborano nella città per il Corriere della Calabria da parte della Polizia". E' quanto scritto in una nota della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. "L'iniziativa - prosegue la nota - non ha precedenti importanti e conosciuti e appare non solo anomala e misteriosa ma addirittura, allo stato, assimilabile ad una sorta di schedatura impropria. Solidale con i colleghi che hanno lanciato un Sos e con il Sindacato dei Giornalisti della Calabria subito a loro fianco, la Federazione della Stampa Italiana sollecita massima chiarezza a tutte le autorità responsabili, dalla Questura alla Magistratura, che non risulta abbia adottato alcun provvedimento neanche di accertamento di identità nei confronti dei giornalisti". "E' il caso di ricordare - conclude la Fnsi - che l'informazione non può essere soggetta ad autorizzazioni né a censure preventive. In questo momento sulla vicenda le nubi sono pesanti. Chi di dovere le diradi al più presto".

    Digos chiarisce. Il direttore del Corriere della Calabria, Paolo Pollichieni, ha reso noto che in serata è stato raggiunto telefonicamente dal vice questore Marco Giambra, nuovo dirigente della Digos della questura di Reggio Calabria, che per altro si trovava fuori sede. Il dottor Giambra ha tenuto a chiarire che le richieste del suo ufficio erano state equivocate dai colleghi di Lamezia Terme ai quali era stato semplicemente chiesto di acquisire copia dell'iscrizione della testata al registro del tribunale di Lamezia Terme per soddisfare una richiesta di accreditamento alla Prefettura di Reggio Calabria. Il dottor Giambra ha voluto anche ricordare al direttore Pollichieni che nessun accesso presso la sede era stato richiesto e che, analogamente, non era stato richiesto alcun elenco di giornalisti e collaboratori della testata. Il dottor Giambra ha anche aggiunto che nessuna autorità giudiziaria era a conoscenza dell'iniziativa. Dal canto suo il direttore del Corriere della Calabria, conoscendo la grande professionalità e serietà del dottor Giambra, ha preso atto ed ha creduto alle sue precisazioni.

    Parisi: Attacco a libertà di stampa. "La pratica delle schedature è assolutamente inconciliabile con un Paese democratico e rappresenta un vero e proprio attacco, oltre che alla libertà di stampa, alla libertà personale di ogni libero cittadino". E' quanto afferma Carlo Parisi, componente della Giunta Esecutiva Fnsi e segretario del Sindacato dei giornalisti della Calabria, che in relazione alla vicenda che ha riguardato il Corriere della Calabria evidenzia "l'inaudita gravità dell'episodio". Parisi ricorda che "qualsiasi procedimento non promosso dall'autorità giudiziaria è illegale", pertanto confida nel procuratore generale di Catanzaro "affinché faccia immediatamente chiarezza sulla vicenda, accertando competenze e, soprattutto, responsabilità. Autorizzazioni o silenzi su iniziative del genere rappresentano una seria minaccia alla libertà di stampa, da difendere senza se e senza ma. Lo scandalo intercettazioni illegali in Gran Bretagna, che ha decapitato i vertici di Scotland Yard, deve servire da monito per quanti, ad ogni livello, pensano che, senza un mandato dell'autorità giudiziaria e, ancor più, in assenza di un reato che giustifichi immediate iniziative di polizia, ritengono di poter schedare preventivamente i giornalisti o ogni altro libero cittadino"

    La denuncia del direttore Pollichieni. Il direttore responsabile del settimanale "Corriere di Calabria", Paolo Pollichieni, ha inviato una lettera al presidente dell'Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri e al segretario della regionale della Fnsi per informarli "di una iniziativa - scrive Pollichieni - della Questura di Reggio Calabria che reputo assolutamente grave e che in redazione, giustamente, viene vissuta come una sorta di intimidazione". Il testo della lettera è stato diffuso dal presidente dell'ordine dei giornalisti "Nella mattinata odierna, mentre si lavorava alla chiusura del giornale - afferma Pollichieni - due ispettori del Commissariato di Lamezia Terme, facendo seguito a pregressi e numerosi tentativi telefonici, si sono presentati per chiedere, testualmente 'l'elenco e i dati anagrafici di quanti lavorano, scrivono e collaborano con il Corriere della Calabrià. Ovviamente è seguito un secco rifiuto da parte mia che ho sottolineato come, in assenza di un mandato dell'autorità giudiziaria, la loro appariva come una non lecita attività di schedatura. I due ispettori operanti ne convenivano ma, al tempo stesso, chiarivano che non trattavasi di una loro iniziativa ma, appunto, di una richiesta ('più volte sollecitatà) della Questura di Reggio Calabria". "Inutile dire - prosegue Pollichieni - che ai due ispettori ho ribadito che l'obbligo di legge si esauriva nella pubblicazione in 'gerenza' dei dati relativi al direttore responsabile, all'editore ed allo stampatore. Altro non poteva essere richiesto se non in presenza di una motivata delega dell'Autorità Giudiziaria. Nel caso in specie, poi, la cosa era ancor più grave perché il Corriere della Calabria ha una unica redazione ed è ubicata in Lamezia Terme. La testata è autorizzata dal Tribunale di Lamezia Terme e l'Ordine dei giornalisti è depositato presso la Corte d'Appello di Catanzaro. Insomma nulla che richiamasse in alcun modo la competenza della Questura di Reggio Calabria". "Preferisco tenere per me - prosegue Pollichieni - ulteriori considerazioni sulle ragioni che possono aver mosso una iniziativa da parte della Questura di Reggio Calabria, che però seguito a ritenere scriteriata ed ad intendere come intimidatoria. Ritengo che la gravità di quanto qui succintamente esposto meriti un intervento anche della Fnsi e dell'Ordine perché certi comportamenti, ancor più se 'istituzionali', non possono essere sottovalutati o, peggio, ascritti a fatti personali. In merito debbo aggiungere che ho informato dell'accaduto il Procuratore generale di Catanzaro, dottor Santi Consolo il quale, dando prova di grande tempestività e sensibilità, ha convocato una riunione presso il suo ufficio per le ore 18 di domani. Auspico che anche Ordine e Federazione nazionale della stampa siano presenti a tale incontro. Intendo altresì chiedere la vostra tutela legale per ogni iniziativa che si deciderà di intraprendere a rispetto delle leggi che normano la materia". Alla missiva di Pollichieni ha fatto seguito una lettera del presidente dell'Ordine dei giornalisti, Soluri. "La lettera che mi hai fatto pervenire via mail - scrive Soluri - mi ha turbato, se possibile, ancor più della telefonata che preventivamente mi avevi fatto. L'iniziativa portata avanti dalla Questura di Reggio (seppur attraverso due ispettori del Commissariato di Lamezia Terme) ha, contemporaneamente, del grottesco e dell'inquietante. Sarebbe grottesca se fosse il frutto di una iniziativa personale, estemporanea, demenziale, di qualche funzionario che ignori le responsabilità di chi svolge un servizio importante per conto dello Stato; inquietante se invece derivasse dal tentativo di 'schedare', senza alcuna valida motivazione di legge, una intera redazione. Finirebbe col tradursi, in quest'ultimo caso, in una sorta di magari involontaria intimidazione nei confronti tuoi e di tutti i colleghi che al 'Corriere della Calabria' lavorano con professionalità, impegno e correttezza. Hai fatto bene ad investire subito del problema il Procuratore generale di Catanzaro, Santi Consolo. Peraltro la celerità con cui l'Alto Magistrato ha ritenuto di convocare, per domani pomeriggio alle 18, una riunione presso il suo ufficio, fa capire quanto l'iniziativa che tu segnali debba essere apparsa, anche al dott. Consolo, del tutto estemporanea e difficilmente decifrabile attraverso gli ordinari canoni interpretativi. Inutile dirti che il Consiglio dell'Ordine che ho l'onore di rappresentare segue con grande preoccupazione la vicenda che, come è a tutti evidente, può essere interpretata, anche al di là delle intenzioni, come un tentativo di 'censura preventiva'; ed è appena il caso di ricordare che in Italia è ancor oggi vigente una Costituzione la quale, al secondo comma dell'articolo 21, stabilisce che 'la stampa non puo' essere soggetta ad autorizzazioni o censuré. Domani alle ore 18, in qualità di Presidente dell'Ordine, cercherò di essere presente, nonostante un preesistente impegno, alla riunione convocata con grande sensibilità dal dott. Consolo perché ritengo che questa vicenda, dai contorni, ripeto, grotteschi o inquietanti, abbia necessità di essere immediatamente chiarita a tutela della libertà d'informazione da un lato e della trasparenza di ogni iniziativa che provenga da organi dello Stato dall'altro"

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