Mons. Bertolone "La Chiesa deve restare con i poveri" - Nuova Cosenza Quotidiano d'informazione della Calabria

Mons. Bertolone "La Chiesa deve restare con i poveri"

16 lug 11 "Oggi è un compito ineludibile della Chiesa restare con i poveri, trovando modi nuovi di vivere l'immutato Vangelo, proponendo non solo gesti di elemosina, ma stili di vita che contrastino la povertà dilagante, il profitto come metro di vita, l'egoismo e l'edonismo come ammiccanti soluzioni di vita". E' un passaggio dell'omelia del nuovo arcivescovo metropolita di Catanzaro - Squillace mons. Vincenzo Bertolone in occasione della festa del santo patrono della città, San Vitaliano. "Con il cuore tripudiante di gioia - ha proseguito il presule - presiedo per la prima volta l'Eucarestia in questo giorno così speciale per la città e per la nostra diocesi. Questa è una Celebrazione particolare, unica nell'anno, perché nell'Eucaristia della festa del santo patrono della nostra città, l'intera comunità ecclesiale e le autorità civili si ritrovano unite davanti all'altare del Signore, non per fare un convegno dove si dicono parole umane, bensì per confrontarsi con quanto Dio stesso desidera dire oggi a questa nostra città affinché continui il suo cammino di crescita, con attenzione particolare ai valori civili che riguardano la vita delle persone, ma anche valutando la qualità del nostro rapporto con Dio. Quindi deve essere un'occasione speciale per verificare la nostra fede in Cristo morto e risorto per la nostra salvezza e perché ciascuno di noi, santificato nel battesimo e nella cresima, si convinca che può e deve diventare santo, nonostante i suoi difetti e le sue debolezze, per realizzare tutto se stesso e dare senso pieno alla propria vita". "Il cristiano - ha proseguito il presule - non è chiamato a fare il 'bravo ragazzo', né tantomeno ad ostentare le sue opere o a salvare il mondo! Il mondo è già salvo. Ciò che io posso fare è vivere da 'salvato', essere 'pubblicita'' del Regno, rendere manifesta la salvezza con uno stile di vita sereno ed evangelico, che sa accettare la propria fragilità e le proprie incoerenze e che preferisce guardare a ciò che Dio fa per me piuttosto che lamentarmi continuamente di ciò che non riesco a fare per lui!. Il presule, nel rileggere la figura di san Vitaliano alla luce della Sacra Scrittura, si è soffermato sui tre uffici di "insegnare", "governare" e "santificare", affidato a colui che è chiamato a "pascere il gregge". Per Monsignor Bertolone "l'esempio di vita di san Vitaliano insegna, soprattutto ai sacerdoti, ad essere strumenti attraverso i quali Cristo stesso ama gli uomini: raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida. Ci invita all'incontro personale e costante con il Signore, favorendo in tal modo la conoscenza profonda di Lui, il conformare la propria volontà alla Sua. Se il 'dramma' del nostro secolo potrebbe essere quello di un cristianesimo senza Cristo, di una religione senza fede, di un culto senza celebrazione, l'arcivescovo Bertolone ha con forza ribadito che il discepolo del Signore, come è stato san Vitaliano, è chiamato a rendere presente, a testimoniare, a raccontare Cristo. Siamo chiamati a rendere testimonianza credibile al Vangelo attraverso le buone opere. E qui iniziano le difficoltà! San Vitaliano non ebbe timore e affrontò i pericoli per testimoniare appieno il suo agire in persona Christi". "Attenti a non cadere - ha ammonito il presule - nell'eresia del 'perfetto' cristiano: Dio ha bisogno di figli, non di giusti. Ecco, allora, che la figura di san Vitaliano ci viene in aiuto rivelandoci il modo concreto di essere luce e sale: con l'amore, la carità attiva e discreta che si volge verso il povero e il sofferente. Per un cristiano il gesto d'amore, lo spezzare il pane diventa gesto teologico, esplicitazione d'amore".