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    Processo strage Duisburg: 8 condanne all'ergastolo, anche a Strangio

     

     

    Processo strage Duisburg: 8 condanne all'ergastolo, anche a Strangio. Urla durante sentenza. Gratteri "sentenza punto fermo"

    12 lug 11 E' stato condannato all'ergastolo, Giovanni Strangio, ritenuto l'ideatore ed uno degli esecutori materiali della strage di Duisburg. La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte d'assise di Locri. Altri sette imputati sono stati condannati al carcere a vita per i delitti commessi durante la faida di San Luca che è poi culminata con la strage in Germania. Oltre a Giovanni Strangio sono stati condannati all'ergastolo Francesco Nirta, di 37 anni; Giovanni Luca Nirta (42); Giuseppe Nirta, detto 'Peppe u versu' (71); Francesco Pelle detto 'Ciccio Pakistan' (34); Sebastiano Romeo (34); Francesco Vottari detto 'Ciccio u Frunzu' (40) e Sebastiano Vottari, detto 'il Professore' (28). Inoltre sono stati condannati alla pena di 12 anni Antonio Pelle, di 23 anni; 9 anni ciascuno per Antonio Carabetta (59) e la figlia Sonia (29). Per i tre imputati il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a diciotto anni di reclusione. Sono stati assolti Sebastiano Strangio, di 36 anni, per il quale il pm aveva chiesto la condanna all'ergastolo; Luca Liotino, di 39 anni (il pm aveva chiesto 15 anni); Antonio Rechichi, di 25 anni. La strage di Duisburg, compiuta nel giorno di ferragosto del 2007, ha rappresentato il momento culminante della faida di San Luca che per anni ha visto contrapposta la cosca dei Pelle-Vottari con quella dei Nirta-Strangio. Le sei vittime della strage di Ferragosto, portata a termine davanti il ristorante ''da Bruno", furono Sebastiano Strangio, di 39 anni, titolare del locale; i fratelli Francesco e Mario Pergola, di 20 e 22 anni, che lavoravano nel ristorante; Marco Marmo, di 25; Tommaso Venturi, di 18, e Francesco Giorgi, di 17 anni. Le vittime della strage, escluso i fratelli Pergola, erano ritenuti dagli investigatori appartenenti o vicini alla cosca Pelle-Vottari.

    Urla e lacrime durante lettura sentenza. Panico e lacrime tra i familiari degli imputati nel processo di Locri per la faida di San Luca e per la strage di Duisburg. Al momento della lettura della sentenza, quando il presidente della Corte d'assise di Locri, Bruno Muscono, ha condannato il primo imputato all'ergastolo, sono iniziati i primi trambusti e le scene di panico. La moglie di Giuseppe Nirta e madre di altri due imputati, tutti condannati all'ergastolo, ha iniziato a gridare frasi incomprensibili ed a dimenarsi sbattendo i pugni su un tavolo. "L'ergastolo, l'ergastolo....a loro no l'ergastolo", ha continuato a gridare. La donna è stata poi allontanata dall'aula dai carabinieri ed accompagnata in una stanza adiacente. Anche nella stanza la donna ha continuato ad urlare frasi in dialetto ed a piangere. Poi, improvvisamente, ha smesso di dimenarsi ed ha iniziato a recitare una cantilena con una serie di preghiere e litanie. Anche gli altri familiari degli imputati hanno avuto momenti di commozione e rabbia ma in modo composto e senza creare problemi di ordine pubblico.

    Madre fratelli uccisi: "Giustizia è fatta". E' quanto ha detto Maria Carlino, madre dei fratelli Francesco e Mario Pergola, uccisi il giorno di ferragosto del 2007 la nella strage di Duisburg, circa la sentenza emessa dai giudici della corte d'assise di Locri. "Uccidendo i miei due figli - ha aggiunto - mi hanno tolto tutto. Per me e mio marito i nostri figli erano tutto. Ci hanno distrutto la vita privandoci degli affetti più cari che avevamo. Ancora una volta voglio ribadire che i miei figli erano in Germania per lavorare e sono stati uccisi perché si sono trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Li hanno ammazzati per non lasciare testimoni". "Quanto è successo in Germania - ha concluso Carlino - non doveva accadere. Le autorità tedesche sapevano bene di avere nella pancia la 'ndrangheta e non dovevano certo aspettare la morte di sei persone per intervenire''.

    Gratteri: Sentenza punto fermo. ''Con la sentenza emessa oggi dalla Corte d'assise di Locri è stato messo un punto fermo sulla faida di San Luca". Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, presente oggi nell'aula della Corte d'assise di Locri al momento della lettura della sentenza per la strage di Duisburg e la faida di San Luca. Gratteri, che aveva concluso la requisitoria con le richieste di condanna, ha coordinato le indagini delle forze dell'ordine che hanno portato ad individuare gli autori ed i mandanti degli omicidi della faida di San Luca, culminata con la strage di Germania commessa il giorno di ferragosto del 2007. "Sono state accolte le nostre motivazioni - ha aggiunto - le prove e gli elementi che abbiamo raccolto hanno retto durante la fase dibattimentale. Non è stato un processo semplice ma siamo riusciti a fare piena luce su quanto è accaduto. Con la nostra indagine si è acclarato che la 'ndrangheta e' presente in modo forte in Europa ed anche nel resto del mondo. Le cosche sono capaci di gestire potere, anche quello economico. Ma tutto questo, per noi, non era una novità". "Con questa sentenza - ha concluso Gratteri - si prende atto che la 'ndrangheta e' ormai uscita dal perimetro dei confini calabresi ed italiani e si è radicata con forza anche all'estero".

    Pignatone "Importante aver fatto luce". ''Esprimo profonda soddisfazione per la sentenza della Corte d'assise di Locri, che ha condannato i responsabili di gravi delitti tra cui la strage di Duisburg, accogliendo in pieno la ricostruzione e le richieste della Procura, frutto di un eccezionale lavoro d'indagine della polizia di stato e dell'arma dei carabinieri". Lo afferma, in una dichiarazione, il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone. "E' stata altresì decisiva - aggiunge - la collaborazione con le autorità tedesche e con quelle olandesi anche per la cattura proprio in Olanda di Giovanni Strangio". "Penso che sia molto importante - conclude il Procuratore di Reggio Calabria - avere fatto luce su uno dei delitti più efferati degli ultimi anni che aveva peraltro dimostrato la gravità della presenza delle cosche di 'ndrangheta fuori dai confini italiani''.

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