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    Operazione in tutta Italia contro immigrazione clandestina

     

     

    Operazione in tutta Italia contro immigrazione clandestina. Arresti anche in Calabria

    06 lug 11 La Polizia sta eseguendo decine di arresti in tutta Italia nei confronti di appartenenti ad un'organizzazione criminale che ha fatto arrivare clandestinamente in Italia migliaia di migranti per poi trasferirli in altri paesi europei. Le indagini, avviate a maggio del 2010, sono state condotte dal Servizio centrale operativo (Sco) e dalle squadre mobili di Lecce, Bologna e Ravenna, sotto il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e dalle procure di Bologna e Lecce. La maggior parte degli arrestati sono trafficanti di uomini di origine afghana, pachistana e indiana nei cui confronti è stato ipotizzato il reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli arresti sono stati eseguiti in Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Abruzzo, Lazio e Calabria e sono il frutto di una serie di indagini scaturite in seguito al consistente aumento dei flussi migratori registrati a maggio dell'anno scorso. Inchieste aperte da diverse procure che hanno lavorato in sinergia per individuare i responsabili dell'organizzazione. I particolari dell'operazione saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 nella sede della Dna, a Roma, con il procuratore nazionale Piero Grasso, i procuratori di Bologna e Lecce Roberto Alfonso e Cataldo Motta e gli investigatori della Polizia.

    Undici gli arresti. Sono 11 gli arresti eseguiti all' alba nel capoluogo emiliano e riguardano dieci afgani e un iraniano, ritenuto il leader della 'cellula' bolognese, tutti in regola con le norme di soggiorno e molto giovani, fra i 20 e i 27 anni. Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata all'immigrazione clandestina, e nello stesso filone ci sono stati altri sei arresti tra Roma, Milano, Ascoli Piceno e Teramo. Secondo la polizia, il gruppo di Bologna avrebbe dato un fondamentale appoggio logistico ai clandestini, in gran parte afgani, pakistani e indiani, che in città si trattenevano solo pochi giorni: li ospitavano, procuravano documenti falsi e organizzavano per loro il viaggio successivo, spesso in treno, verso la destinazione finale (Francia, Germania, Olanda o Scandinavia). Per questo 'servizio' si sarebbero fatti pagare 500 euro da ogni straniero. Pochi spiccioli rispetto al prezzo dal viaggio dal loro paese, che in media costava fra i 5.000 e i 15.000 euro, denaro che finiva nelle mani degli scafisti e dei referenti dell'organizzazione che si trovano in Medio Oriente, ma anche in Grecia e in Turchia. Le modalità per arrivare in Europa erano due: con i classici 'barconi' o imbarcazioni a vela di medie dimensioni (solitamente dal Nord Africa alla Sicilia o alla Puglia), oppure su traghetti di linea diretti in Italia (Bari, Ancona, Ravenna) dopo tappe in Turchia e in Grecia. L'indagine è infatti partita dalla scoperta, nel maggio 2010, di 65 clandestini afgani, tra i quali quattro bambini, sulla motonave 'Ropax 1' (che ha dato il nome all'operazione), proveniente da Corinto e intercettata a Porto Corsini, nel Ravennate. A bordo del traghetto, battente bandiera inglese e in servizio per l'Adriatica Lines, insieme a turisti e camion merci c'erano i clandestini, stipati in un box attrezzato con un bagno chimico e ricavato all'interno di un tir che trasportava arance. La squadra Mobile di Ravenna aveva poi ricostruito che, nei primi mesi del 2010, c'erano stati molti altri viaggi simili: lo stesso rimorchio era stato caricato sulla 'Ropax' almeno altre cinque volte, con carichi di merce molto inferiori alla sua effettiva capacità, segno che la differenza di peso era appannaggio delle persone da trasportare clandestinamente.

    Un arresto nell'ascolano. E' stato arrestato dalla polizia a Grottammare (Ascoli Piceno) uno dei passeurs dell'organizzazione accusata di tratta di esseri umani, sgominata oggi con 16 arresti in varie regioni italiane. L'organizzazione, i cui vertici erano di origine turco-greca, favoriva l'ingresso di afghani, pachistani e iracheni attraverso un gruppo di intermediari, fra cui Seyed Hossiny, detto Yahya, un afgano di 21 anni residente a Grottammare. Il gruppo gestiva il traffico di migranti dalle rotte asiatiche verso il nord Europa, intascando ingenti somme di denaro. Il 24 dicembre 2010 Hossiny era stato individuato a Bologna, mentre accompagnava in treno un afgano poi prelevato da un altro membro della banda, che lo avrebbe fatto arrivare in Belgio. In un'altra occasione, ad Ascoli Piceno, aveva cercato al telefono un passeur che potesse scortare un migrante minorenne.

    Migranti sempre in pericolo di vita. I migranti che l'organizzazione sgominata dalla polizia faceva arrivare clandestinamente in Italia, erano "in costante pericolo di vita" per le modalità con cui avvenivano i viaggi, sia quelli verso l'Italia che quelli dal nostro paese verso gli altri paesi europei. E' quanto hanno accertato gli investigatori del Servizio centrale operativo e delle squadre mobili di Lecce, Bologna e Ravenna nel corso dell'indagine che ha portato agli arresti di oggi. L'inchiesta ha consentito di ricostruire l'organigramma dell'organizzazione: un vertice operativo in Grecia e in Turchia e diverse cellule presenti nel nostro paese, a Roma, Milano, Cremona, Bologna, Bergamo, Brescia, Teramo, Ascoli e Bari. I trafficanti di uomini facevano arrivare clandestinamente i migranti (soprattutto pachistani, iracheni e afghani) in Italia utilizzando per i viaggi sia piccole imbarcazioni - che puntavano sulle coste pugliesi - sia le navi di linea dirette ai porti sull'Adriatico. Una volta arrivati in Italia, i clandestini venivano trasferiti in Germania, Svizzera, Danimarca, Austria, Francia e Belgio.

    Bologna snodo verso il nord. Bologna era lo snodo principale per gli immigrati diretti verso il Nord Europa che l'organizzazione sgominata dalla polizia faceva arrivare clandestinamente in Italia. Lo rilevano le squadre Mobili di Bologna e Ravenna, che la scorsa notte hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare in carcere e quattro fermi, nell'ambito dell' 'Operazione Ropax', nei confronti di altrettanti afgani per associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità del reato e finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I provvedimenti sono stati eseguiti a Bologna, Ascoli Piceno, Milano, Roma e Teramo. Il personale delle squadre Mobili di Bologna e Ravenna, in collaborazione con i colleghi di Lecce, ha inoltre eseguito 18 ordinanze di custodia cautelare emesse nell'ambito di un procedimento penale connesso a carico di altri stranieri, dediti in Italia e all'estero allo 'smuggling', il trasporto clandestino di persone. La complessa attività investigativa, durata più di un anno, ha permesso di scoprire come i migranti - attraverso referenti in Turchia, Libia ed Egitto - raggiungevano le coste italiane con imbarcazioni di medie dimensioni con cui sbarcavano in Puglia, Sicilia e Calabria, oppure con una tappa forzata in Grecia, dove venivano imbarcati su traghetti di linea diretti in Italia (ai porti di Ravenna, Ancona o Bari, anche all'interno di trailer). Una volta sbarcati, trovavano una capillare rete di connazionali che si adoperava per ospitarli in abitazioni e consentire l'organizzazione del viaggio in piccoli gruppi. Il trasporto attraverso l'Italia fino al confine tedesco o francese avveniva con auto e pullmini noleggiati, oppure tramite Tir e treni. Per questo, sottolinea la polizia, Bologna diventava lo snodo principale per chi era diretto verso il Nord Europa.

    Questore Lecce: Traffici rilevanti. "L'operazione odierna ha messo in luce un traffico rilevante di clandestini. In un anno circa di indagini, nel Salento abbiamo intercettato un flusso di oltre 5.000 immigrati, svolgendo una forte attività di prevenzione". Lo ha dichiarato all'ANSA il questore di Lecce, Vincenzo Carella, commentando l'operazione della Squadra mobile di Lecce, insieme a quelle di Bologna, Ravenna, Milano, Roma, Bari, Brescia, Bergamo e Cremona, che ha portato all'arresto di 18 persone ritenute appartenenti ad una organizzazione finalizzata al traffico di immigrati clandestini. "Va dato atto - ha aggiunto Carella - del grande lavoro in sinergia svolto dalla Procura di Lecce, dal procuratore Cataldo Motta al sostituto procuratore Guglielmo Cataldi, e dalla Squadra mobile di Lecce, coordinata dal Servizio centrale operativo di Roma".

    Viaggi pagati con money transfert: Gli immigrati che si affidavano all'organizzazione per raggiungere le coste italiane sborsavano dai mille ai duemila euro a persona e il pagamento avveniva attraverso gli uffici di 'money transfer', i cosiddetti 'Sarafi'. E' uno dei particolari emersi dalle indagini condotte dalla Squadra mobile di Lecce che hanno portato oggi a 18 arresti in varie parti d'Italia su ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Lecce Nicola Lariccia, richiesta dal pm della Procura distrettuale antimafia del capoluogo salentino Guglielmo Cataldi. In sostanza, gli uffici di 'money transfer' dei vari Paesi del Medio Oriente da cui provenivano gli immigrati ricevevano il denaro fornendo un codice. Il versamento dei soldi all'organizzazione avveniva solo a sbarco effettuato, comunicando al componente dell'organizzazione che operava in Italia il numero di codice del versamento. L'indagine della Squadra mobile di Lecce è stata avviata dopo lo sbarco, il 30 agosto 2010 in località Porto Selvaggio, di una trentina di immigrati provenienti dal Medio Oriente (soprattutto afghani, pakistani e indiani). I migranti arrivarono sulla costa salentina a bordo di un motoveliero battente bandiera statunitense e la polizia arrestò tre scafisti georgiani. Dalle indagini è emerso che i trafficanti radunavano gli immigrati in Turchia, per poi spostarsi in Grecia e quindi, utilizzando barche, velieri o gommoni, trasferivano gli extracomunitari in Italia, facendoli sbarcare sulle coste di Lecce o di Crotone, in Calabria. Gli immigrati venivano successivamente trasferiti a Cremona, Madignano (Cremona) e Covo (Bergamo), dove occupavano alcuni immobili in attesa di venire trasportati in Paesi del Nord Europa (Germania, Danimarca, Svizzera, Svezia, Inghilterra). Nel corso delle indagini sono stati arrestati alcuni conducenti dei mezzi utilizzati per il trasferimento degli immigrati verso il nord Europa, bloccati dalla polizia italiana, francese, tedesca e austriaca.

    Accoltellato e buttato in mare. Uno scafista turco è stato accoltellato da tre 'colleghi' georgiani durante un trasporto di clandestini e poi buttato in mare nell'Egeo: gli investigatori bolognesi che indagavano sulla tratta di essere umani hanno sentito nei giorni seguenti in una intercettazione quello che era accaduto e avevano dato per morto il turco. In realtà l'uomo dopo essere rimasto una paio di giorni in mare era stato tratto in salvo da un traghetto. E' uno degli episodi dell'Operazione 'Ropax' coordinata per il filone bolognese dal Pm Stefano Orsi che ha portato a 13 ordinanze di custodia a carico di afgani e iraniani. I quattro scafisti, nell'agosto scorso, stavano portando su un veliero i clandestini. Tra di loro si è scatenata una lite conclusa con il pestaggio e l'accoltellamento del turco. Che poi ha dimostrato una grande vitalità per rimanere un paio di giorni nelle acque dell'Egeo. Ma una volta portato sule coste greche oltre alle cure per lui c'é stato l'arresto.

    L'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, in una dichiarzione ha espresso "plauso alla Polizia, al Servizio centrale operativo di Roma e alla Direzione nazionale Antimafia, assieme alle squadre mobili e alle procure interessate, per la vasta e complessa operazione, che ha coinvolto l'intero territorio nazionale, ai danni di un'organizzazione criminale dedita al traffico di esseri umani". "L'operazione - ha aggiunto il responsabile della comunità Paolo Ramonda - conferma come il fenomeno della tratta di uomini e donne provenienti dalle Nazioni più povere del mondo sia molto diffuso ed in continua espansione, godendo di ampie risorse finanziare, logistiche ed umane. E' un sistema che permette lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù di tante persone, approfittandosi dello stato di bisogno in cui versano. I migranti che spingono alle nostre frontiere non possono essere considerati solo come potenziali attentatori alla sicurezza e all'ordine pubblico, ma individui cui è giusto venga garantito il rispetto dei più elementari diritti umani, con un surplus di solidarietà e di accoglienza, a causa delle loro drammatiche condizioni".

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