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    Lungo il Tirreno un mare di cacca

     

    Scoglio della Regina a Guardia Piemontese, oggi 2 luglio 2011

     

    Lungo il Tirreno un mare di cacca

    02 lug 11 Quello che vedete nella foto era una volta il simbolo delle vacanze dei cosentini: lo scoglio della "Regina" a Guardia Piemontese sulla costa dell'alto Tirreno calabrese. Qui un tempo la sabbia lambiva lo scoglio e gli intrepidi giovanotti degli anni sessanta si tuffavano da sopra l'enorme piattaforma naturale per mostrare la loro "virilità". Qualcuno oggi direbbe "machismo". Ma per conquistare il sorriso di una dolce donzella ne valeva la pena. Oggi invece il posto, come si vede nella foto, tra erosione costiera e depuratori fuori uso, affoga nella cacca. Letteralmente. E siamo agli inizi della stagione balneare. La foto l'ha spedita l'ex assessore all'ambiente del Comune di Cosenza, oggi membro del Coordinamento Provinciale dei Verdi, ma sentite la sua disavventura:

    Un paio di giorni fa leggo da qualche parte un comunicato Arpacal sulla condizione del nostro mare. La notizia mi rallegra perchè parla delle condizioni di salute del nostro mare che secondo le ricerche dell'Agenzia regionale è perfettamente balneabile al 90%. Un ritorno all'antico, agli anni 50-60 quando fare i bagni nelle acque dei fiumi e del mare non era ancora un problema. Oggi, sabato 2 luglio, provo da turista pendolare a raggiungere la spiaggia più vicina alla città, Paola. Non è una giornata molto calda anche se il cielo è sgombro di nubi. Il mare è leggermente mosso. Sulla spiaggia ci sono pochissimi ombrelloni, in alcune zone più a nord è praticamente deserta. Come mai questa solitudine? Non ci metto molto a scoprirlo. A pelo d'acqua e a pochi metri dal bagnasciuga galleggia per una decina di metri e in entrambe le direzioni un rivoltante luridume. Decido di cercare approdi più puliti. Percorro la litoranea verso nord fermandomi un paio di volte fino alla spiaggia dello scoglio della Regina, ma la situazione non cambia. La striscia giallastra si restringe di poco in alcuni punti, ma la sua presenza è costante per tutti i 12-13 km di litorale. Pochi anche i bagnanti. Naturalmente decido di tornarmene a casa. Primo giorno di mare, un fallimento. Un contrasto sgradevole rispetto ai comunicati ufficiali dell'Arpacal, che spero abbia avuto notizie della situazione drammatica di oggi. La stagione turistica è ufficialmente aperta da 15 giorni e i problemi del mare sporco ed inquinato si ripresentano con la stessa gravità degli anni scorsi. Per ora le lamentele si limitano ad un paio di articoli sul giornale (“i soliti rompiballe”), qualche servizio sui network, flebili borbottii dei turisti della domenica (che arrivano sulla spiaggia dopo ore di incolonnamento automobilistico). In un'alternanza quasi quotidiana tra mare pulito e mare sporco già dai primi di giugno (visivamente sporco, inquinato forse no, al momento non ho visto nessun tratto di litorale chiuso alla balneazione), ti aspetteresti che divampi una polemica senza fine e invece... Invece, non succede nulla, tutto si risistema nelle consuetudini, nel già visto, nel detto, nel già sentito, in comunicati ufficiali che smentiscono quello che tutti vedono. La realtà è che gli articoli, i servizi televisivi e i brontolii non possono risolvere la condizione attuale, che porta il decantato mare della Calabria ad esporsi sempre più spesso a critiche. Un turista pendolare racconta: “...Domenica scorsa dopo aver votato, vado a fare il bagno nel tirreno, ci arrivo dopo due ore, un traffico della miseria e trovo una schiuma gialla a pelo d'acqua...insomma c'era una tale quantità di sporcizia galleggiante che mi è stato impossibile entrare in acqua...” Questa situazione che dura da tantissimi anni non dovrebbe avere per i turisti, gli albergatori, i bagnini, gli operatori turistici, i sindaci dei comuni rivieraschi e molti altri ancora, l'effetto che provoca l'acqua di mare su una ferita aperta? Fra qualche giorno qualcuno ci spiegherà che la colpa è dei depuratori che sono fermi, che non funzionano, oppure che non ci sono, delle correnti, degli scarichi abusivi o di cos'altro. Ma cosa importa. Se oltre alla crisi si ci mette anche il mare sporco, invece della stagione della ripresa, avremo quella del cedimento. A qualche politico non piace leggere queste cose. Fanno capire che il non parlarne eviterebbe il diffondersi dell'allarmismo e risponderebbe a esigenze di convenienza e di “amor di patria” nei confronti del turismo. Un avvertimento poco saggio: i panni sporchi si lavano in casa. Ma il mare sporco, per un comprensorio che vive anche di turismo balneare, è un pericolo che richiede interventi e non inviti al cosiddetto “spirito di corpo” . Non voglio dilungarmi, non è il caso. Ho segnalato quello che ho visto e spero che qualcuno si adoperi per risolverlo. Non vorremmo che l'unica identità unificante sia il degrado, la doglianza, il silenzio alternato a una compiaciuta magniloquenza... Esultiamo per la vittoria elettorale di questo o di quello, le amministrazioni cambiano, i problemi restano. (Ortensio Longo Coordinamento Provinciale Verdi)

     

     

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